giovedì 18 dicembre 2014

panini al salmone sotto la pioggia

Dicono che una delle città più piovose del mondo sia Bergen, in Norvegia, e non ho motivo di dubitarne. Ci sono stata tre giorni e ha piovuto in continuazione: per tutto il tempo non ho mai abbandonato la giacchetta impermeabile e l'ombrello. Addirittura buona parte delle cartoline ironizzano su questa peculiarità, quindi dev'essere un dato di fatto incontrovertibile. Pare che la media annua di giornate piovose sia 285!

Ma per fortuna Bergen è famosa anche per altri aspetti, fra cui uno è il caratteristico mercato del pesce, il Fisketorget, che si tiene nelle vicinanze del porto. Lo spazio del mercato non è molto ampio, ma le bancarelle sono alquanto pittoresche: i tendoni che le sovrastano sono rossi e contribuiscono a diffondere una tonalità rossa su tutto l'ambiente sottostante,  sottolineata ancor di più dai colori dei pesci esposti sui banconi.


Ci sono moltissime varietà di pesci, principalmente salmoni e gamberetti (che in buona parte finiscono dentro a panini da asporto fatti direttamente sul momento), ma anche carne di balena, granchi, aringhe, e tanti altri a me sconosciuti. La Norvegia era l'unico paese al mondo (insieme al Giappone) ad esercitare ancora la caccia alla balena, quando ci sono stata, per cui qui la vendita della sua carne era consentita. La carne di balena ha un colore molto scuro, e un amico l'aveva comprata per assaggiarla. Io invece mi ero fatta prendere dagli scrupoli e non l'avevo fatto.

Le persone dietro ai banchi del Torget indossano tutte delle maxi salopette di gomma da pescatori, con degli alti stivaloni. E' un po' una babele, poiché parlano moltissime lingue diverse. Si tratta infatti principalmente di studenti (molti stranieri), che lavorano al mercato durante l'estate, per pagarsi gli studi.

Sulle bancarelle comunque non si trovano esclusivamente pesci, ma anche frutti, bacche, fiori oppure maglioni tipici, quelli belli spessi ricamati di lana. Giusto per non farsi mancare nulla, dato che il mercato è frequentatissimo dai turisti.

lunedì 8 dicembre 2014

the king

Per quanto mi riguarda, non ha più la verve dei primi titoli della serie. Troppo dispersivo, troppa carne al fuoco, troppo spazio a personaggi che mi interessano poco (le Ombre), e poco a quelli di cui vorrei leggere di più (Layla e Xcor, e inoltre personaggi appena accennati in passato come Murhder e Luchas - la Ward se li è persi nel dimenticatoio?).

Si vede che la Ward, quando decide di prediligere particolarmente un personaggio, gli prepara minuziosamente il campo già diversi libri prima di quello che a lui espressamente dedicato. E' successo con John, poi l'ho notato tantissimo con la coppia Qhuinn e Blay, e adesso con le Ombre. Peccato che in ciascuno di questi casi l'eccessivo spazio che dedica loro mi sfinisce: insomma, già si tratta di personaggi che non sono MAI quelli che a me interessano, e il troppo mi stufa.

Ma poi... le Ombre? Quando la Ward ha introdotto questi fratelli (all'epoca in cui lavoravano nel club di Rehvenge) li aveva ammantati di un'aura mitica di pericolo, in quanto appartenenti a una razza particolare, diversa dai vampiri, etc etc, insomma c'erano grandi aspettative... e adesso invece uno fa il cuoco nel tempo libero, e l'altro il puttaniere seriale per sfuggire allo spleen esistenziale: ma dai!
E Selena: ho letto tutti i libri precedenti ma mi sfugge davvero dove fosse fatta menzione di una malattia mortale fra le Elette, da dove l'ha tirata fuori la Ward?

In quanto alla storia di Beth e Wrath devo dire che la parte che mi è piaciuta di più è stata quella con i flashback relativa ai genitori di Wrath (e se anche la Ward l'avesse ampliata un pochetto non mi sarei lamentata). Ho trovato abbastanza ridicola (e confezionata su misura) la gestione del needing di Beth e della sua gravidanza inconsapevole - anche alla luce del fatto che abbiamo Layla incinta da quanto? due libri?, mentre Beth scopre di essere incinta e dà alla luce il figlio nel giro di pochi capitoli.

