giovedì 30 giugno 2011

true blood again

Appena vista la prima puntata della nuova stagione di True Blood (la quarta)... mmhhh... Mi pare proprio che abbandoni definitivamente la traccia dei libri per lanciarsi in linee narrative del tutto nuove (e a volte anche in contrasto con i libri della Harris). Al momento non so ancora se questa cosa mi piace oppure se mi dà fastidio (immagino che anche vedere un telefilm che fosse perfettamente uguale ai libri - che ho già letto - mi scasserebbe un po'...)

Cose da notare nella 1a puntata:
- il mondo delle fate mi sembra un mix fra il monte Olimpo e le atmosfere alla "Dune" (mentre nei libri mi ero immaginata una roba un po' più shakesperiana, tipo "Sogno di una notte di mezza estate"), mah!
- il nonno di Sookie me lo esauriscono così in dieci minuti, come un povero disgraziato rapito dalle fate, mentre nei libri è addirittura uno dei re fatati?
- Jason è diventato davvero un poliziotto??? E adesso fra lui e Andy sembra addirittura lui quello più serio (mentre Andy si fa di v)!!!
- pensavamo di esserci liberati di Tara, e invece ce la ritroviamo nelle vesti di una lottatrice bisessuale, coi capelli stirati...
- Jessica e Hoyt: chiari ed evidenti sintomi di guai in paradiso...
- Lafayette con la cresta alla mohicana? nooo... non ci posso credere!
- Fiona Shaw nei panni della strega invasata
- Rosemary's baby, anzi no volevo dire Arlene's baby, da quanto intuisco... ma visti tutti i sospetti che aveva, non è riuscita a liberarsene prima di metterlo al mondo??
- il fratellino di Sam mi sembra quasi più sfigato ora di quanto non mi sembrasse quando mammina e papino gli facevano fare le lotte coi cani. Come diamine l'hanno conciato?
- Sam e il suo allegro gruppetto di amici, che invece di lanciarsi in un'orgetta (giuro che me li immaginavo già sul tappeto), si lanciano in una cavalcata, e non per modo di dire XD
- ma Bill è diventato davvero il re della Louisiana?
- Pam e i consigli da vampira-sorella-maggiore a Jessica: la ADORO!
- mai però quanto adoro Eric davanti alla telecamera, con quello sguardo! E soprattutto quando alla fine si materializza in camera di Sookie, giusto in tempo per acchiapparle al volo i vestiti e rivelarle di aver acquistato la sua casa XD

lunedì 20 giugno 2011

shopping con jane austen


Laurie Viera Rigler, Shopping con Jane Austen, Sperling&Kupfer
Courtney Stone vive nella Los Angeles odierna e va pazza per i romanzi di Jane Austen. Quando becca il futuro marito con un'altra, si tuffa per l'ennesima volta tra le pagine di "Orgoglio e pregiudizio" insieme con una robusta dose di vodka. Ma al risveglio, la mattina dopo, si ritrova in una casa di campagna inglese, in quello che ha tutta l'aria di essere l'inizio del 1800, intrappolata nel corpo e nell'identità di Miss Jane Mansfield, "zitella" trentenne, simile in tutto e per tutto a un'eroina della sua amatissima scrittrice.

Comincia così l'avventura della "nuova" Jane alle prese con un'epoca diversa dalla sua, un'epoca che aveva tanto spesso idealizzato durante le letture dei romanzi, ma che alla prova dei fatti non si rivela sempre piacevole per quanto riguarda aspetti più quotidiani e concreti - ad esempio gli olezzi dei corpi poco lavati, le difficoltà igieniche legate alle mestruazioni, i bagni termali in quel di Bath non propriamente a prova di infezioni, le locande sporche, le mille cose che una giovane donna non sposata non può fare per non danneggiarsi la reputazione, etc...

