martedì 27 aprile 2010

pedalando...

Bene, il governo sta pensando di inserire nel Codice della Strada anche l'obbligo del casco per tutti coloro che vanno in bici, minorenni e adulti compresi. Me lo sentivo, era da un po' che immaginavo che si sarebbero inventati anche 'sta cosa. Tra un po' - come direbbero i vecchietti che tendono a lamentarsi sempre di tutto XD - inseriranno anche la tassa sull'aria che respiriamo (purtroppo quella sull'acqua ormai non è più fantascienza, ahimé la vediamo far capolino dietro l'angolo...)

Mi domando come ho fatto a sopravvivere sino ad oggi, andando in bicicletta abbastanza di frequente quand'ero piccola - come tutti i bambini che hanno avuto la fortuna di giocare in un cortile a loro disposizione - e un po' meno adesso in età adulta (ma qualche volta nella bella stagione qualche girettino lo faccio).
Ebbene, tutte le pedalate che ho fatto in vita mia le ho fatte senza casco né armatura di protezione! Una volta mi sono anche lanciata giù per la ripida discesa dietro al castello nel parco della Mandria! E sono ancora qui! La cosa peggiore che mi sia mai potuta succedere è stata di sbucciarmi un ginocchio...

Il casco di protezione esiste, e se qualcuno lo vuole portare è liberissimo di farlo, ma non mi piace assolutamente che una legge me ne imponga l'obbligo, a me persona adulta e consapevole. Odio l'atteggiamento paternalistico dello stato che mi impone un utilizzo forzato di un certo dispositivo. Lo vivo come una limitazione della mia libertà (sotto sotto c'ho una vena un pochino anarchica... lo so...)

Non credo che andare in bici normalmente esponga a rischi peggiori che andare in motocicletta o sciare: ma ci rendiamo conto che si parla di velocità completamente diverse? Al massimo, potrei accettare, sforzandomi, soltanto l'obbligo del casco in bicicletta mentre si sta viaggiando su una strada trafficata da autovetture, condividendo la stessa corsia. Nel caso di vialetti nei parchi, zone ciclo-pedonali o altre aree prive di veicoli più pericolosi, 'sta cosa del casco non sta nè in cielo nè in terra!

lunedì 26 aprile 2010

sexy swedish vampire

'va che stasera sono in vena di condividisione... XD



venerdì 23 aprile 2010

il cacciatore di ex

Un film con Gerard Butler si fa sempre guardare. E anche se questa è una pellicola che non rimarrà negli annali della cinematografia, si tratta di un'ora e 46 minuti carini e divertenti. Sulla stampa ne avevo letto critiche abbastanza impietose, e quindi avevo qualche dubbio iniziale, ma tutto sommato si tratta di un film "decente", anche con alcuni momenti esilaranti.
Meno glamour e patinato rispetto al precedente "La dura verità", sia come ambientazione che come caratterizzazione dei personaggi.
Il nostro Gerry porta per il 90% della durata lo stesso camiciotto quadrettato a maniche corte, che fa tanto American boy, ma per alcune scene ce lo possiamo godere sgocciolante dopo la doccia, avvolto soltanto in un asciugamano bianco. Già questo vale la visione.
La storia è presto detta. Milo Boyd (Gerard Butler), ex poliziotto divenuto cacciatore di taglie, viene incaricato di catturare la sua ex moglie Nicole Hurley (Jennifer Aniston), che non si è presentata a un'udienza, per portarla in carcere. Milo non sa che Nicole, che fa la giornalista, sta indagando su un caso di omicidio in cui è coinvolta la stessa polizia, interessata all'arresto della donna con l'unico intento di metterla a tacere. Una volta accertato che la vita di Nicole è in pericolo, i due si troveranno a dover scappare da una serie di killer, da esattori di debiti di gioco, e da gestori di bed&breakfast specializzati in lune di miele XD

ricordi...


(link al video su YouTube - tolto embed per evitare rogne con la Cookie Law)

giovedì 22 aprile 2010

visita alla sindone

Quest'oggi mi sono recata a vedere la Sindone. C'è gente che per questa cosa viene dall'altra parte del mondo, per cui io che sono qui a due passi ho pensato di fare anch'io una visitina (nonostante avessi già visto il Sacro Lino in passato).
Avevo prenotato per l'una e già sapevo che avrei dovuto bellamente dire addio alla mia pausa pranzo. Nonostante questo però mi è venuto lo stesso un coccolone quando ho visto la lunghezza della fila che avrei dovuto affrontare: ho seriamente pensato che avrei sforato le due ore di pausa di cui disponevo (cosa che poi per fortuna ho evitato :-)
Succede infatti che i geni organizzatori di questa Ostensione si sono studiati un lunghissimo "percorso" di avvicinamento al Duomo, il quale passa in luoghi normalmente chiusi al pubblico: hanno costruito una sorta di lunga strada pavimentata col parquet e coperta da tanti gazebo. In 2-3 punti ci sono i volontari con la casacchina violetta (generalmente pensionati, ma anche qualche straniero) che controllano sommariamente la ricevuta della prenotazione (e qui ho visto gente che aveva delle belle stampe a colori nella cartellina di plastica... io invece ce l'avevo stampata su carta da riciclo e l'avevo in tasca, ripiegata tipo lista della spesa). Ad ogni modo la parte iniziale della fila è risultata abbastanza "scalabile", in quanto composta da scolaresche urlanti (ma - dico io - chi è che decide di portare ciurme di bambini delle elementari a vedere la Sindone così? ma portateli a vedere un parco, no??) e comitive pronte a fotografare ogni albero e filo d'erba... non è stato particolarmente problematico raggiungere la fila vera e propria che avanzava piano, ma in modo regolare.
Devo dire che in questo percorso di avvicinamento mi aspettavo qualche pannello che illustrasse la storia e le traversie della Sindone, gli studi scientifici che sono stati fatti, qualcosa in più... invece non c'è stato nulla, se non un unico e breve filmato di un paio di minuti, una sorta di guida alla lettura dell'immagine presente sul Sacro Lino. Per il resto nulla. Per quanto mi riguarda - essendo torinese - si tratta di informazioni che già conoscevo, ma magari non è detto che un turista che arriva da chissà dove sia così edotto su tutto il background che gira intorno alla Sindone...
Si entra finalmente in Duomo, dopo un'ora buona di coda, dove le zelanti guide con la casacchina viola ti indirizzano su uno dei 3 livelli di passerelle, e zacchete, ecco che ti trovi davanti alla Sindone esposta, attorniato dagli altri visitatori che continuano a scattare foto con le loro macchinette e i loro display illuminati, e dai tizi violetti che sbraitano 'signori venite avanti, distribuitevi meglio'. Tu sei lì davanti che cominci appena a indagare con gli occhi la sagoma del volto e del corpo di quell'Uomo, che può essere o meno il Figlio di Dio ma è stato sicuramente un uomo che ha sofferto, e sicuramente un uomo non comune... e a pensare che quello è proprio il lenzuolo vero, non la foto che hai visto tantissime volte... quando i violetti ti smuovono e ti dicono di andartene, lasciare spazio e avviarti verso l'uscita della chiesa.
Ecco, a mio avviso non vale davvero la pena di prenotare la visita ed affrontare una coda di oltre un'ora (e nei giorni festivi è sicuramente peggio) per trovarsi sballonzolati così, alla fine. Anche chi non si è prenotato ha la possibilità di entrare liberamente nella navata centrale del Duomo durante l'apertura, di sedersi nei banchi e di andare abbastanza avanti, sin dove ci sono le transenne, di vedere la Sindone solo un pochino più da distante (ma si vede abbastanza bene lo stesso) e di stare lì a pregare, o semplicemente a riflettere, tutto il tempo che vuole.
Ecco. Io sono uscita dal Duomo seguendo il percorso obbligato, poi sono rientrata e mi sono seduta un pochino più a lungo. Potevo evitarmi il tour de force del percorso e fare così già da subito. Magari ci ritornerò ancora uno dei prossimi giorni, in modo così informale, e con molta più calma di oggi.

domenica 18 aprile 2010

paesaggio scozzese


Solo nelle cartoline, però... Dal vivo non ho mai avuto la fortuna di vedere simili panorami XD (cioè, i castelli e i laghi sì, ma simili highlander purtroppo non li ho mai incrociati, in nessuna delle mie due volte in Scozia)

sabato 17 aprile 2010

pistols for two

Pistols for two è una collezione di 11 short stories scritte da Georgette Heyer, una delle autrici di romanzi storici più famose e amate nel mondo, pubblicata nel 1960. Questioni d’onore, libertini e furfanti, affari di cuore che coinvolgono ereditiere, giovani fanciulle e scapoli d’oro; sentimento, intrighi, fughe e duelli all’alba: tutta la galanteria, le malvagità e l’eleganza di un’epoca – quella della Reggenza inglese - che la Heyer ha saputo far propria in maniera magistrale.