La storia fra Sola e Assail ha continuato a piacermi (non da impazzire, ma visto il resto...), com'era stato nel libro precedente.

In definitiva, ho letto il libro, ma senza alcuna fretta né entusiasmo, tant'è che è la prima volta che non mi sono fiondata sull'edizione inglese appena uscita, ma con tutta calma ho letto l'edizione italiana oltre sei mesi più tardi, senza nessuna ansia. Il desiderio di proseguire con la serie mi era già scemato moltissimo con "Lover at last", e con questo titolo non è certo riaumentato.

venerdì 28 novembre 2014

la fiera delle vanità

Vanity Fair. La fiera delle vanità
di Mira Nair, 2004, GB-USA
interpreti: Reese Witherspoon, James Purefoy, Gabriel Byrne, Jonathan Rys-Myers, Bob Hoskins.


La bella Becky, appassionata, spiritosa e calcolatrice, figlia di uno squattrinato artista inglese e di una ballerina francese, resta orfana in tenera età. Fin da bambina è sensibile al fascino di una vita piú agiata e ripudia il suo ambiente di origine. Abbandona l'Accademia di Miss Pinkerton a Chiswick, decisa a conquistare l'alta società inglese con ogni mezzo a sua disposizione. Per scalare le vette sociali ricorrerà a tutta la sua intelligenza, astuzia e sensualità.

Un film che in molti passaggi ricorda "Via col vento", consigliato a tutte le romantiche che amano i film in costume, con eroine forti e indomite. Si tratta della versione cinematografica del romanzo di William Makepeace Thackeray, con scenografie molto sontuose, costumi coloratissimi, moltissimi rimandi alla cultura indiana (la regista è indiana), e bravissimi attori.

Non ho mai letto il romanzo, ma nonostante questo so - da ricordi scolastici - che si tratta di un acutissimo romanzo di analisi sociale. Non so se la "vera" Becky Sharp di Thackeray fosse soltanto un'arrampicatrice sociale, senza scrupoli, e quindi un personaggio negativo. Nel film Becky è sicuramente piu' "soft" di quanto non sia nel libro. Tutte le recensioni che ho letto fanno notare questo punto.
Comunque il personaggio del film secondo me è sfaccettato: le sue azioni sono mosse, in principio, dalla voglia di emergere e di farsi strada. Anche quando, più avanti, si trova nella rete del marchese di Steyne, fa buon viso a catttivo gioco per ottenere qualcosa in cambio. Pero' quando si trova a perdere - per causa sua - sia il marito sia il figlio, secondo me la sua pena è sincera, per quanto non esternata platealmente.
Io credo che il personaggio di Becky sia da considerarsi positivamente, nonostante tutto, come una donna intelligente e astuta, che cerca di usare cio' che ha a sua disposizione per migliorare la propria condizione.

Sul dvd ci sono sia un finale sia un inizio alternativi. Io li ho preferiti entrambi, rispetto a quelli che invece sono stati usati. Nei titoli di testa (meravigliosi e con un motivo di sottofondo delicatissimo - "She walks in beauty" ispirato ai versi di Byron - che ha continuato a risuonarmi in testa tutta la sera) l'immagine della farfalla che vola tanto vicino alla fiammella della candela da bruciarsi le ali è bellissima, è una vivida metafora dell'esistenza di Becky... peccato che abbiano deciso di non usarla.

mercoledì 26 novembre 2014

una spia rossa sul cruscotto



Per me e per le mie due amiche erano le prime ore della nostra vacanza scozzese. Avevamo appena ritirato l'auto a noleggio all'aeroporto di Glasgow, e fatto alcune prove nella piazzola della Hertz con la guida a sinistra prima di avventurarci nelle strade "vere". Tutto andava liscio.