L'idea di fondo del libro è la stessa già adottata dalla fiction inglese "Lost in Austen": una ragazza del XXI secolo appassionata dei libri di Jane Austen, che si ritrova catapultata nell'epoca e nell'ambientazione dei libri stessi. E proprio come in "Lost in Austen", per un ragazza moderna che torna indietro nel tempo, ce n'è una del XIX secolo che si ritrova catapultata duecento anni in avanti - per quale delle due ci sarà lo choc culturale più grande? Intuiamo che la "vera" Jane si ritrova nel corpo e nelle fattezze di Courtney, nella Los Angeles attuale; le sue disavventure verranno raccontate in un secondo libro "In viaggio con Jane Austen", che dovrebbe narrarci la storia parallela.

"Shopping con Jane Austen" mi è decisamente piaciuto, l'ho trovato piuttosto godibile e me lo sono letto con la curiosità di vedere cosa sarebbe successo alla protagonista. Non bisogna fare l'errore di leggerlo pensando di trovarvi un fac-simile di un romanzo austeniano, perché non è di questo che si tratta... è piuttosto un simpatico divertissement scritto da un'autrice che evidentemente ama molto Jane Austen.

venerdì 17 giugno 2011

sciocchezze

Vabbè che non ci credo e so benissimo che il venerdi 17 è una cazzata, però:
- il libro che dovevo passare a prendere in biblioteca e che ieri era era disponibile, stamattina ho ricontrollato sugli OPAC e qualcun'altro se l'è già preso in prestito (grrr... ero ansiosa di leggerlo)
- poi vengo a sapere per caso che il tizio dietro cui ho sbavato per sei anni buoni, e che non vedo più da quattro, è in "dolce attesa" (vabbè non proprio lui, no, ci siamo capiti). La notizia si sopporta senza batter ciglio, però è singolare che sia venuta a saperlo proprio oggi ;-)

martedì 14 giugno 2011

marmellate oltre confine

Mi chiedo quali arcane leggi di marketing abbiano fatto sì che in Italia la marmellata di rabarbaro non si trovi comunemente nei supermercati. Io amo la marmellata di rabarbaro, forse proprio perché di solito non si trova facilmente.

Ogni volta che mi trovo all'estero, tipicamente in Gran Bretagna o in Francia, approfitto delle semplici tappe al supermercato per comprarmene un vasetto, almeno uno (non posso ahimé comprarmene di più dato che poi c'è sempre la questione bagaglio, e non posso riempirmi lo zaino di vasetti fragili e pesanti). E lo pago una cifra ragionevole, esattamente come la marmellata di fragole o di albicocche, comunque di solito sempre meno di due euro.

Intendiamoci, non è che in Italia sia impossibile trovare questo tipo di marmellata. Solo che non la vendono al supermercato: bisogna ingegnarsi e cercarla nei negozietti che vendono specialità gastronomiche dal mondo. A Torino ne ho trovata, senza troppa fatica, in due negozi di questo tipo, dove importano tutta una serie di goloserie da vari paesi del mondo (compresi tè, biscotti vari e altre prelibatezze - fra cui anche la marmellata di zenzero inglese), e da Eataly, dove però si trattava di marmellata di rabarbaro fatta da produttori artigianali piemontesi.

Il problema però è il costo, perché in questi negozietti un vasettino da due etti e mezzo costa anche più di 7 euro. Diventa costoso garantirsi una fornitura regolare del prodotto.

Ora, io mi chiedo: perché noi italiani non abbiamo diritto di mangiare, a prezzi civili, la marmellata di rabarbaro? Perché non ce la propongono insieme a tutti gli altri gusti? Qualcuno ha mai fatto una ricerca di mercato che abbia stabilito che gli italiani la lascerebbero invenduta sugli scaffali?
Ci propongono addirittura la marmellata di arance (che a me non piace), amarognola e particolare, ma quella di rabarbaro no... com'è possibile?

lunedì 13 giugno 2011

donna a bordo

Daphne Du Maurier, Donna a bordo, Mondadori
Questa traduzione italiana è datata 1962 e la patina del tempo si avverte tutta, ma forse anche in questo risiede parte del fascino del libriccino.