Pistols for two – due amici alle prese con un duello a causa di una ragazza, che finirà per preferire loro una terza persona.
A clandestine affair – la zia trentenne, chaperon e tutrice della giovane nipote, si preoccupa del possibile coinvolgimento romantico della nipote con un giovane ufficiale squattrinato. Sino a quando finisce per confrontarsi con Lord Iver, cugino del ragazzo in questione, con cui lei stessa era stata fidanzata in gioventù
Bath miss – un giovane dandy si trova a dover accompagnare a casa una diciannovenne appena uscita dal suo collegio. La prima apparenza sarà quanto mai ingannevole, e un vezzoso cappellino sarà foriero di numerosi cambiamenti...
Pink domino –nel tentativo di impedire alla sorella di cacciarsi nei guai a un ballo, Mr. Wrexham finisce per reincontrare, scambiandola per lei, la ragazza che aveva incontrato in un incidente qualche tempo prima
A husband for Fanny – la ancor giovane vedova Mrs Wingham ha investito ogni suo sforzo per trovare un marito adeguato alla sua bella figliola Fanny. Così non le par vero che Lord Harleston, dopo averle conosciute, visiti spesso la loro casa. Salvo scoprire – dopo essersi rassegnata al fatto che Fanny sia invece innamorata di un giovane ufficiale - che non è la figlia il vero oggetto dell’interesse del marchese...
To have the honour – un giovane soldato torna dalle guerre napoleoniche e scopre che le sue proprietà sono immerse nei debiti sino al collo, e che la sua famiglia lo spinge a sposare una sua amica d’infanzia, che adesso è divenuta un’ereditiera.
Night at the inn – tre personaggi si fermano per passare la notte in una locanda: una ragazza, un giovane chiacchierone, e uno strano tipo taciturno. La nottata non sarà per niente tranquilla... Un raccontino con toni cupi alla Sweeney Todd, decisamente inconsueti nelle narrazioni della Heyer.
The duel – per evitare che il fratello finisca male in un duello, la giovane Dorothea Saltwood decide di andare, nottetempo, a perorare la propria causa dall’altro partecipante, abile tiratore, per convincerlo a non ferire il fratello. Finisce però in una casa di cui non conosce il proprietario...
Hazard – un giovane marchese vince, giocando a carte, la sorellastra di uno dei suoi compagni di sbronze.
Snowdrift – una fenomenale tempesta di neve nei dintorni di Bath mette a dura prova il tentativo di Miss Sophia Trent di arrivare dal nonno prima dell’odiato cugino, per ottenere priorità sulla futura eredità. Riceverà un aiuto inaspettato da parte di un gentiluomo.
Full moon – Recatosi a far visita a un amico di famiglia, Lord Stavely si ritrova invischiato nei progetti matrimoniali di quest’ultimo, a proposito della figlia.h


Edit: dicembre 2016
Nell'autunno 2016 "Pistols for two" (originariamente pubblicato nel 1960) esce con un nuovo titolo "Snowdrift and other stories" e con tre novelle giovanili della Heyer, pubblicate insieme in forma di libro per la prima volta.
Due di queste tre storie vennero scritte per il Woman’s Journal negli anni Trenta, e la terza - Pursuit - per un'antologia della Croce Rossa.


Pursuit - Due giovani scappano per andare a sposarsi a Gretna Green. Sulle loro tracce si getta il tutore della ragazza, accompagnato dalla governante, che però vede di buon occhio l'unione fra i due ragazzi. Finirà che la coppia più giovane rimarrà insieme, e per di più nascerà un'imprevedibile coppia fra i due più anziani.
Runaway Match - Una giovane ochetta diciottenne fugge insieme al suo altrettanto giovane amico d'infanzia. La coppia è intenzionata a sposarsi a Gretna Green, per evitare alla ragazza un matrimonio impostole dalla famiglia. In una locanda i due vengono raggiunti da un conte trentenne, che in pochissimo tempo fornisce al ragazzo tutta l'avventura che stava cercando - grazie al suo primo duello - e trasforma del tutto le intenzioni di fuga della ragazza.
Incident On Bath Road - Un giovane conte, ricco e un po' annoiato, soccorre lungo la strada per Bath un giovanotto appena rimasto coinvolto in un incidente alla corriera su cui stava viaggiando. Il conte si offre di accompagnarlo e i due si fermano in una locanda. Ma il giovanotto in questione è in realtà una fanciulla en travesti, che sta scappando di casa - e dal fratello - per evitare di dover sposare un uomo che non le piace.

giovedì 15 aprile 2010

ciao raimondo


Oggi se n'è andato un altro volto storico della televisione italiana. Questo è un ricordo degli ultimi anni, ma le sue scenette con Sandra mi hanno accompagnato sin da quando ero bambina. Ciao, Raimondo Vianello!

domenica 11 aprile 2010

diario norvegese/4

18 agosto
Oggi ci ricongiungiamo agli altri, naturalmente dopo un tragitto in cui: 1) prendiamo un traghetto, 2) da Hareid prendiamo un bus, 3) con questo bus saliamo su un traghetto per traversare un braccio di fiordo, 4) cambiamo il bus con un altro a Mauraid, 5) a Måløy prendiamo finalmente quello che dovrebbe essere l’ultimo bus... totale 3 traghetti + 2 bus... interessante, dato che guardando la timetable sembrava un percorso unico e diretto: maledette timetable norvegesi!
Comunque pare che in Norvegia ieri sia ricominciata la scuola, ed in effetti lo si vede dai passeggeri sul bus. In alcuni tratti sono saliti a bordo truppe di adolescenti assolutamente tutti biondi (ragazzi e ragazze, senza distinzione), in un altro breve tratto sono saliti diversi ragazzini (dalla fermata davanti a una ‘skole’ in mezzo alla campagna), anche loro con le medesime caratteristiche...
Ah già, a parte il discorso viaggio-spostamenti, bisogna dire che a Ǻlesund stamattina, prima di partire, il problema di Barbara con la carta di credito è stato rocambolescamente risolto: abbiamo avuto la fortuna di trovare un impiegato davvero gentile e disponibile. E dopo diverse telefonate fatte alla sua banca a Torino, Barbara ha riavuto la sua carta, gliel’hanno sbloccata e ha anche potuto prelevare: evviva!!!

Adesso mi godo il resto del viaggio fino ad Askvoll sulla nave dal poetico nome di Fjord Troll... a dopo... Volevo notare una cosa carina che avevo già visto all’andata: sulle navi veloci della Filkesbaatane c’è un sistema di segnalazione automatica ai passeggeri della rotta che si sta seguendo, in pratica un gps che viene mostrato ai passeggeri su dei simpatici monitor ultrapiatti (una roba che deve costare due soldi...). Nei punti in cui la nave attracca o si avvicina al molo, la visualizzazione viene zoomata, inoltre vengono mostrate altre utili informazionei come la velocità di crociera, il tempo e la distanza per il porto/fermata successiva, la stima dell’ora di arrivo, insomma una vera figata! Per la cronaca, si chiama Simrad Chart System.