La guida a sinistra ha una fama più brutta di quella che in realtà si merita. Certo, continuavo a ritenere che fosse "strana" anche mentre mi trovavo là, ma tutto sommato, dopo 1-2 giorni di pratica, ero entrata abbastanza nell'ottica (anche se continuavo sempre a cercare il cambio dando colpi col gomito alla portiera, prima di realizzare che dovevo cercarlo con l'altro braccio...)

Comunque, quel primo giorno avevamo già fatto un bel po' di chilometri verso nord (pardon, miglia), e ci trovavamo dalle parti del Loch Lomond, quando ci accorgiamo che una spia sul cruscotto è diventata rossa. Accidenti: ci ha preso lo sconforto perché ormai eravamo troppo distanti da Glasgow. Come cominciare bene una vacanza! Se la spia si fosse accesa prima saremmo potute tornare alla Hertz per chiedere che ci dessero un'altra macchina.

Ad ogni modo, la spia incriminata era quella dell'olio, per cui forse si trattava di un problema risolvibile. Da tenere presente che era il tardo pomeriggio di domenica, e non si vedeva niente di aperto in giro. Ci siamo fermate in una zona con uno spiazzo lungo il lago e abbiamo dato un'occhiata direttamente sotto al cofano.  Individuata la stecca dell'olio, abbiamo appurato che in effetti il livello era basso, anche se non di tantissimo. In teoria potevamo ancora arrivare al b&b di Inveraray che avevamo prenotato per la prima sera con relativa tranquillità, senza tirare troppo.

E alla fine abbiamo fatto così, andando pian pianino, restando però col timore che nel frattempo si accendesse qualche altra spia. Per fortuna non è successo, e la mattina dopo ci siamo fermate alla prima stazione di servizio finalmente aperta che abbiamo trovato. Abbiamo subito comprato un bidoncino di olio, e poi abbiamo chiesto al gestore se poteva aiutarci e verificare se l'olio che avevamo preso andava bene per il modello di auto (dal libretto del noleggio non si capiva nemmeno se fosse a benzina o a diesel...sigh, altro aspetto che avremmo dovuto risolvere prima del primo rifornimento...).
Il tipo ha subito guardato e ci ha aiutato a rabboccare il serbatoio dell'olio con quello che avevamo preso (fortunatamente andava bene). Rimesso in moto, la spia non si è più riaccesa: problema risolto.

Non per lodarci e imbrodarci da sole, ma quanti - non solo donne, ma anche uomini - sarebbero invece subito andati in panico davanti a una spia rossa appena sbarcati in terra straniera?
A voi non è mai capitato un episodio del genere, soprattutto con auto a noleggio che conoscevate poco o nulla?

domenica 23 novembre 2014

cronologia della serie Outlander

La serie di Outlander comprende tre tipi di storie:
- i grandi ed enormi libri principali (Big Enormous Books - BEBs), di un genere difficilmente indicabile,
- i romanzi più brevi, non meno indescrivibili (Shorter Less Indescribable Novels - SLINs), che sono più o meno dei mystery storici, anche se trattano pure di battaglie e pratiche sessuali leggermente devianti,
- i rigonfiamenti (Bulges), che sono pezzi ancora più brevi che si incastrano in qualche punto lungo le storie dei BEB e degli SLIN, come farebbero delle prede inghiottite da un serpente. Questi trattano spesso - ma non soltanto - di personaggi secondari, sono prequel oppure sequel, e/o riempiono delle lacune lasciate nelle storie originali.

La maggior parte degli SLIN, finora, coprono un grande buco lasciato in mezzo a "Voyager", intorno al 1757-1761. Anche alcuni dei Bulges sono ambientati in tale periodo, e altri no.
Ecco una cronologia dettagliata, utile per i lettori. E' comunque da notare che gli SLIN e i Bulges sono fatti in modo da poter essere letti singolarmente, senza riferimenti incrociati gli uni con gli altri o con i libri principali, in caso si volesse soltanto gustare un piccolo snack letterario, invece di un pasto completo con nove portate, bevande e dolce.