Frenchman's creek è il titolo originale della storia narrata dalla Du Maurier, ambientata fra le coste frastagliate della Cornovaglia sul finire del XVII secolo. Lady Dona Saint Columb è fuggita dalla mondanità londinese per rifugiarsi nel maniero di Navron, vicino ad Helford, fra boschi solitari e baie nascoste.

Qui si imbatte nel "francese", uno strano pirata bretone con il quale è subito evidente, oltre ad un'affinità di amorosi sensi, un comune e più profondo sentire nei riguardi della vita e delle cose del mondo. Dona anela una libertà che non riuscirà a raggiungere, stretta fra l'amore e i vincoli familiari ingiunti ad una donna.
Dopo un breve periodo di avventura (quasi una specie di sogno di una notte di mezza estate), Dona sceglierà di sottostare alla sua realtà, mantenendo però un ricordo prezioso ed incancellabile.

giovedì 9 giugno 2011

viaggio in provenza/2

Arles
Rimangono numerose vestigia di epoca romana in questa città, che ho trovato piuttosto carina anche se più disordinata rispetto ad Aix. Nel centro storico spiccano innanzitutto les Arenes, che sono state recuperate e rimesse a nuovo negli ultimi anni. E' un anfiteatro di forma ellittica, perfettamente conservato, che viene oggi utilizzato per spettacoli e corride.
Ahimè, le corride... Prima di partire avevo letto che in questa zona della Francia si tiene un tipo particolare di corride, chiamata la course camarguaise, che in pratica consiste in una gara di abilità dove il toreador deve cercare di recuperare dei nastri e delle coccarde sistemate sulla schiena e tra le corna del toro, ma che non termina con l'uccisione dell'animale. In realtà il padrone di casa del mas dove abbiamo alloggiato ci ha spiegato che queste courses si tengono solo un paio di volte l'anno, ma che di solito fanno anche le corride vere e proprie, come quelle spagnole, sigh sigh... Che tradizione barbara! Eppure hanno il coraggio di definirlo sport...
Ad Arles ci sono anche resti ben conservati del teatro, sempre di epoca romana, nonché dell'acquedotto e di altri edifici.

Un personaggio che ha legato il proprio nome ad Arles è stato Vincent Van Gogh, di cui però oggi in città non è rimasta alcuna opera. Nella variopinta place du Forum, circondata da localini e bistrot che la sera si riempiono di turisti, si può vedere il Cafè La Nuit, reso celebre da Van Gogh in un suo famoso quadro (il caffè non è più quello originale, ma è stato ricostruito nel dopoguerra).
Un altro luogo meta immancabile per gli appassionati è l'Hotel Dieu (ora Espace VanGogh, mediateca e centro culturale), che nel secolo scorso era il manicomio. Van Gogh venne ricoverato qui dopo essersi tagliato l'orecchio, e sempre qui dipinse lo scorcio del chiostro interno, con la fontana centrale e le aiuole fiorite; l'aspetto odierno del luogo è mutato pochissimo, anche se adesso è pieno di turisti e di negozietti di souvenir, cartoline e poster.

Camargue
Sin dai tempi delle scuole medie nutrivo una forte curiosità di vedere la Camargue, sin da quando nelle ore di francese, durante le lezioni di civilisation, la professoressa ce ne aveva parlato. E' da allora che avevo un po' il "mito" di questa regione, che mi immaginavo selvaggia e molto particolare. In realtà ne ho visto una versione un po' annacquata e ancor più umida del solito, dato che il giorno che l'abbiamo visitata ha piovuto copiosamente. Siamo riusciti a vedere qualche toro al pascolo, e numerosi cavalli (molti dei quali stavano pascolando tranquillamente accanto ai recinti presso la strada). Aguzzando la vista abbiamo anche potuto vedere da distante i famosi fenicotteri rosa nell'Etang des Vaccarès.