Ma ora basta con le curiosità tecniche: siamo sbarcate ad Askvoll e i nostri amici ci sono venuti a prendere col furgoncino di Eivind, dove possiamo caricare gli zaini... Che bello rivedere i loro visi dopo tutti questi giorni, sono molto contenta che siamo di nuovo tutti insieme! Giulia mi spiega in un super concentrato quello che hanno fatto in questi giorni, dalle loro parole capisco che si sono divertiti molto tutti quanti e che l’esperienza è stata positiva...sigh sigh, un po’ mi dispiace di non averla potuta condividere con loro... però il non saper nuotare era davvero un handicap in questo caso. Wow che bello: al nostro arrivo sono anche accolta da Eivind e da un doppio bacio (uno di presentazione e uno perché gli dico che anche se non ho fatto kayak, adesso sono qui per vedere lui...), sono contenta di aver salutato gli altri, ma questo fuori programma mi è gradito! Se non fosse chiaro, Eivind ha il tipico aspetto norvegese, è alto, biondo, e con un fisico sportivo! Naturale che essere salutate con un bacio di benvenuto da questo bel vichingo rappresenti un avvenimento degno di essere segnato sul mini-diario della vacanza!
Sistemiamo i nostri bagagli nell’edificio/capanno, in una specie di solaio-deposito dove si trova già anche la roba degli altri, e veniamo informate sulla nostra collocazione per la notte (disponiamo di una tenda più piccola per 4 persone e di un tepee più grande dove ci stanno tutti gli altri).

La cena di questa sera è un’esperienza indimenticabile: durante la giornata di corso gli altri hanno conosciuto un certo Roy, che abita vicino Askvoll, di mestiere cuoco su una piattaforma petrolifera. Com’è e come non è... c’è stato un invito a cena a casa di questo norvegese e quindi eccoci qua. Conosciamo 3 delle sue figlie (Gry, Ida e Mona di 14, 12 e 6 anni) che vivono con lui (una quarta è con la ex-moglie)... non è per farci i fatti suoi, ma queste info vengono fuori perché all’ingresso c’è una targa in legno con tutti i loro nomi, e Roy ce ne dà un breve accenno. La sua casa è spettacolare, completamente integrata con il giardino e la natura circostante; gli interni sono molto ampi e tutto è in legno, c’è parquet dappertutto... sarebbe un sogno poter avere una casa così! Rimaniamo estasiati anche davanti al cibo che Roy ci ha preparato (Lorenzo naturalmente – in qualità di “cuoco” del gruppo – si documenta a dovere, e c’è uno scambio di know-how Norvegia –Italia): i gamberetti sono uno spettacolo per gli occhi, e anche per il palato; poi c’è salmone, aringhe con le bacche, una specie di polpetta bianca di pesce, impasto di uova e patate, un salume simile allo speck (che però mi sembra di aver capito da Eivind che sia fatto di carne di pecora... dubbio...). E’ stato molto simpatico avere la possibilità di mangiare a casa di una famiglia norvegese insieme a loro: peccato che in genere loro facciano cena verso le 5 (!) e stavolta abbiano dovuto attendere sin oltre le 8, che le due macchine (autisti Mac e Eivind) arrivassero... le ragazzine hanno dovuto aspettare a lungo. Dopo cena, mentre una prima auto è partita, abbiamo conversato piacevolmente con Gry e Ida: nonostante la giovane età Gry parla un buonissimo inglese, e ha sicuramente una fluency migliore della mia. In Norvegia i ragazzini imparano l’inglese sin dall’inizio della scuola (le nostre elementari) e sono esposti a film, canzoni etc... in inglese molto più di quanto lo siamo (o forse “eravamo”) noi in Italia (sicuramente rispetto a quando noi eravamo piccoli). Eivind ci ha poi spiegato che in Norvegia, grazie alla ricchezza di cui dispongono, è possibile mantenere linee di collegamento (bus, traghetti) per tutto l’anno, anche sulle tratte che d’inverno non sarebbero economicamente convenienti (perché non ci sono turisti). Questo consente ai norvegesi di poter vivere lontano dalle città, disseminati per le campagne e lungo i fiordi, nelle loro regioni di origine. In Svezia, ci ha detto, lo stato dà incentivi per acquistare le fattorie, i terreni per potervi piantare alberi, spingendo così la gente a stabilirsi nelle città. Stando così le cose, per la Norvegia non sarebbe assolutamente conveniente entrare nell’UE, poiché non potrebbe più mantenere l’attuale sistema di sovvenzioni statali alle infrastrutture. Adesso che ho visto la Norvegia e ci sto vivendo 2 settimane, mi trovo del tutto d’accordo con il loro non voler entrare a far parte dell’UE: fanno benone!
Rientrata al campo con Giulia e Eivind mi trovo ad avere un sottofondo sonoro tipo motosega in tenda: maledetto Lorenzo che sta ronfando senza un attimo di tregua! In tutta la notte riesco a prendere sonno forse per soli cinque minuti... aiuto! E poi fuori piove!

19 agosto
Stamattina dobbiamo lasciare Askvoll per recarci a Bergen. Il primo impatto con la giornata è la coda di circa mezzora per andare in bagno a lavarsi la faccia, nel campo. Poi bisogna re-impacchettare tutto, e questo è valido soprattutto per gli altri (io e Barbara – essendo arrivate ieri sera – non abbiamo smontato troppo i nostri zaini). Eivind arriva per accompagnare all’imbarco i nostri bagagli col furgoncino e poi c’è il momento dei saluti e dell’immancabile ultima foto di gruppo, naturalmente insieme a lui. Spiace anche a me andare via, perché mi rendo conto che ci stiamo avvicinando alla fine di questa meravigliosa vacanza... quindi figuriamoci per gli altri, che hanno potuto godere di una permanenza qui in Askvoll e dintorni per alcuni giorni. Ma bando alla tristezza...

Arriviamo a Bergen con l’ennesimo traghetto e ci accoglie la pioggia: Giulia aveva detto che Bergen è una fra le città più piovose in assoluto, e duole constatare che aveva ragione. In effetti qui hanno anche le cartoline raffiguranti persone con l’ombrello, sembra che 285 giorni all’anno di pioggia siano normale amministrazione. Ci dirigiamo prima alla Marken Gjestehus, dove io e Barbara abbiamo prenotato per due notti (il posto è carino, anche se come prima impressione sembra un po’ un labirinto) e poi passiamo allo YMCA dove gli altri hanno il posto per stanotte (mentre domani verranno anche tutti loro al Marken). Purtroppo per i nostri amici sembra che la sistemazione allo YMCA sia in un dormitorio enorme stile lager, non hanno l’espressione molto soddisfatta (tutt’altro!).

