giovedì 9 giugno 2011

viaggio in provenza/2

Arles
Rimangono numerose vestigia di epoca romana in questa città, che ho trovato piuttosto carina anche se più disordinata rispetto ad Aix. Nel centro storico spiccano innanzitutto les Arenes, che sono state recuperate e rimesse a nuovo negli ultimi anni. E' un anfiteatro di forma ellittica, perfettamente conservato, che viene oggi utilizzato per spettacoli e corride.
Ahimè, le corride... Prima di partire avevo letto che in questa zona della Francia si tiene un tipo particolare di corride, chiamata la course camarguaise, che in pratica consiste in una gara di abilità dove il toreador deve cercare di recuperare dei nastri e delle coccarde sistemate sulla schiena e tra le corna del toro, ma che non termina con l'uccisione dell'animale. In realtà il padrone di casa del mas dove abbiamo alloggiato ci ha spiegato che queste courses si tengono solo un paio di volte l'anno, ma che di solito fanno anche le corride vere e proprie, come quelle spagnole, sigh sigh... Che tradizione barbara! Eppure hanno il coraggio di definirlo sport...
Ad Arles ci sono anche resti ben conservati del teatro, sempre di epoca romana, nonché dell'acquedotto e di altri edifici.

Un personaggio che ha legato il proprio nome ad Arles è stato Vincent Van Gogh, di cui però oggi in città non è rimasta alcuna opera. Nella variopinta place du Forum, circondata da localini e bistrot che la sera si riempiono di turisti, si può vedere il Cafè La Nuit, reso celebre da Van Gogh in un suo famoso quadro (il caffè non è più quello originale, ma è stato ricostruito nel dopoguerra).
Un altro luogo meta immancabile per gli appassionati è l'Hotel Dieu (ora Espace VanGogh, mediateca e centro culturale), che nel secolo scorso era il manicomio. Van Gogh venne ricoverato qui dopo essersi tagliato l'orecchio, e sempre qui dipinse lo scorcio del chiostro interno, con la fontana centrale e le aiuole fiorite; l'aspetto odierno del luogo è mutato pochissimo, anche se adesso è pieno di turisti e di negozietti di souvenir, cartoline e poster.

Camargue
Sin dai tempi delle scuole medie nutrivo una forte curiosità di vedere la Camargue, sin da quando nelle ore di francese, durante le lezioni di civilisation, la professoressa ce ne aveva parlato. E' da allora che avevo un po' il "mito" di questa regione, che mi immaginavo selvaggia e molto particolare. In realtà ne ho visto una versione un po' annacquata e ancor più umida del solito, dato che il giorno che l'abbiamo visitata ha piovuto copiosamente. Siamo riusciti a vedere qualche toro al pascolo, e numerosi cavalli (molti dei quali stavano pascolando tranquillamente accanto ai recinti presso la strada). Aguzzando la vista abbiamo anche potuto vedere da distante i famosi fenicotteri rosa nell'Etang des Vaccarès.

Incuranti del temporale sul mare e dei lampi che lo accompagnavano, ci siamo poi diretti alle saline di Giraud (pare che siano le più grandi d'Europa), a inzupparci per bene di fango e di pioggia. Mi aspettavo di vedere le classiche grandi piramidi di sale, come nei documentari, ma in realtà c'erano soltanto bacini pieni d'acqua, nei quali il sale deve sedimentare. Nonostante il tempaccio e la luce inclemente abbiamo visto l'acqua, contenente sale, a tinte rosate: davvero uno spettacolo, che le fotografie non sono riuscite a rendere pienamente.

Saintes-Maries-de-la-Mer
Questo paesello sul mare ha un'atmosfera fortemente spagnoleggiante, e uno stile very far West. Sarà per le statue dei vaccari e dei cavalli nelle rotonde delle strade; per i testoni di toro appesi a mo' di trofei nel bistrot dove siamo andati a prendere il caffè; per il negozio che vendeva camperos di ogni foggia e colore, insieme ad altro abbigliamento da cowboy; per le insegne dei locali con la senorita che balla il flamenco - tutta una serie di piccoli particolari ricordano molto più la Spagna che la Francia.