Incuranti del temporale sul mare e dei lampi che lo accompagnavano, ci siamo poi diretti alle saline di Giraud (pare che siano le più grandi d'Europa), a inzupparci per bene di fango e di pioggia. Mi aspettavo di vedere le classiche grandi piramidi di sale, come nei documentari, ma in realtà c'erano soltanto bacini pieni d'acqua, nei quali il sale deve sedimentare. Nonostante il tempaccio e la luce inclemente abbiamo visto l'acqua, contenente sale, a tinte rosate: davvero uno spettacolo, che le fotografie non sono riuscite a rendere pienamente.

Saintes-Maries-de-la-Mer
Questo paesello sul mare ha un'atmosfera fortemente spagnoleggiante, e uno stile very far West. Sarà per le statue dei vaccari e dei cavalli nelle rotonde delle strade; per i testoni di toro appesi a mo' di trofei nel bistrot dove siamo andati a prendere il caffè; per il negozio che vendeva camperos di ogni foggia e colore, insieme ad altro abbigliamento da cowboy; per le insegne dei locali con la senorita che balla il flamenco - tutta una serie di piccoli particolari ricordano molto più la Spagna che la Francia.

Saintes Maries è famoso perché qui ogni anno (il 24 e il 25 maggio) si riuniscono gli zingari di tutta Europa per la festa della loro santa patrona, santa Sara. La statua della santa viene portata a spalle in processione dalla chiesa dove è conservata sino al mare. La chiesa in questione è davvero pittoresca: molto vecchia, in stile romanico, ha l'interno con un'unica navata scura e tenebrosa (sarebbe uno scenario perfetto per ambientare una scena di Pirati dei Caraibi), con le statue delle due sante Marie su una piccola imbarcazione, e numerosi ex-voto di marinai e pescatori. Scendendo i pochi scalini che portano nella piccola e bassa cripta sotto l'altare, si viene assaliti da un caldo allucinante, causato da tutte le candele votive accese a santa Sara, la cui statua, dal volto scuro, è per l'appunto conservata lì sotto, infagottata da numerosissimi mantelli e vestiti colorati, offerti dalla devozione dei gitani.

Aigues-Mortes
Costruita originariamente come porto, nel corso dei secoli ha perso questa funzione in quanto i sedimenti del delta del Rodano l'hanno allontanata dal mare, man mano che si depositavano. Oggi è una bella e pittoresca città, il cui centro storico è ancora perfettamente racchiuso da alte mura quadrate sulle quali si può passeggiare, e da torri angolari. Ci sono innumerevoli negozietti e bistrot.
Non abbiamo avuto molto tempo da dedicarvi perché avevamo prenotato la cena in un ristorantino carino di Arles, e quindi abbiamo dovuto venircene via ad un orario "decente" perché dovevamo ancora macinare un po' di chilometri per rientrare.

Les Baux de Provence
Questo è un vecchio ed affascinante paesello abbarbicato su una rocca nelle alture delle Alpilles, a circa una ventina di chilometri da Arles. Mi è piaciuto tantissimo, anche se mi è rimasto il dubbio se questo fascino che mi ha avvinta sia derivato esclusivamente dal villaggio in sé, oppure dal fatto che si sia trattato dell'unico posto che abbiamo potuto vedere sotto il sole :-) Abbiamo infatti fatto tappa a Les Baux domenica, mentre eravamo sulla strada del rientro, e nel corso della nostra visita abbiamo miracolosamente goduto di un'oretta di sole (anche se non ci siamo azzardati a lasciare l'ombrello in macchina, sfidando la sorte!).

Les Baux mi ha ricordato molto certi paeselli arroccati che si vedono nella Liguria di Ponente (tipo Bussana o Dolceacqua). Durante il Medioevo era sede di una potente signoria, ed esiste tuttora il castello, visitabile, nel quale durante l'estate si svolgono rievocazioni ed esibizioni di falconeria. Una curiosità: sebbene sia Francia a tutti gli effetti, il Principe di Monaco detiene ancor oggi il titolo di Marchese di Les Baux.

