domenica 28 febbraio 2010

seta

Morire di nostalgia per qualcosa che non avrai mai...

Di Baricco non avevo mai letto nulla. E non sapevo nemmeno cosa aspettarmi: pare che ci sia chi lo osanni come scrittore, e chi lo ritenga decisamente sopravvalutato.
"Seta" mi è capitato fra le mani casualmente, volumetto disponibile sullo scaffale dedicato al book-crossing nel bar/caffetteria dove vado spesso a mangiare. E così l'ho cominciato.

1861. Un'epidemia inarrestabile che in Europa uccide le uova dei bachi da seta riducendo in rovina una delle industrie più fiorenti dell'epoca; il fascino del viaggio in paesi lontani; Hervé Joncour - commerciante francese che ogni anno si reca via terra in Giappone per acquistare quelle uova preziose; l'incontro con una donna misteriosa (l'amante dell'uomo che gli vende le uova); una moglie bellissima e lontana; una storia d'amore scandita dal lento ritmo del tempo e dei viaggi annuali; l'esperienza del tradimento e di come sia possibile amare contemporaneamente due persone diverse; avventure, sentimenti, passioni; episodi che si susseguono l'uno dopo l'altro.

Libriccino breve e veloce da leggere. Una storia lieve e raccontata con piccoli tocchi. "Tutte le storie hanno una loro musica. Questa ha una musica bianca. E' importante dirlo perché la musica bianca è una musica strana, a volte ti sconcerta: si suona piano, si balla adagio" scrive Baricco nel risvolto di copertina. Non mi era chiaro che cosa intendesse, ma a lettura in corso l'ho compreso. Si riferiva al tono del libro, della narrazione: senza enfasi, delicata - come la seta - e quasi silenziosa. E però il penultimo capitoletto ti dà un brivido, una scossa...
In definitiva l'ho trovato gradevole, pur essendo una storia talmente impalpabile che non so dire quanto mi resterà impressa e quanto invece evaporerà, a breve.

Ho recuperato il film che è stato tratto da "Seta", diretto da François Girard nel 2007, con Michael Pitt e Keira Knightley. L'ho trovato piuttosto fedele al libro, con soltanto qualche leggerissimo e ininfluente scostamento. Nel film si adotta l'espediente della voce narrante di Hervé, che racconta la sua vicenda al giovane giardiniere Ludovique, mentre il libro è narrato in terza persona, e lo stesso Hervé appare come una figura remota. Diversamente rispetto al libro, nel film non c'è la voliera con gli uccelli, che simboleggia la fedeltà della concubina di Hara Kei; la concubina stessa sembra giapponese in tutto e per tutto, e non ha gli occhi dal taglio non orientale che vengono accennati nel libro.
Il ritmo del film in alcuni punti è un po' lento, e penso che possa risultare un pochino monotono per chi non conosca il romanzo. Avendo però letto il libro, io ho apprezzato anche il film. La fotografia è molto bella: il paesino provenzale abbarbicato su una collina, le strade e le botteghe molto "francesi", il giardino dei gigli e gli scenari innevati giapponesi.

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