Lo stomaco chiama (è più o meno ora di pranzo) e andiamo a fare un giro al mercato del pesce (il famoso Torget), di cui abbiamo tanto sentito parlare... un po’ pericoloso girarci ora, in mezzo a tanti ombrelli e ai tizi delle bancarelle che smuovono l’acqua dai tendoni con un palo: il rischio maggiore è trovarsi sotto una cascata! Comunque il luogo ha un fascino tutto suo: sulle bancarelle prevale una tonalità rossa, data in parte dai tendoni soprastanti, e in parte dai pesci esposti (gamberetti e salmoni in primis, ma anche carne di balena, granchi, aringhe e tantissime altre specie di pesce). Dietro ai banconi si muovono ragazzi e ragazze con delle maxi-salopette di gomma e stivali anch’essi in gomma: le loro voci coprono diverse lingue, italiano, spagnolo, catalano, giapponese, etc.. sono studenti che lavorano qui nel mercato durante l’estate. I panini con gamberetti e salmone diventano il mio pranzo di oggi, insieme ai maxi-lamponi che acquisto in partnership con Giulia (un certo numero di banchetti vende infatti frutta, fiori, oppure maglioni tipici). Elisabet e Monica (le due spagnole conosciute a Ǻlesund) ci avevano consigliato di assaggiare la carne di balena, ma alla fine – dopo essere stata convinta da Mac- mi faccio prendere dagli scrupoli e non l’assaggio. La Norvegia, insieme al Giappone, resta l’unico paese al mondo ad esercitare la caccia alla balena. Negli altri paesi vendere questa carne è illegale... la mia piccola rinuncia ad appagare la curiosità sul gusto di questa carne è poca cosa, lo so, ma se tutti i turisti facessero così sarebbe almeno un primo passo. Comunque qualcuno degli altri l’assaggio lo fa.
Immancabilmente finiamo per perderci qualcuno (e meno male che ci diamo sempre dei meeting point!) Io mi trovo col gruppo che si reca a visitare il Museo Anseatico, che riproduce gli ambienti del 1600-1700 di una delle sedi dei mercanti della lega anseatica. La cosa che colpisce di più, entrando, è il forte odore di pesce, che nel corso di tanti anni ha finito per impregnare il legno. Inoltre ci sono mucchi di stoccafissi qua e là (nel locale a pianterreno), e molti altri appesi per aria tipo lampadario (anche nei locali al 1° e 2° piano): pittoresco! Interessante in questo museo è la possibilità che il visitatore ha di poter toccare i vari oggetti esposti (ci sono solo un paio di cose “sottovetro” più l’indicazione di non toccare i libri antichi)... strane filosofie di controllo e monitoraggio della fruizione museale, in Italia ci sarebbero sicuramente state guardie ciondolanti a ogni angolo... Ma per fortuna qui siamo in Norvegia!
Ci facciamo poi un giro nel Bryggen, che scopro con sorpresa non essere solo quattro case affacciate sul porto, ma un vero e proprio quartiere con stretti vicoli e passaggi in legno. Intanto ritroviamo gli altri e cominciamo a pensare a dove andare per cena... i locali consigliati dalla Lonely Planet no perché ci vanno tutti i turisti che la leggono, dice qualcuno... ma alla fine tutti i locali in cui entriamo sono citati dalla mia cara guida, niente da fare: la Lonely è troppo avanti! Finiamo a cena nel Louisiana Café (assolutamente NON tipico norvegese), dove – al momento di pagare il conto, qualcuno in contanti, qualcuno con carta di credito – facciamo allegramente sclerare un simpatico cameriere (che ci racconta che questo è il suo ultimo giorno di lavoro estivo, e poi riprenderà i corsi di giornalismo all’Università di Wolverhampton, Uk).

20 agosto

Secondo giorno a Bergen: naturalmente piove! Non so davvero in quale occasione abbiano scattato le fotografie delle cartoline e delle guide turistiche con il paesaggio soleggiato... mi rendo conto che sono qui da soli 2 giorni ma sto davvero vivendo in simbiosi con ombrello e giacca a vento... e poi la gente si lamenta delle isole britanniche, ma figuriamoci! Il posto dove piove sempre invece è proprio Bergen.
Stamattina un gruppo opta per la visita al museo della lebbra (unico al mondo), io vado con gli altri: ciondoliamo un po’ per le strade, il duomo, negozi vari (mi compro finalmente una felpa con la bandiera norvegese) e poi ci riuniamo alla stazione della funicolare di Fløibanen: sembra un po’ la dentiera di Superga... Il tragitto è abbastanza breve e raggiungiamo ben presto una sommità dalla quale si gode di un bellissimo panorama di tutta Bergen e dintorni (sarebbe bellissimo avere un grandangolare in quest’occasione).
Mac lancia l’idea di fare un giro nei boschi, ma visto il clima umido io non ne ho molta voglia, ci diamo quindi un’ora per incontrarci e faccio che proseguire il giretto da sola. Torno giù in città e vado a vedermi lo Schotsuene (sala delle riunioni e refettorio della Lega Anseatica) che è compreso nel biglietto del museo di ieri, poi proseguo sino alla Håkon Hall, ricosteggio di Bryggen e il mercato del pesce (dove mangio qualcosa), faccio un giro in un centro commerciale a 5 piani che si affaccia sulla via principale. Su questa via c’è molto movimento, ci sono soprattutto tantissimi giovani e diversi musicisti di strada: non sembra davvero Norvegia, quanto piuttosto un’animata città dell’Europa Continentale. Arrivo sino ad una chiesa in punta ad una breve scalinata e al museo di storia naturale dell’Università, dopo di che ritorno in ostello insieme agli altri.

Il dilemma ora è: andiamo al mercato a prendere del pesce da cucinare in ostello, oppure stasera mangiamo fuori? Anche Lorenzo adesso non ha più molta voglia di cucinare, e nessuno di noi avrebbe poi voglia di riordinare la cucina e lavare i piatti, per cui optiamo per un pub o un ristorante. Finiamo così al Dickens, nell’affollata via commerciale del giorno, che di sera accoglie i frequentatori di diversi locali. Dato che è l’ultima sera, decido di prendere qualcosa che sul menu è segnato come “Norwegian”, e mi arriva un piattone con 7-8 ciotolette di cozze, aringhe, salmone, cipolle, lonza, salamino, eccetera... invitante, anche se – come al solito – non riuscirò a finire tutto e mi farò aiutare... Facciamo un giretto post-cena e abbiamo nuovamente occasione di usare il cappuccio della giacca a vento. Prima di andare a dormire salutiamo Mac, che partirà domattina presto con un volo Lufthansa qui da Bergen.

21 agosto
Noi 12 invece voleremo RyanAir e partiremo da Haugesund, quindi stamattina lasciamo Bergen e ci imbarchiamo sulla nave veloce che in tre ore ci porterà ad Haugesund. Dopo aver percorso un tratto al riparo di isole, copriamo un pezzo di mare più esposto, e ci “godiamo” un mare forza 7, con la nave che sale e scende sulle onde, e l’acqua che bagna anche i nostri finestrini (nonostante ci troviamo sul deck a livello 2). Nonostante un briciolo di timore, è stata un’esperienza emozionante!
Comunque arriviamo sani e salvi e scopriamo che la cittadina di Haugesund è decisamente bellina; in più oggi c’è una festa per cui c’è un lungo tavolone in strada da cui ci si può servire liberamente di aringhe, patate e pane. Il tutto accompagnato da dixie music. Dato che le aringhe sono gratis ne approfittiamo (anche se sono alquanto salate) e risolviamo così la questione pranzo. Lungo il molo inoltre c’è una esibizione di mestieri artigianali (un po’ come nei nostri paesi) e diverse barche e velieri (tipo “vele d’epoca”) visitabili. Io e Giulia saliamo su un bellissimo veliero a due alberi (lungh. 38 metri fuori tutto, con l’albero di 24 metri) davvero affascinate. In tutte le cuccette c’è un lavandino; la dinette è enorme e con travature di legno massiccio a vista (sembra una taverna); la cucina è divisa in due sezioni e ci sono due lunghe mensole colme di libri.
Con qualche dubbio riusciamo comunque a prendere il bus che collega la città con il piccolo aeroporto. Aeroporto ancora più sgualfo di Caselle: solo 4 banchi totali per il check-in e una caffetteria neanche tanto ben fornita... comunque il decollo avviene su una pista abbastanza corta, e siamo subito sul mare e sulle isolette.