- Virgins (BULGE). Ambientata in Francia nel 1740. In cui il diciannovenne Jamie Fraser e il suo amico ventenne Ian Murray diventano giovani mercenari.
(trad. it. "Vergini" contenuto in "La ragazza nello specchio e nuove storie di donne pericolose")

- Outlander (BEB). Se non avete mai letto nulla della serie, suggerirei di partire da qui. Se non siete sicuri, aprite il libro a caso e leggete tre pagine. Se poi riuscite a posarlo, vi darò un dollaro.
(trad. it. "La straniera")

- Dragonfly in Amber (BEB). Non comincia dove pensereste voi. E non finisce dove pensate che arriverà, neanche. Ma continuate a leggere: andrà tutto bene.
(trad. it. "L'amuleto d'ambra" + "Il ritorno")

- Voyager (BEB). Se decidete di leggere in ordine la serie, questo libro va sicuramente letto prima di cominciare gli SLIN e i Bulges.
(trad. it. "Il cerchio di pietre" + "La collina delle fate")

- Lord John and the Hand of Devils ('Hell-Fire Club') (BULGE). Per aumentare la confusione, questo è uno SLIN che comprende 3 Bulges (novelle). La prima storia del libro ("Hell-fire club") è ambientata a Londra nel 1757, e tratta di un uomo coi capelli rossi che approccia Lord John Grey con un'urgente richiesta di aiuto, appena prima di morirgli davanti.

- Lord John and the private matter (SLIN). Ambientato a Londra, 1757, è un mystery storico imbevuto di sangue e altre sostanze meno invitanti, nel quale Lord John incontra (in breve sequenza) un valletto, un traditore, un farmacista con una cura certa per la sifilide, un borioso tedesco, e un poco scrupoloso mercante.
(trad. it. "Lord John e una questione personale")

- Hands of Devils ('Succubus')(BULGE). La seconda novella della raccolta "Hands of Devils" trova Lord John in Germania, alle prese con sogni spiazzanti su Jamie Fraser, incontri spiazzanti con principesse sassoni, diavoli notturni, e un incontro davvero disturbante con un grande Hannoveriano biondo.

- Lord John and the brotherhood of the blade (SLIN). IL secondo romanzo dedicato a Lord John (ma include anche Jamie Fraser) è ambientato nel 1759,  tratta di un ventennale scandalo familiare e vede Lord John impegnato da vicino con cannoni esplosivi ed emozioni ancora più pericolosamente esplosive.
(trad. it. "Lord John e i fantasmi del passato" + "Lord John e una verità inaspettata")

- Hands of Devils ('Haunted Soldier') (BULGE). 1759, Londra e l'arsenale di Woolwich. In cui Lord John affronta un'inchiesta sull'esplosione di un cannone, e impara che al mondo ci sono cose più pericolose della polvere da sparo.

- The Scottish prisoner (SLIN). Questo è ambientato nel 1760, nel Lake District, Londra e Irlanda. Una specie di romanzo ibrido, è diviso equamente fra Jamie Fraser e Lord John Grey, i quali propongono le loro diverse prospettive su un racconto di politica, corruzione, omicidio, sogni oppiacei, cavalli e figli illegittimi.

- Drums of Autumn (BEB). Questo comincia nel 1766, nel Nuovo Mondo, dove Jamie e Claire trovano un appoggio nelle montagne del North Carolina, e la loro figlia Brianna trova un sacco di cose che non si aspettava, quando un sinistro ritaglio di giornale la manda alla ricerca dei suoi genitori.
(trad. it. "Tamburi d'autunno" + "Passione oltre il tempo")

- The Fiery Cross (BEB). Seconda parte degli anni 1760. Lo sfondo storico è la guerra dei Regolatori nel North Carolina, che fu più o meno una prova per la nascente Rivoluzione Americana. Nella quale Jamie Fraser divenne un riluttante ribelle, sua moglie Claire una congiurante, e incontrò un fantasma. Qualcosa di molto peggio succede al marito di Brianna, Roger.
(trad. it. "La croce di fuoco" + "Vessilli di guerra")

- A Breath of Snow and Ashes (BEB). Prima metà degli anni 1770.
(trad. it. "Nevi infuocate" + "Cannoni per la libertà" )