Bisogna lasciare la macchina nel parcheggio prima del paese, pagando 4 o 5 euro a seconda che si parcheggi sulla strada, oppure dopo la barra. Il prezzo è lo stesso sia per la sosta di un'ora che per tutta la giornata. Come prima cosa entrando in paese si incontra subito un punto vendita della biscotteria La Cure Gourmande (di cui c'è anche un secondo negozietto più piccolo in punta al paese). Dato che Les Baux è prettamente turistico, abbiamo trovato tutte le botteghe aperte anche se era domenica: devo dire che siamo anche riusciti a comprare souvenir dell'ultima ora senza spendere troppo, anzi, abbiamo trovato diverse cosine a prezzi addirittura più bassi che non in città. Però non abbiamo visitato il castello dato che avevamo pochissimo tempo.

Vallata del Luberon
In realtà non abbiamo propriamente visitato il Luberon, ma ci siamo limitati a passarci in macchina mentre tornavamo a casa: da St.Remy de Provence, per Cavaillon, e poi verso est attraverso Apt e Manosque, sino a prendere l'autostrada. Quel poco che ho potuto vedere dai finestrini comunque mi è piaciuto molto: paeselli arroccati su colline, boschi verdeggianti, alcuni castelli (ad esempio quello di Lacoste, vecchio feudo della famiglia De Sade).
Lungo la strada siamo anche riusciti a vedere l'unico campo di lavanda di tutto il nostro viaggio, che ci ha costretto a fare inversione ad U per fotografarlo. Non ci speravamo davvero più: eravamo arrivati a credere che la famosa lavanda della Provenza fosse uno stereotipo, un mito costruito a tavolino. In realtà credo che la stagione più propizia per vedere i famosi filari di lavanda fiorita sia leggermente più avanti, verso luglio.

(la prima parte del viaggio nel post precedente)

lunedì 6 giugno 2011

viaggio in provenza/1

Il pleuvait sans cesse sur la Provence ces jours là...
Parafrasando Prevert, questa è stata la sintesi dei miei quattro giorni e mezzo trascorsi in Provenza. Dopo pagine e pagine di guide turistiche e libri fotografici che decantavano i giochi di luce provenzali, le atmosfere mediterranee e dei borghi di campagna, i colori caldi e i gusti delle erbe e del mare, io mi sono ritrovata - ahimé - a passare TUTTO il tempo in simbiosi col mio ombrello, sotto una pioggia battente.
Il clima di questi giorni sulla zona a cavallo delle Alpi occidentali ha contemplato un temporale dopo l'altro, sia sul versante italiano che su quello francese, e quindi in ogni caso mi sarei presa la pioggia, anche se fossi restata a casa. Però la pioggia mentre si è in viaggio è una vera e propria rottura di scatole, rende tutto più scomodo e cambia completamente l'atmosfera dei luoghi.
Ad ogni modo abbiamo fatto un bel giro, macinando quasi 1200 chilometri in tutto.

Aix-en-Provence
La cittadina è molto carina, le strade e le piazze del centro sono discrete ma eleganti, con molti negozi. Il viale più importante è Cours Mirabeau, una specie di Champs Elysées in scala molto ridotta, lungo il quale ci sono diverse fontane, e dove si svolge anche uno dei mercati. Un po' dappertutto ci sono statue e riferimenti del buon Roi René, che evidentemente fu un sovrano molto importante e amato, durante il XV secolo. Aix è anche la città natale del pittore impressionista Paul Cezanne, e difatti esistono anche dei giri guidati a tema.
Noi ci siamo limitati a fare delle passeggiate abbastanza a casaccio nel centro, visitando vari negozietti lungo il percorso, e spendendo un po' di soldi! Nel pomeriggio, data la pioggia che non accennava a diminuire, abbiamo fatto tappa nel Museo delle Tapisseries (museo piuttosto poverello, dove non consiglio di andare a meno che non si nutra una passione sfegatata per Don Chisciotte, dato che le uniche robe esposte sono dieci arazzi che raffigurano scene della sua storia) e nel Museo Granet (che contiene sculture, reperti archeologici, e quadri di varie epoche, fra cui un paio di Cezanne... comunque anche questo non è un museo molto grande).
I parcheggi di Aix sono cari come il fuoco: in un parcheggio sotterraneo subito fuori dal centro, dalle 11 di mattina sin verso le 18, abbiamo pagato 10 euro!