A Londra Stansted decidiamo di prendere uno dei pulmann per recarci in centro e fare un giro in un pub. Solo Giulia sceglie di restare da sola in aeroporto. Becchiamo subito il tizio che vende i biglietti per il bus ed è italiano, ci fa ‘vi faccio prendere questo delle 19:30, lo faccio partire qualche minuto in ritardo’, per dare modo a Massimo di andare a prelevare le sterline al bancomat dato che non accettano carta di credito. Peccato che questo tizio non sia l’autista, e anzi si metta a litigare con l’autista (inglese) che vuole partire in orario e gli sbraita dietro: “Don’t tell me to relax!”... tutto questo mentre noi dietro ci siamo seduti in attesa di Max, e quando vediamo che l’autista vuole partire facciamo per scendere... salvo vedere Max che arriva di corsa... insomma alla fine partiamo con quello delle 19:30 (diventate 19:40). Tempo un’oretta e un quarto siamo a Londra Victoria Station, noi con tutti i nostri zaini al seguito. Troviamo un pub in cui prendiamo una birra, ma la cucina è già chiusa (ah, le care vecchie usanze nordiche di chiudere la cucina a orari in cui nel Mediterraneo si comincia appena ad allestire la tavola...), per cui dobbiamo ripiegare su un Pizza Hut dall’incredibile odore di muffa (a causa di un qualche allagamento di cui dev’essere stato vittima il locale, boh?).
Il nostro primo bus per tornare in aeroporto è alle 3, per cui abbiamo diverse ore da passare qui in London Town (ben tre). Arriviamo sin davanti a Buckingham Palace, dove sostiamo per un po’ con armi e bagagli (e veniamo mandati via da due poliziotti). Passiamo nel St. James Park e arriviamo davanti al Big Ben e alla Westminster Abbey, dove ci piazziamo su alcune panchine. Tempo 10 minuti e arrivano anche qui due poliziotti i quali, molto cordialmente, ci domandano se siamo studenti o viaggiatori, se abbiamo un posto per la notte, etc.. insomma ci lasciano intendere che non dovremmo stare lì accampati, però lo fanno con una compostezza tutta britannica. Ci dirigiamo quindi verso la stazione dei coach (visto che l’altra – la Victoria Station principale - è già chiusa) dove – in perfetto stile barboni – ci spaparanziamo per terra con la testa sullo zaino e dormiamo sino alle 3, quando parte il bus. Ho ricordi vaghi ma sono cosciente di aver dormito anche sul bus e di essermi accorta quando il pulmann si è riavvicinato a Stansted. Ci siamo rispostati nel terminal e abbiamo trovato Giulia quasi subito. Lì abbiamo passato ancora un paio d’ore di sonno (io un po’ per terra e poi Giulia mi ha lasciato il suo posto sui divanetti) sino al check-in. Approfittato anche del volo per dormire... l’aereo è atterrato a Torino con 20 minuti di anticipo, ma questo margine ce lo siamo perso tutto nell’attesa dei bagagli, che sembravano non arrivare più...

Ah, per la cronaca, successivamente a questo viaggio mi è successo ancora una volta di dover passare la notte a dormire in aeroporto (guarda caso sempre a Stansted), ma la seconda esperienza è stata decisamente un incubo! Non ho letteralmente chiuso occhio neanche per mezzo minuto, e ho tuttora un terribile ricordo di quando la gente ha cominciato a mettersi in fila al mattino, quando hanno aperto i banchi per il check-in, e abbiamo dovuto alzarci per non essere calpestati. Mi sono ripromessa di non fare mai più una cosa del genere, non ho più l’età! :-)
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il mistero dei tulipani scomparsi

I tulipani che con tanto amore e aspettativa avevo piantato lo scorso autunno mi hanno inspiegabilmente delusa. Avevo piantato i bulbi di tre sacchetti nuovi (10 bulbi ciascuno), più una ventina di bulbi dell'anno precedente... Un minimo di speranza di ottenere un'aiuola decente era giustificato, e invece i tulipani più vecchi sono completamente andati! Nè è spuntato soltanto uno...
Purtroppo non è andata meglio con quelli nuovi, perché di 30 fiori che dovevano spuntare ne son venuti fuori soltanto 7 bianchi, 7 violetti e 3 rossi... Che fine hanno fatto tutti gli altri??? Di questi non son spuntate nemmeno le foglie, mannaggia! Può darsi che abbiano sofferto il gelo prolungato dell'inverno, non so, non riesco a capacitarmi di una tale morìa... sono molto abbattuta...

martedì 6 aprile 2010

accipicchia

Accipicchia! Ho appena scoperto che la puntata di Dr House di stasera è stata trasmessa in prima visione USA nemmeno un mese fa, l'8 marzo. Tempo neanche un mese l'hanno già doppiata in italiano e trasmessa stasera su Italia1. Ma allora vedi che quando vogliono son capaci di lavorare e di darsi una mossa??? Questa stagione numero 6 mi sta dando soddisfazioni :) mi piace molto.
(adesso però mi sa che dovremo aspettare un pochino per la prossima puntata: la settimana prossima c'è un film al martedi sera)

diario norvegese/3

15 agosto
Ferragosto atipico: cielo nuvoloso, leggera pioggerellina (non troppo fastidiosa), 15° C, almeno sto usando la giacca! Abbiamo costretto la signora Liv ad alzarsi presto anche oggi che è domenica per farci la colazione: probabilmente ci odierà per questo :-) Invece poi si dimostra cordiale e, anzi, ci regala una fotografia di una vista dalla loro veranda ripresa con il sole di mezzanotte di fine giugno: davvero carina! In effetti noi stiamo godendo di serate molto lunghe, con tramonti molto tardivi, ma a fine giugno/ inizio luglio sarebbe stata tutta un’altra cosa!
Ok, partiamo verso la bus station, nuovamente zaino in spalla: in giro non c’è un’anima, non si capisce nemmeno se il nostro pulmann prima o poi comparirà... ebbene sì – puntuale alle 8:10 – arriva, condotto da un attraente autista (occhi azzurri e capelli scuri, di statura media). In pratica siamo le uniche 2 passeggere, e il tipo – nel farci il biglietto – ci domanda da quale paese arriviamo. Arrivate a Forde, si dimostra molto cortese e ci tira fuori tutti e due i nostri pesanti zaini, very kind, thank you so much!!! Bè, vabbé, fra me e Barbara quassù riusciamo a scovare individui interessanti piuttosto frequentemente :-) Comunque adesso dobbiamo farci passare un paio d’ore in attesa del prossimo pulmann... abbiamo scovato un comodo tavolino con panche lungo un ruscello.
Ancora nessuna news dai nostri kayakisti: che siano tutti a cellulare scarico???
Partiamo di nuovo e ci accingiamo verso la bus station dove dobbiamo prendere il bus per Hellesylt. Gli orari delle autolinee norvegesi sembrano tanto semplici, ma in realtà sono peggio dei geroglifici... chiedendo all’autista scopriamo che il percorso – che pensavamo di fare su vettura unica – richiede invece di cambiare... quindi ci sistemiamo sul bus destinazione Trondheim (e speriamo di capire dove scendere prima di raggiungere il Circolo Polare Artico). A dopo! (e poi mi chiedo perché – visto che sugli orari li usano – non mettono mai il numero della linea sul parabrezza davanti??? Faciliterebbe un po’ le cose...)