- An Echo in the Bone (BEB). 1777-78 America, Londra, Canada e Scozia. Questo libro ha quattro storie principali: Jamie e Claire; Roger e Brianna (e famiglia); Lord John e William; e il giovane Ian. Tutte si intersecano, insieme alla Rivoluzione Americana, e tutte quante con punte acuminate.
(trad. it. "Destini incrociati" + "Il prezzo della vittoria")

- The Space Between (BULGE). Ambientato prevalentemente a Parigi, nel 1778, questo romanzo verte su Michael Murray (un fratello più grande del giovane Ian), Joan MacKimmie (la sorella più giovane di Marsali), il conte di Saint Germain (che non è morto, dopo tutto), Madre Hildegarde, e alcuni altri personaggi di interesse. Lo spazio in mezzo a che cosa? Dipende da chi è il tuo interlocutore...

- Written in my own Heart's Blood (BEB). L'ottavo dei libroni, comincia nell'estate del 1778 (e nell'autunno 1974).
(trad. it. "Legami di sangue" + "Prigioniero di nessuno")

- A Leaf on the Wind of All Hallows (BULGE). Ambientato per la maggior parte nel 1940-42, è la storia di cosa è veramente successo ai genitori di Roger MacKenzie.

(tradotto dalla lista scritta da Diana Gabaldon)  



sabato 15 novembre 2014

festive in death

E' quasi Natale, ma il tenente Eve Dallas non è in vena di festeggiare. Mentre Roarke progetta un'enorme e scintillante festa, ai cui preparativi anche Eve dovrà partecipare - a meno di non farsi riprendere da Summerset, il tenente Dallas ha per la testa, e fra le mani, un caso di omicidio.
La vittima, il personal trainer Trey Ziegler, era un problema in vita, e ancor di più nella morte. Vanesio, infedele e ricattatore, Trey si era procurato un sacco di nemici. Il che significa che Eve ha un mucchio di potenziali sospettati. E a un certo punto i sospetti principali si focalizzano su uno dei mariti traditi, che veniva ricattato da Trey in quanto lui stesso aveva una tresca con una giovane amante. Ma sarà davvero lui, per quanto sia un bugiardo e una persona disgustosa, il vero colpevole? Nell'ultimo capitolo Eve si rende conto che il vero assassino di Trey in realtà è un'altra persona.
Natale può essere una festività piena di luminarie, ma Eve sarà costretta ancora una volta ad incamminarsi su un sentiero alquanto oscuro, nella caccia alla verità.
   
Ci ho impiegato un bel po' di tempo per finirlo (circa tre settimane), e già questo è indicativo. Oggettivamente non riesco a trovare una ragione precisa per cui non mi ha convinta del tutto, però non l'ho trovato né stimolante né coinvolgente. Sempre la solita minestra, e probabilmente sono stanca di questa cosa. Eppure è un peccato, perché lo scorso titolo della serie si era un po' ripigliato e speravo che il momento positivo potesse continuare.

venerdì 17 ottobre 2014

il cane di bruges


Questa scena la conoscevo ancor prima di vederla dal vivo. Qualche mese prima, avevano pubblicato una foto sul sito di Repubblica. E mentre ero lì che passeggiavo per le stradine di Bruges e mi guardavo in giro, con la mia piccola macchinina fotografica a tracolla, ecco che si verifica un deja-vu.

Dall'altra parte del canale, su uno scorcio già pittoresco di per sé, si stagliava un cagnone affacciato paciosamente alla finestra a bovindo di un palazzo storico, col muso e le zampe anteriori poggiate su un cuscino. Sembrava davvero un quadro, con tutta l'edera verde che circondava il finestrone.
Ero molto contenta di essere passata in quel punto proprio nel momento buono per scattare anch'io la fotografia al cane.

Credevo che i fotografi di Repubblica avessero fatto chissà quale scoop, ma compiendo delle ricerche a posteriori, sembra che quel cane sia lì alla finestra molto spesso, e da molto tempo, per cui penso che siano moltissimi i turisti che riescono a ritrarlo, non solo io.
E' diventato un po' una specie di mascotte.

mercoledì 24 settembre 2014

tradizioni bretoni

Ci troviamo in Bretagna, io e le mie solite amiche compagne di viaggio, nella regione del Finistère, per la tappa che abbiamo prenotato nei pressi di Locronan.

