lunedì 25 marzo 2013

gli abiti di capucci

Ho approfittato del sabato piovoso per andare alla Reggia di Venaria a visitare alcune mostre in corso, fra cui quella della Peota Reale (che ero curiosissima di vedere) e quella sulle creazioni di Capucci, appena cominciata.

Roberto Capucci. La ricerca della regalità
Reggia di Venaria Reale, Torino
(23 marzo 2013 - 8 settembre 2013 prorogata al 2 febbraio 2014)

Ho qualche difficoltà a definire Capucci uno stilista, perché i suoi non sono abiti normali, ma creazioni del tutto particolari. Un vestito serve a proteggere dal freddo, in origine, e successivamente ad indicare uno status, o a valorizzare la figura e la persona chi lo porta, uomo o donna che sia. In questo quindi un abito ha una funzione, primordiale oppure ornamentale, che comunque valorizza chi lo porta.

Ma gli abiti disegnati da Capucci vanno oltre, sono esagerati e, molto spesso, direi che sono quasi fini a se stessi, delle vere e proprie opere d'arte, delle sculture di stoffa che talvolta sfidano le leggi della fisica. Sono coloratissimi, sorprendenti e geniali, ti lasciano a bocca aperta e sono bellissimi. Ma sono molto difficili da portare, e secondo me alcuni modelli fagocitano addirittura chi li indossa.  Per questo non riesco a definire Capucci come uno stilista, ma oso indicarlo come un artista. Uno stilista si muove con un'ispirazione diversa, ma Capucci no, tant'è vero che - se ho capito bene - ormai da diversi anni non realizza più i propri lavori affinché questi siano indossati, ma proprio perché siano esposti nella sua Fondazione e nelle varie mostre che vengono organizzate in giro per il mondo.


La mostra alla Venaria espone una cinquantina di abiti, creati dagli anni Cinquanta ad oggi, insieme a diversi bozzetti, fotografie e filmati sulle celebrità che hanno indossato queste creazioni. La prima sala propone sette vestiti da sposa, realmente indossati da signore dell'alta società, tutti con strascichi lunghissimi ed esagerati (provate a guardare gli abiti da dietro, dal fondo dello strascico... Ce n'è uno in georgette per cui sono stati usati 120 metri di stoffa per la sua lavorazione! In fondo allo strascico di un abito addirittura si vedono ancora le macchie d'acqua nel quale probabilmente è passato... è difficile portare in tintoria questi capi).
In una sala successiva è esposto il vestito in velluto con cui Rita Levi Montalcini presenziò alla cerimonia con cui ricevette il premio Nobel nel 1986; a differenza di tutti gli altri, le linee di quest'abito risultano decisamente semplici e severe.
Più avanti ci sono altri "esperimenti" in stoffa: alcuni che ricalcano le linee architettoniche, tanto da ricordare delle vere e proprie colonne, doriche e corinzie; altri che si ispirano agli elementi della natura, come il vestito rosso che vuole raffigurare la fiamma, oppure quelli ispirati ai fiori e alle orchidee. Per ultimo, è esposto un vestito di scena usato da Maria Callas.

Ho trovato questa mostra molto interessante: un percorso di grande fascino che attraversa la seconda metà del Novecento sul tema della moda, ricostruendo l’itinerario creativo di uno dei maestri della moda mondiale.


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