Ok, bene, ce l’abbiamo fatta, siamo giunte a destinazione. Il pezzo di pulmann da Forde a Stryn secondo me è quello con il paesaggio più bello visto sinora (superiore a mio giudizio addirittura rispetto alla Flamsbaana): siamo passati in vallate ampie e verdeggianti, con fattorie e animali al pascolo (pecore, mucche e ci siamo anche imbattuti in un gregge di capre che si stavano riposando in mezzo alla strada... e il pulmann si è dovuto fermare e aspettare che si muovessero).
Abbiamo costeggiato un paio di lunghi laghi, qui non si capisce mai se si tratta di fiordo o di lago (ma dalla carta evinciamo che “vatnet “ voglia dire lago), e per alcuni km abbiamo goduto la vista di un vasto ghiacciaio, lo Jostedalsbreen, di cui la guida dice che in alcuni punti il ghiaccio raggiunga i 400 metri. Peccato che accanto a tali bellezze naturali, sul sedile di fronte a noi ci fosse una signora orientale (che secondo me era la sorella gemella del maestro jedi Joda: somiglianza impressionante!) che non l’ha mollata un attimo – no davvero – di cianciare col povero tizio sconosciuto che aveva di fianco... snervante... e poi questo tizio ha pensato bene di allungare lo schienale del suo sedile sino a farmi sentire una fettina in un sandwich.
Cambiamo nuovamente pulmann a Stryn (che mi aspettavo più entusiasmante, invece non è nulla di particolare). Dopo aver caricato i nostri zaini sul pulmann viviamo alcuni minuti di ansia dopo che l’autista – dopo aver blaterato qualcosa in norvegese – parte senza aver caricato nessuno... ma dopo 5 minuti per fortuna è tornato, probabilmente era andato al bagno, e siamo regolarmente partiti. Arriviamo a Hellesylt e scendiamo alla bus station, dopo di che scopriamo che l’ostello è abbarbicato sul fianco della collina (da cui peraltro si gode di un fantastico panorama sul paese). Quindi ecco la nostra dose di sport quotidiano: oggi alpinismo! Non esagero, perché la stradina che costeggia la bella cascata è davvero ripidissima, tipo 6° grado, e farla con tutti gli zainoni in spalla è davvero dura.
La vista che si gode dal mio letto vale però ampiamente la fatica. Scopriamo però con dispiacere (sia io che Barbara) che non riusciamo a prelevare soldi dall’unico bancomat del paese: a me dà operazione non accettata dalla banca con entrambe le carte, e a Barbara dà codice errato. Benone, stiamo fresche! Per domani i soldi ci dovrebbero bastare, ma poi speriamo di risolvere, anche perché la carta di credito non ce l’accettano né sui bus né negli ostelli sino ad adesso (alla faccia di quello che dice la Lonely Planet).

Riparlando del panorama, vorrei sottolineare che l’acqua di questo fiordo (Geirangerfjord) è spettacolosamente verde! Sul serio,un colore del genere te lo aspetteresti su una spiaggia tropicale, non certo in Norvegia. La mia guida dice che Hellesylt era un antico porto vichingo: provo ad immaginare questo posto oltre mille anni fa, con i drakkar che dopo aver risalito il fiordo attraccano qui alla loro base, alla loro casa, con le donne che danno il bentornato ai loro uomini stati lontani a lungo.. ah, ma che pensieri da leggenda romantica...
Prima di cena abbiamo fatto un giretto per il paese, ma devo dire che qui non c’è molta vita: la cosa più interessante è stata osservare un gruppo di caprette intente a mangiare fieno nel loro recinto... Ah, e poi abbiamo visto un gigantesco orso polare ergersi su di noi in tutta la sua maestosità! (meno male che era imbalsamato, all’Ufficio del turismo, un plantigrado alto ben oltre 2 metri...)

16 agosto
La giornata di oggi si riassume in due parole: umidità e pioggia. A questo punto diamo atto a Mac di aver avuto ragione... e in più oggi io e Barbara ci siamo beccate anche la nebbia. Stamattina siamo partite col traghetto che fa spola da Hellesylt a Geiranger, un breve tratto di fiordo (1 ora) lungo il quale vi sono numerosissime cascate dai nomi pittoreschi (il velo da sposa, il frate, le sette sorelle). A onor del vero, sulle cartoline sono più belle che nella realtà: in effetti le 7 sorelle lasciano un po’ a desiderare, sono dei semplici rivoletti d’acqua. Lungo queste pareti impressionanti che racchiudono il fiordo vi sono diverse fattorie abbandonate, e ci chiediamo come facesse la gente ad arrivare lì e viverci. La cosa carina di questo traghetto è che- entrate da una porta forse non proprio regolare – non abbiamo trovato bigliettai né nessun membro dell’equipaggio in giro. Alla fine abbiamo trovato un tipo che ci ha portato dal bigliettaio, dietro nostra richiesta, proprio all’arrivo, quando avremmo sicuramente potuto mimetizzarci col gruppone italiano della Giver Viaggi. Viva l’onestà... anche se avremmo potuto risparmiare 180 NOK (visto che stiamo finendo i soldi e non abbiamo ancora potuto prelevare). Però oggi risolviamo questo mistero: mi viene il dubbio che la mia richiesta di 2000 NOK superi il plafond giornaliero... in effetti con 1500 va tutto bene - son stata un po' rimba - e le mie scarse finanze vengono rimpolpate (invece a Barbara continua a non funzionare!)

Affrontiamo nuovamente l’ardua impresa di capire quale sia la giusta coincidenza del bus e ci dirigiamo verso Andalsnes, passando per quella che viene definita Strada dei Troll. In effetti questa strada – sebbene oggi ci sia nebbia e pioggia (Barbara sostiene che sia nevischio) è davvero impressionante: viene giù con curve a gomito molto strette, e dall’alto sembra un nastro nero di asfalto che si srotola giù per la montagna: davvero impressionante, quindi, soprattutto dato che la facciamo con un pulmann che sembra costruito al millimetro per passarci: cavolo, chissà se l’autista ha seguito un corso speciale... Una cosa carina è che il pulmann si ferma prima in cima, e poi in fondo, per permettere ai passeggeri di scattare le foto. Comunque a questo punto io e Barbara siamo cotte, resistiamo soltanto perché a Andalsnes dobbiamo cambiare l’ennesimo bus per arrivare a Ǻlesund, ma su questo (tanto abbiamo 2 ore) si può dormire... difatti ci abbiocchiamo e mi sveglio giusto in tempo per decidere di scendere a una fermata strategica prima della Bus Station, che è più vicino al nostro ostello. Giusto per non abbandonare le buone abitudini, brevissimo tratto in ultra-salita con zaini in spalla anche stasera :-)

L’ostello di Ǻlesund non è male: la reception è in un’ampia sala affrescata (l’edificio in origine doveva essere una scuola oppure una chiesa, boh). Scopriamo che nella camerata con noi c’è di nuovo la tedesca bionda – Ute – che era in stanza con noi ieri sera a Hellesylt (solo che lei ha fatto tragitto diretto verso Ǻlesund e non ha fatto la salita/discesa dei Troll). Sia io che Barbara pensiamo che Ute incontrerebbe sicuramente i favori dei maschietti nostri amici: questa tizia è in giro da sola da 6 settimane, prima è stata in Spagna e adesso sta girando la Scandinavia, ahpperò!!! Mentre siamo alle prese con la lavatrice e gli spaghetti facciamo amicizia con Elisabet e Monica, due ragazze di Barcellona, che Barbara mi definisce ‘l’articolo il’ perché una di loro è davvero bassina e ha un’enorme valigiona rigida più pesante di lei... Dopo la cena usciamo in giro per Ǻlesund insieme a loro e finiamo in un bar/pub piuttosto mediocre e vuoto (c’è solo un gruppo di italiani di mezza età). In giro per le strade non c’è davvero anima viva, però la zona del ponte fra le 2 zone della città è davvero uno spettacolo, stupenda. Provo a fare delle foto, ma non so se la mia macchina mi darà questa soddisfazione (nonostante la pellicola a 400 ASA).
L’architettura di Ǻlesund è quasi completamente art nouveau: la città è stata rasa al suolo da un incendio nel 1904 e ricostruita secondo lo stile in voga all’epoca.