Arrivati alla bucolica fattoria imboscata in mezzo alla foresta (più tardi, rincasando per la notte, una volpe ci avrebbe attraversato davanti ai fari dell'auto), la signora aveva appena finito di mostrarci la camera e ci stava spiegando come funzionava il discorso colazione per la mattina successiva. Dopo accenni a kouignamman e altre delizie burrose, ci dice che l'avrebbe servita un po' prima rispetto agli orari consueti della domenica, perché poi sia lei che il marito sarebbero andati in paese alla processione della Tromenie, e ci chiede se saremmo andate a vederla anche noi. Non sapevamo bene in cosa consistesse l'evento, ma ricordavo di averne letto qualche accenno sulla Lonely Planet, per cui ci siamo andate anche noi.

In pratica la Tromenie è una processione religiosa molto antica, che si svolge su un'area molto vasta. In Bretagna se ne svolgono alcune ancor oggi, e quella di Locronan è la più vecchia e forse la più famosa. La cosiddetta Grande Tromenie è lunga ben 12 chilometri, e si svolge ogni sei anni. La Petite Tromenie invece è più corta, e si tiene ogni anno la seconda domenica di luglio. Ed è quella che abbiamo visto noi. Non abbiamo seguito la processione, ma siamo andate in paese a vederne l'arrivo sulla piazza principale, e poi abbiamo assistito alla Messa.



Locronan è un villaggio carinissimo, la cui piazza centrale sembra non avere subito il passaggio dei secoli. Le facciate delle case sono ancora tutte in pietra, e sembra davvero di trovarsi trasportati indietro nel tempo. Per questo motivo il paesello è usato spesso come set cinematografico di film storici.

Buona parte degli abitanti hanno partecipato alla processione (inclusi i padroni della nostra fattoria) vestendo i costumi tradizionali bretoni, e portando bandiere e stendardi vari. Molte donne indossavano le classiche cuffie alla bigouden in pizzo ricamato.

martedì 16 settembre 2014

chi ha paura dello spoiler?

Piccolo sfogo. Non riesco a non rimanere basita di fronte ad alcune lamentele di certe persone sui social network. Provo a spiegare. Nulla di grave, sia chiaro, è una cavolata...
Se segui una serie televisiva basata su una serie di romanzi, il cui primo titolo venne pubblicato quasi venticinque anni fa, e se ti iscrivi a varie pagine dei social dedicate a questa serie,  immagino che tu lo faccia proprio per condividere pareri, leggere recensioni, altre opinioni, vedere fotografie e scene, eccetera. E lo fai anche perché vuoi avere qualche piccola anticipazione, qualche notizia in più, non negarlo, perché altrimenti non avresti nemmeno cercato la pagina del telefilm in questione. Dico bene? E non puoi essere così ingenuo da escludere che nessuno degli altri partecipanti non abbia anche letto i libri. Non puoi pensare di essere l'unico pivello che ha appena scoperto questa storia, suvvia! Il mondo esisteva (e girava) anche prima di te.

Quindi non urlare allo scandalo di lesa maestà se qualcuno degli altri fan ha l'ardire di parlare di qualcosa che non è ancora avvenuto nel telefilm (eh già, perché tantissimi degli altri fan hanno anche letto i libri, guarda un po'), e ti lamenti come se ti avessero pestato un piede. Sei davvero fastidioso e pesante, sappilo. Se non volevi rovinarti la sorpresa non dovevi navigare sulle pagine di questi social, e invece no, tu (e un altro piccolo numero di personaggi come te) devi scassare le palle agli altri cento che - secondo te - dovrebbero scrivere "spoiler" qui e "spoiler" lì ogni due righe. Ma fattene una ragione.

