sabato 6 novembre 2010

made in china

Quest'oggi son stata trascinata da mamma e cugina in un grande magazzino cinese, aperto circa un mese fa sulle ceneri di quello che era un grande centro dedicato al bricolage, qui nelle vicinanze. Chiuso quel bel negozione che vendeva piante, legname, articoli per la casa e attrezzature varie, ecco che è stato aperto questo angolo di Cina, a mio parere abbastanza autarchico. Io ero - e son rimasta - un po' prevenuta su 'sto posto, lo ammetto.
Appena entrati si avverte subito un odore chimico, di solventi o chissà che cosa... lavorare in questo posto tutto il giorno dev'essere proprio una botta di salute. Gli articoli in vendita spaziano dall'abbigliamento, accessori, calzature, bigiotteria, ai giocattoli, articoli per la casa, per gli animali e per la pulizia. Naturalmente la qualità è quella cinese, intesa nel senso deleterio del termine, così come anche i prezzi, per lo più bassi. Fra la bigiotteria e la biancheria intima c'erano alcuni esempi di kitsch e cattivo gusto di fronte ai quali non ho potuto far altro che osservarli con occhio critico e divertito. Altri oggetti invece erano, tutto sommato, accettabili.

Quello che però mi ha lasciato maggiormente interdetta è stato che tutti i commessi, dal primo all'ultimo, erano cinesi; la radio interna diffondeva le solite canzoni commerciali da classifica, ma quando venivano diffusi i messaggi di servizio, questi erano in cinese!! I cartelli esposti alla clientela, così come le etichette sugli scaffali, erano scritti in un italiano stentato, il più delle volte con errori nelle doppie o nella sintassi. Mi è venuta in mente la sensazione di completa estraneità di cui mi aveva raccontato una coppia di miei amici che quest'estate era stata a San Francisco, e che aveva sperimentato all'interno del quartiere di Chinatown. Pensare che la stessa cosa mi stava succedendo a due passi da casa...

Ho inoltre scoperto, con mio grande divertimento, che in 'sto posto, se volessi comprare una t-shirt o un paio di mutandine, dovrei prendere la taglia XL-XXL, invece della solita taglia 40-42 a cui sono abituata. Evidentemente i cinesi sono piccolini, e per i loro standard io sono un gigante :)

Ma questa è stata l'unica cosa che mi ha fatto sorridere; in questo sabato pomeriggio il posto era pieno di clienti (italiani) con i cestini pieni di acquisti, di tante cosine da pochi euro che alla fine fanno comunque un totale di tutto rispetto. Ci si lancia ad acquistare questo tipo di merce, di bassa qualità e "made in China" (oppure anche "made in Italy" - come dicevano le etichette sui vestiti - ma probabilmente fatta da lavoratori cinesi che lavorano in chissà quali fabbriche qui in Italia, e chissà in quali condizioni), pensando di risparmiare e di fare un buon affare, quando invece - credo - si tratta di un suicidio economico.

Mia madre è entusiasta di questo nuovo magazzino cinese, ma da parte mia mi sono ripromessa di non metterci più piede, sin quando avrò la possibilità di scegliere e comprare altrove.

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