17 agosto
Abbiamo organizzato la visita di oggi insieme a Monica ed Elisabet: loro due partono stasera per Molde, ma il loro bus è alle 17:30, così possiamo trascorrere insieme la giornata. Fra parentesi, all’ufficio del turismo scopro nuovamente con ansia che per arrivare ad Askvoll via mare dovremmo prendere 2 traghetti + 1 bus... comincio ad essere stufa di tutte ‘ste coincidenza e continuo a non capirci nulla! Comunque ci rechiamo a visitare il faro di Alnes sull’isola di Godoy. Che figata! E’ un’isola ma per arrivarci prendiamo l’autobus 64, in pratica percorriamo 2 tunnel sotto al mare e un delizioso ponte molto arcuato. Anche le gallerie sottomarine non scorrono in orizzontale, ma sono prima leggermente in discesa e poi risalgono. I vari pedaggi spiegano da soli il costo del biglietto (108 NOK a/r)... Che bello, non ero mai passata sotto al mare!
Una volta scese dal pulmann, ad alcune centinaia di metri dal faro, conosciamo una coppia di Milano, di cui però lei è originaria di Torino. Anche loro due si uniscono a noi quattro ragazze per la visita, sono molto simpatici ed affabili. Alla fine Barbara diventa il loro ufficio cambio, cambiandogli 20 euro in corone per permettergli di arrivare col pulmann all’aeroporto... infatti sull’isola non ci sono bancomat. La loro prossima destinazione sono le isole Svalbard (il regno dell’orso bianco): wow! Anche con loro, come con le 2 spagnole, ci scambiamo le e-mail per scambiarci le fotografie quando torneremo a casa.
Il faro è bellino bellino, a righe rosse e bianche, e alla sua base c’è una caffetteria. Ne approfittiamo per assaggiare una specie di crèpe fatta a mano dalla gentile signora, tutta ricoperta di zucchero... ci aggiungo qualche cucchiaiata di panna acida e marmellata di fragole. Un tè caldo completa l’opera, e questo è il mio pranzo di oggi. Pagando un biglietto si può salire in cima al faro: da lassù c’è una bella vista, ma aggiunge poco a quanto già si vede da sotto (secondo me). La cosa interessante è vedere l’interno del faro e salire/scendere lungo le sue ripide scalette di legno.
A due passi dagli edifici scoviamo una bella e vasta spiaggia di sabbia bianca, questa sì che possiamo chiamarla “spiaggia”! Ci sono anche le conchiglie, però bruttine e tutte uguali. Nel pomeriggio torniamo in città e facciamo un giro, poi salutiamo le nostre amiche spagnole che proseguono il loro giro verso nord. Si verifica un incidente improvviso quando la carta di credito di Barbara viene trattenuta dalla macchinetta di una banca... ops... credo di dover prelevare altre 1700 corone (mio max. plafond giornaliero) per poterci mantenere e spostare sino a quando ci ritroviamo con gli altri, domani...
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sabato 3 aprile 2010

diario norvegese/2

Proseguo il mini-diario...

13 agosto
Oggi è il giorno dei saluti: io e Barbara ci separiamo dagli altri per alcuni giorni mentre loro fanno kayak. Facciamo un tratto in comune sino ad Askvoll: sembra un paesello carino visto dal traghetto: prati verdi e case colorate, davanti a un mare bellissimo disseminato di isole. Una di queste isole si chiama Sea Horse, e Mac ci ha spiegato che esiste una leggenda che la riguarda (ma non se la ricordava...) ed inoltre la sagoma dell’isola è stata usata da Eivind nel logo della Njord, la sua scuola di attività sportive...

E’ stato bello fare questo pezzo di traghetto sul ponte superiore, riparati (almeno in parte) dal ventaccio, osservando il paesaggio e l’affascinante bandiera norvegese che sventola nel vento. Verso le 11 è arrivato il momento di salutare gli altri. Mi dispiace separarmi da loro adesso, ma si tratta soltanto di pochissimi giorni: il 18 ci riuniremo, in tempo per rivedere anche noi Askvoll, Eivind, e il famoso spettacolino del “Non ti fidar / di un bacio a mezzanotte...” comprensivo di coreografia. Ci salutiamo e confesso che mi è venuto un piccolo magone... è bello rimanere tutti insieme, ormai erano alcuni giorni e stavamo bene... mi è sembrato di capire che a Ester sarebbe piaciuto venire con noi due, alcune volte l’ho vista un po’ perplessa su alcuni aspetti del kayak, ma secondo me si divertirà...

Ed eccoci a Florø. Cerchiamo un deposito bagagli e poi un posto dove mangiare. Il pub è carino, ha un dehors galleggiante è l’interno è completamente in stile navy. Sia io che Barbara, dopo 2 giorni di traghetto, stiamo soffrendo un po’ di mal di terra... In attesa che la signora del bed & breakfast dove abbiamo prenotato arrivi a casa, ci troviamo un bel praticello all’ombra, sulla collina di Florø dove c’è una chiesetta bianca (ovviamente in legno!)
Siamo arrivate al nostro b&b: un posto molto carino, una casetta rossa in una zona tranquilla. La signora Liv e sua sorella Raedlinn sono molto gentili e hanno un sorriso simpatico; la nostra camera sembra un confetto, e dalla finestra c’è un panorama ad ovest con vista sul mare (tramonto alle 23). Nota interessante: il vicino (due porte più in là) è un aitante falegname vichingo biondo che si sta costruendo la casetta con le sue mani... siamo anche tentate di offrirci volontarie per dargli una mano (visto che sarà bravo nei lavori manuali, ah ah!), ma la curiosità di vedere il tramonto dai moli e la fame ci spingono ad andare verso il centro paese. Durante la cena veniamo spudoratamente baccagliate da uno strano individuo, un marinaio cinquantenne che è stato per un anno marinaio ad Ancona, questo tizio blatera per un bel po’, finché non viene richiamato all’ordine da una biondona un po’ attempata! Evvai, ce la siamo scampata... ma pare che non sia finita perché veniamo di nuovo accerchiate da un gruppetto di persone non giovanissime e piuttosto sbronze... ma il vicino del b&b tanto caruccio no, ehh???

Comunque alla fine abbiamo assistito a un tramonto splendido, e sarebbe stato perfetto se fossimo stati tutti insieme, col resto del gruppo. Ma bando ai sentimentalismi, ci accingiamo a tornare al b&b e a farci raccontare un po’ di cosette sul clima etc del posto dalla nostra simpatica padrona di casa, e soprattutto a farci prendere per i fondelli perché non sappiamo usare l’asciugatrice e perché avevamo qualche perplessità sull’utilizzo di strani piumoni già dotati di lenzuola incorporate :-) che figura! Altre curiosità norvegesi che abbiamo imparato oggi: foglie di basilico servite insieme al gelato, le cassette delle lettere collocate tutte insieme al ciglio della strada (per le varie casette), e i troll al posto dei nani nei giardini.