Sarà che io invece ricerco gli spoiler, se qualcosa mi interessa, e anzi sono contenta quando riesco a trovarne. Non mi rovinano minimamente la sorpresa del dopo, di quanto effettivamente leggerò quel pezzo del libro, oppure mi godrò la trasmissione dell'episodio. A me piacciono. Ma comunque, se non li gradissi, non mi sognerei mai di lamentarmi, tanto più se sono finita volontariamente sulle pagine spoilerose, forse con la curiosità nascosta di saperne un po' di più...
Se non mi piacesse, non navigherei più su quelle pagine, ma non chiederei certo agli altri di adeguarsi a me.

lunedì 4 agosto 2014

outlander


La serie ispirata al romanzo "Outlander" di Diana Gabaldon ("La straniera" nella traduzione italiana)  è finalmente realtà. Dopo mesi di anticipazioni, trailer e gossip vari ho finalmente visto il primo episodio.
Ed è bellissimo: sono rimasta davvero emozionata.
Avevo, come immagino tutti gli altri lettori della serie, una fortissima aspettativa, alimentata anche da tutto l'hype che il canale statunitense produttore (Starz) ha montato intorno a tutta la serie (le varie pagine sui social network, la recente partecipazione del cast al ComiCon di San Diego, le informazioni date dalla stessa Gabaldon). Ebbene,  non è assolutamente stata delusa, anzi, se possibile la puntata mi è piaciuta ancor più di quanto mi aspettassi.


Bellissime - e adatte ed evocative - le musiche, sia della sigla, sia di accompagnamento delle scene. Spettacolare la fotografia e le atmosfere. Come prima puntata, ho avuto l'impressione di un prodotto molto professionale, confezionato davvero bene, scritto e diretto con maestria. Gli attori sono davvero adatti ai loro personaggi. Di tutti ne avevo sempre avuto in mente un'immagine diversa, durante la lettura, anche se Jamie e Claire negli ultimi mesi hanno prepotentemente assunto i volti di Sam Heughan e Caitriona Balfe, anche sulle pagine scritte. Immagino che avverrà la stessa cosa anche per tutti gli altri.

Alcune scene, tipo quella del fantasma, di Claire che visita Castle Leoch nel "futuro", o l'ultima volta in cui Frank saluta Claire mentre legge sulla poltrona, sono state davvero molto intense, da brividi: giuro, ho davvero provato brividi in alcune scene.


Non c'è proprio nulla di cui io lettrice mi possa lamentare, rispetto a questo primo episodio.
L'unica cosa che  mi spiace abbastanza è che, non solo delle frasi in gaelico non ci capisco una cippa (a parte "slainte maith" che credo di aver individuato quando si fanno un goccetto), e pazienza... ma anche quando i personaggi parlano in inglese con il forte accento scozzese ho davvero tantissime difficoltà a seguirli, ne capisco davvero poco, senza ausili... E visto che Jamie parla con quell'accento, mi perdo principalmente lui.

sabato 2 agosto 2014

tre piccoli ospiti

L'altra sera ho trovato nel cortile, sotto la tettoia vicino all'orto, due piccoli ricci neonati, talmente piccoli che uno di loro aveva ancora gli occhietti chiusi. Mi è già capitato diverse volte in passato, di trovare ricci adulti, anzi, di solito è la mia cagnona che li trova e si mette ad abbaiare come una matta... Però così piccini non li avevo mai visti, e in effetti, a differenza di quelli adulti, non si appallottolavano neanche a riccio. Erano davvero indifesi. Credevo che la madre fosse da qualche parte, e che sarebbe poi venuta a recuperarseli, per cui non li ho toccati.

Il giorno dopo ero ancora in ferie, e, incuriosita, li ho controllati costantemente tutto il giorno. Ho scoperto che ce n'era anche un terzo, sbucato da qualche anfratto sotto la tettoia. Purtroppo ho continuato a non vedere traccia della madre, mentre questi poveri piccolini hanno continuato a stare in giro da soli, dove si trovavano la sera prima, muovendosi piano piano anche durante il giorno. Non si muovevano su grandi distanze, uno-due metri al massimo. Ero molto combattuta su cosa fare, ma li ho lasciati ancora lì sotto la tettoia, sperando che la madre sarebbe saltata fuori durante la sera, per andare a procurarsi il cibo. Peccato che nel frattempo durante la notte sia venuto un temporalone, per cui ero preoccupatissima per i piccoletti (anche se al riparo della tettoia, l'acqua era venuta di stravento).