Qui ad Aix inoltre abbiamo scoperto i negozi della catena La Cure Gourmande, una catena di biscotterie diffusa in varie città della Provenza (e non solo), che sono un vero spettacolo per gli occhi e per il palato, nonché un salasso per il portafoglio; infatti io ho guardato, fotografato, ma non toccato... mi sono limitata agli assaggini gratuiti che le commesse offrivano sempre appena si entrava.

Salon-de-Provence
Salon è la città dove visse e morì Nostradamus (che infatti è sepolto qui). Non ha particolari attrattive oltre a questa caratteristica, e inoltre noi ci siamo passati nel tardo pomeriggio, quando i negozi erano già chiusi, per cui non l'abbiamo vista molto popolata.

Avignone
Sono rimasta davvero colpita dall'imponenza del Palazzo dei Papi, nonostante prima di partire avessi letto guide che esaltavano l'edificio, e quindi in un certo senso dovessi già essere preparata. Il palazzo e le sue sale sono davvero maestosi, e ci abbiamo impiegato oltre due ore a visitarlo (velocizzando un po' la parte finale perché eravamo già in ritardo con la nostra tabella di marcia). Nella prima corte interna alla quale si accede sono collocate - credo per tutto l'anno - le scalinate del teatro all'aperto nel quale si svolge il Festival di Avignone (che è un importante festival teatrale che si svolge tutti gli anni nel mese di luglio): uno scenario davvero inconsueto :-)
Si passa poi in una delle torri angolari, al cui piano inferiore i papi nascondevano il loro tesoro (denaro e gioielli) sotto le lastre di pietra del pavimento. Ai piani superiori (confesso che là dentro ho finito per perdere il senso dell'orientamento...) si passa poi nel lungo ed enorme tinello dove si prendevano i pasti, e nell'adiacente cucina con la cappa che sbuca direttamente in cima alla torre. In questi giorni all'interno del Palazzo c'era anche una mostra dedicata alle rose, che infatti occupavano la seconda corte interna e parte di altre sale: un tocco di colore fra le mura gotiche...
La camera del letto del papa è davvero un gioiellino, con le pareti azzurre ricoperte da delicati dipinti arborei, dove qua e là fanno capolino uccellini e scoiattoli, e alle finestre ci sono trompe-l'oeil con gabbie di usignoli. Il soffitto è a cassettoni, mentre il pavimento è stato rifatto con tante piastrelle quadrate colorate e con disegni stilizzati di piante e di animali: davvero molto molto bello, mi piacerebbe averne uno uguale a casa mia :-) C'è poi la stanza del cervo, con le pareti affrescate con scene di caccia e con personaggi intorno a una vasca... si nota come i soggetti riprodotti non appartenessero particolarmente alla sfera religiosa, nonostante fosse la casa del papa :) Dal palazzo si può salire in cima ad una delle torri, da cui si gode di una bellissima vista panoramica sulla città e sul Rodano.

Il ponte di Saint Benezet è un'altra delle particolarità di Avignone, nonché seconda attrazione turistica della città. Si tratta di un ponte di cui restano soltanto 4 arcate, in luogo delle 22 originarie, gran parte delle quali vennero spazzate via (più volte) dalle alluvioni del Rodano. C'è una famosa canzone tradizionale francese che dice "Sur le pont d'Avignon / L'on y danse, l'on y danse / Sur le pont d'Avignon / L'on y danse tous en rond", anche se in realtà il ponte non è sufficientemente largo per danzarvi sopra...

L'argomento parcheggi è dolente anche ad Avignone. Nel periodo estivo consiglio vivamente di non entrare con la macchina dentro le mura. Dirigetevi piuttosto al parcheggio dell'Ile de Loit, oltre il Rodano: è gratuito e c'è una navetta (anch'essa gratuita), che ogni 10-15 minuti conduce alla Porte de l'Oille.

(la seconda parte del viaggio in un prossimo post)