14 agosto
Ritmi molto più tranquilli oggi: approfittiamo di Florø per riposare un po’ di più... la nostra sveglia stamane suona alle 10 (e nel mio caso deve suonare un paio di volte prima che mi decida a scendere). La signora Raedlinn ci fa trovare una splendida colazione (grandiosi i biscotti tipo gauffres – di consistenza un po’ moscia) e ci decanta le lodi dei tubetti con la crema al gusto di bacon, shrimps e prosciutto... credo che al supermercato ne comprerò un paio da portarmi a casa. E poi però ci attacca un bottone da un’ora e mezza sul sistema scolastico norvegese, sullo studio della lingua inglese, sul trattamento degli allievi portatori di handicap eccetera... insomma stavolta siamo uscite di casa per cominciare la nostra giornata a mezzogiorno! Comunque il giro parte bene perché il nostro vicino è sempre lì che si esibisce in lavori di carpenteria sul balcone...
Da ieri sera diamo merito a Mac di aver avuto ragione sul clima: maglione e giacca servono (mentre sto scrivendo è pomeriggio e c’è il sole, però tira vento freddo dal mare... e il k-way basta appena). Anche la signora Raedlinn ci ha detto che queste due settimane di temperature a quasi 30° sono state molto particolari ed insolite, in genere si sta più freschi... e oggi ce ne stiamo accorgendo.
Chissà cosa stanno facendo i nostri amici? Me li immagino adesso nei loro kayak, con Eivind e Mac che tentano di trasformarli in kayakisti per lo meno autonomi... non per portar sfiga ma mi spiace non assistere alle varie cadute e rovesciamenti in acqua, che immancabilmente saranno numerosi. Comunque la nostra dose di sport ce la stiamo godendo anche noi: abbiamo affittato 2 bici e ci stiamo muovendo così: peccato che siano bici piuttosto sbilenche, senza rapporti, col sellino pericolosamente oscillante, comunque sono usabili.

Adesso stiamo riposandoci un po’ lungo le sponde di uno dei due laghetti di Florø. Il laghetto è completamente circondato dal bosco, e lungo la parte esterna vi sono canneti e ninfee; nelle piccole insenature ci sono un sacco di anatre. Appena tirato fuori il pan brioscé Barbara è stata subito puntata dalla più sfacciata ed intraprendente di queste bestioline. Dopo aver sfamato mezzo stagno ed essersi sentita un po’ San Francesco – dato che si è messa a ciarlare con le papere – Barbara ed io riprendiamo le nostre bici e arriviamo al secondo lago.
E qui c’è chi dorme, come Barbara, e chi come me si mette ad osservare i gagni completamente fuori di testa che fanno il bagno con questo vento gelido. Al rientro sorpresa! Le bici sono gratuite, evviva! E anche per oggi le avventure non sono mancate.
P.S. per fortuna abbiamo goduto di un panorama coi colori indimenticabili ieri sera... perché questa sera il cielo è davvero scuro e nuvoloso. In effetti da oggi ho usato un certo numero di indumenti disposti a cipolla (almeno cominciano ad avere una loro giustificazione, non hanno semplicemente occupato posto nello zaino e basta).
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venerdì 2 aprile 2010

diario norvegese/1

Il bel tempo che fa capolino, ancora un po’ timidamente – devo dire, invoglia a pensare alle prossime vacanze. Cosa che sto cominciando a fare. Seriamente.
Nel frattempo, mentre cercavo tutt’altro, ho casualmente ritrovato il mini diario di viaggio che mi ero messa a scrivere in Norvegia qualche estate fa. Magari non interessa a nessuno, ma ho pensato di riportarne delle parti qui (un pezzetto alla volta).

Abbiamo fatto il viaggio in gruppo: eravamo in 13, tutti amici. Una delle attività principali previste nel viaggio era un corso di kayak di alcuni giorni, da svolgersi presso il centro di attività sportive gestito da Eivind, un amico del nostro amico giramondo Mac. Malauguratamente io non so nuotare, per cui ho evitato di finire annegata sfruttando quei giorni – in cui 11 dei nostri amici hanno fatto il corso - insieme a un’altra compagna di viaggio e visitando altre zone della Norvegia. Dopo 4-5 giorni ci siamo di nuovo riunite al resto del gruppo.
p.s. il resoconto non comincia dal primo giorno della vacanza, ma soltanto da quando mi ero comprata il quadernetto (quindi Oslo è rimasta fuori dal racconto)...

12 agosto
Seconda mattinata consecutiva di levataccia (questa volta 4:45! Ma chi ce lo fa fare? Veramente saremmo in vacanza...) Partiamo dal molo di Flam quasi del tutto deserto, e dopo alcune centinaia di metri di navigazione prendiamo la saggia decisione di utilizzare le nostre giacche a vento (inoltre Mac si prende una prima soddisfazione, facendoci notare due signori sul ponte con il berretto di lana: allora è vero! Aveva detto che sarebbe potuto tornare utile, anche in pieno agosto!)

Il tratto del fiordo da Flam a Leikanger è davvero bello: bella è la sensazione di trovarsi sul ponte del battello (seduti o in piedi) e contemplare la valle di montagne ed acqua che si estend intorno a noi. Davvero molto norvegese! L’acqua del fiordo appare tranquilla, le onde si percepiscono appena sulla superficie dell’acqua: questo avviene poiché siamo ancora molto distanti dall’imboccatura del fiordo. Anche il grado di salinità dell’acqua è basso: prevale l’apporto dei fiumi che vi si gettano. L’Atlantico è ancora lontano da qui. Arriviamo a Leikanger alle 7:30 e prendiamo una seconda corrispondenza. Il nostro programma di oggi è recarci a Vik per vedere la chiesa di legno (stavkirche), e poi tornare indietro di un porto per dormire a Balestrand. La barca dove ci troviamo ora è una fast-boat, un catamarano veloce, quasi una sorta di sala galleggiante con tutte le comodità e dei finestroni per vedere il panorama. Carina, però il primo traghetto era più sul genere “mercantile”, aveva un certo fascino. Ad ogni modo anche questi catamarani hanno una loro attrattiva, guardandoli proseguire la loro corsa dal molo.

Arriviamo a Vik: 13 esseri ancora un po’ assonnati con sulle spalle 13 pesanti zaini: che fare? Si pone questo problema perché l’ufficio del turismo di Flam che ci ha fornito gli orari ci ha detto che il traghetto per Balestrand c’è solo alle 20. Mac si reca alla Kommunen House (unico posto aperto alle 7:30 di mattina) chiedendo “supporto morale e tecnico” e i mitici dipendenti comunali norvegesi ci fanno gentilmente depositare tutti i nostri zaini nei loro uffici, offrendosi di spostarceli all’Office Tourism quando aprirà. In segno di riconoscenza (e per liberarcene), regaliamo 2 pacchi di mezze penne Voiello all’impiegata.
La visita alla cittadina può cominciare, ma solo dopo aver fatto colazione (e sgraffignato qualche panino per pranzare) in un bell’hotel dotato di pianoforte nell’anticamera dei bagni!! Meta della ns. visita è la chiesa di legno, collocata in cima a una collinetta, con un paio di alberi molto “da cartolina”. Tornati indietro in città a mezzogiorno, scopriamo che a Flam ci hanno detto una balla e in realtà c’era un traghetto alle 11:30, ma ormai è tardi...

Nel pomeriggio ci sistemiamo, dopo una discreta passeggiata, su una tipica spiaggia norvegese: in pratica uno scoglio piuttosto ampio che ripara una piccola baia dove l’acqua è sorprendentemente verde. Ho trovato singolare il contrasto fra la baia e il trattore che – a meno di 10 metri – ha continuato a tagliare il fieno per tutto il pomeriggio. Su questo scoglio abbiamo preso sufficiente sole da arrossarci tutti

Quando siamo tornati all’Office Tourism per riprendere gli zaini, alcuni di noi (Massimo, Lucia, Lorenzo) hanno trovato la sgradita sorpresa dello zaino unto: la bottiglia d’olio si era rotta e ha fatto danno. Anche il locale dell’Office Tourism è stato coinvolto da questo inconveniente... tracce di borotalco devono essere visibili tuttora nei pressi!!!
Arrivati finalmente a Balestrand abbiamo scoperto che forse il posto era più carino di Vik (anche se a me Vik è sembrato bellino, son contenta di averlo visto). Anche il nostro ostello è decisamente bello (da tenere a mente in caso di visite future: Balestrand Vanderhrejm Krinsja). La nostra cena si è svolta nel pub dell’hotel figo del paese (con sale di inizio secolo davvero eleganti, stile lodge).
Vista una stella cadente...
 continua