Saintes Maries è famoso perché qui ogni anno (il 24 e il 25 maggio) si riuniscono gli zingari di tutta Europa per la festa della loro santa patrona, santa Sara. La statua della santa viene portata a spalle in processione dalla chiesa dove è conservata sino al mare. La chiesa in questione è davvero pittoresca: molto vecchia, in stile romanico, ha l'interno con un'unica navata scura e tenebrosa (sarebbe uno scenario perfetto per ambientare una scena di Pirati dei Caraibi), con le statue delle due sante Marie su una piccola imbarcazione, e numerosi ex-voto di marinai e pescatori. Scendendo i pochi scalini che portano nella piccola e bassa cripta sotto l'altare, si viene assaliti da un caldo allucinante, causato da tutte le candele votive accese a santa Sara, la cui statua, dal volto scuro, è per l'appunto conservata lì sotto, infagottata da numerosissimi mantelli e vestiti colorati, offerti dalla devozione dei gitani.

Aigues-Mortes
Costruita originariamente come porto, nel corso dei secoli ha perso questa funzione in quanto i sedimenti del delta del Rodano l'hanno allontanata dal mare, man mano che si depositavano. Oggi è una bella e pittoresca città, il cui centro storico è ancora perfettamente racchiuso da alte mura quadrate sulle quali si può passeggiare, e da torri angolari. Ci sono innumerevoli negozietti e bistrot.
Non abbiamo avuto molto tempo da dedicarvi perché avevamo prenotato la cena in un ristorantino carino di Arles, e quindi abbiamo dovuto venircene via ad un orario "decente" perché dovevamo ancora macinare un po' di chilometri per rientrare.

Les Baux de Provence
Questo è un vecchio ed affascinante paesello abbarbicato su una rocca nelle alture delle Alpilles, a circa una ventina di chilometri da Arles. Mi è piaciuto tantissimo, anche se mi è rimasto il dubbio se questo fascino che mi ha avvinta sia derivato esclusivamente dal villaggio in sé, oppure dal fatto che si sia trattato dell'unico posto che abbiamo potuto vedere sotto il sole :-) Abbiamo infatti fatto tappa a Les Baux domenica, mentre eravamo sulla strada del rientro, e nel corso della nostra visita abbiamo miracolosamente goduto di un'oretta di sole (anche se non ci siamo azzardati a lasciare l'ombrello in macchina, sfidando la sorte!).

Les Baux mi ha ricordato molto certi paeselli arroccati che si vedono nella Liguria di Ponente (tipo Bussana o Dolceacqua). Durante il Medioevo era sede di una potente signoria, ed esiste tuttora il castello, visitabile, nel quale durante l'estate si svolgono rievocazioni ed esibizioni di falconeria. Una curiosità: sebbene sia Francia a tutti gli effetti, il Principe di Monaco detiene ancor oggi il titolo di Marchese di Les Baux.

Bisogna lasciare la macchina nel parcheggio prima del paese, pagando 4 o 5 euro a seconda che si parcheggi sulla strada, oppure dopo la barra. Il prezzo è lo stesso sia per la sosta di un'ora che per tutta la giornata. Come prima cosa entrando in paese si incontra subito un punto vendita della biscotteria La Cure Gourmande (di cui c'è anche un secondo negozietto più piccolo in punta al paese). Dato che Les Baux è prettamente turistico, abbiamo trovato tutte le botteghe aperte anche se era domenica: devo dire che siamo anche riusciti a comprare souvenir dell'ultima ora senza spendere troppo, anzi, abbiamo trovato diverse cosine a prezzi addirittura più bassi che non in città. Però non abbiamo visitato il castello dato che avevamo pochissimo tempo.

Vallata del Luberon
In realtà non abbiamo propriamente visitato il Luberon, ma ci siamo limitati a passarci in macchina mentre tornavamo a casa: da St.Remy de Provence, per Cavaillon, e poi verso est attraverso Apt e Manosque, sino a prendere l'autostrada. Quel poco che ho potuto vedere dai finestrini comunque mi è piaciuto molto: paeselli arroccati su colline, boschi verdeggianti, alcuni castelli (ad esempio quello di Lacoste, vecchio feudo della famiglia De Sade).
Lungo la strada siamo anche riusciti a vedere l'unico campo di lavanda di tutto il nostro viaggio, che ci ha costretto a fare inversione ad U per fotografarlo. Non ci speravamo davvero più: eravamo arrivati a credere che la famosa lavanda della Provenza fosse uno stereotipo, un mito costruito a tavolino. In realtà credo che la stagione più propizia per vedere i famosi filari di lavanda fiorita sia leggermente più avanti, verso luglio.

(la prima parte del viaggio nel post precedente)

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