venerdì 2 dicembre 2011

hunger games


A volte un libro che ci colpisce tantissimo non passa attraverso un colpo di fulmine repentino, ma da un primo sguardo distratto e poco interessato, corretto poi dall'ascolto di un consiglio/segnalazione estremamente entusiasta che si ripropone su più fronti. Questa cosa mi era già successa con la serie "In Death" della Robb, e adesso di nuovo con "Hunger Games" di Suzanne Collins.

Per chi non lo sapesse, "Hunger Games" è il primo libro di una trilogia - in Italia per ora sono usciti i primi due ("La ragazza di fuoco" è il secondo, già tradotto, "Mockingjay è il terzo e ultimo, per ora reperibile soltanto in lingua originale). In giro per librerie si trova probabilmente nella sezione dei libri per ragazzi, fra i cosiddetti young-adult. Data questa collocazione, molto difficilmente mi sarei decisa a prenderlo in mano per leggerlo. Ma per fortuna ho prestato ascolto alle numerosissime recensioni positive lette in giro sul web, e soprattutto a quelle entusiastiche di quella piccola rosa di amici "internettiani" dei cui consigli letterari mi fido da tempo. E ho fatto bene.
In realtà è davvero riduttivo considerare "Hunger games" un puro e semplice libro per ragazzi. Lo si può leggere a molti livelli, e non è difficile vedervi una chiara metafora del potere centrale, dei governi e dei media nei confronti dei loro cittadini. Sarà anche un libro fantasy, ambientato in un ipotetico futuro, ma durante la lettura più volte mi è capitato di notare quanto alcuni dettagli fossero terribilmente simili e vicini al reale...
La scrittura della Collins è molto avvincente: una volta superate le pagine iniziali non si può fare a meno di restare calamitati dalla storia. Ti ritrovi rapito e devi andare avanti a leggere.

La storia è ambientata in un futuro non ben precisato, nella terra di Panem, dove un tempo sorgevano gli Stati Uniti. Panem è composta da 12 distretti controllati da Capitol City. Dopo che 74 anni prima si era verificata una feroce ribellione al potere centrale - nella quale il Distretto 13 venne annientato - ogni anno, il regime centrale sorteggia due adolescenti per ciascun distretto, un ragazzo e una ragazza, i quali sono costretti a partecipare agli Hunger Games, una sorta di crudele reality show, nel quale esiste una sola regola: uccidi o muori.

Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.

E' terminata da poco la produzione di The Hunger Games, film diretto da Gary Ross, e basato sul primo libro, che dovrebbe uscire nelle sale in primavera. Se tanto mi dà tanto fra sei mesi questo sarà il nuovo "fenomeno", dopo la serie di Harry Potter e dopo la saga di Twilight.

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