Al risveglio, la mattina, mi sono fiondata fuori come prima cosa: grazie al cielo erano ancora vivi tutti e tre, e visto che di mamma-riccio continuava a non esserci traccia, ho deciso finalmente di raccoglierli in una scatola da scarpe e li ho portati al Centro di recupero degli animali selvatici, non troppo lontano da casa mia, dove spero che possano venire svezzati e curati a dovere.

venerdì 25 luglio 2014

uomini e lupi

Centro uomini e lupi Il Centro Uomini e Lupi si trova a Entracque, in provincia di Cuneo, presso la sede del Parco Naturale delle Alpi Marittime. E' composto di due sezioni, che si possono visitare separatamente l'una dall'altra, ma che consiglio vivamente di vedere entrambe. La parte espositiva si trova nel centro del paese, mentre il centro faunistico si trova leggermente fuori, sulla strada di San Giacomo, vicino alla sede operativa del Parco.

Il centro faunistico comprende un'area recintata di circa otto ettari in cui sono ospitati alcuni esemplari di lupi. Si tratta di lupi che non potrebbero vivere in libertà, perché hanno subito dei gravi incidenti, e stanno quindi seguendo un percorso di riabilitazione, oppure perché sono già nati in cattività, e quindi non sarebbero in grado di sopravvivere autonomamente.

La visita si sviluppa in un "tunnel" chiuso, composto da diversi ambienti che presentano il lupo dal punto di vista naturalistico.

Il personaggio inventato di Caterina, giovane fotografa naturalista appassionata di lupi, conduce il visitatore alla scoperta del lupo e del suo comportamento, attraverso una serie di filmati e narrazioni presentati in cinque ambienti: il laboratorio fotografico, la biblioteca/salotto, la cucina della casa di Caterina, il bosco e un rifugio di montagna. In ogni ambiente, suoni e filmati ci immergono nel mondo del lupo, rappresentato principalmente da Ligabue.
Anche se Caterina è un personaggio di fantasia, la storia che ci racconta, quella del giovane lupo Ligabue, i cui spostamenti nel 2004 vennero seguiti dall'appennino emiliano sino alla zona del parco, è invece reale (e dal finale, come spesso avviene in natura, purtroppo tragico).

Al termine del tunnel, dopo aver osservato una davvero realistica riproduzione di una tana di lupo (completa di lupetti addormentati, fatti talmente bene che sembrano davvero veri - il corpicino si muove come se respirassero!), si arriva alla scala che porta alla torretta di avvistamento, la quale si erge in mezzo allo spazio recintato. La torretta è alta tre piani, e se si è fortunati si può avvistare uno dei lupi che vivono nel centro. Attualmente sono ospiti fissi un maschio e una femmina, Ormea ed Emilia.

Anche un'altra giovane lupa, Hope, è ospite della struttura, dopo essere stata vittima di un incidente a Pragelato nel dicembre 2013: l'animale è stato miracolosamente recuperato, ha dovuto subire alcune operazioni piuttosto invasive alle zampe, e adesso si trova qui in convalescenza, in attesa di capire cosa verrà deciso per il suo futuro, ma è tenuta separata dalla coppia.

L'avvistamento dalla torretta di uno dei lupi presenti nel centro non è comunque scontato, anche se ormai Emilia e Ormea sono relativamente abituati ai visitatori. Durante la mia visita, purtroppo, non sono riuscita ad avere questa fortuna... ci speravo molto...

Il centro espositivo in paese è invece caratterizzato dalla narrazione di un vecchio cantastorie, nonno Prezzemolo, che racconta le storie legate al lupo ai suoi nipotini. Ci sono quattro sale, in ciascuna delle quali si assiste a una proiezione. Le sale sono molto originali e scenografiche.
Si entra nella torre azzurra dell'orologio, che svetta sulla piazzetta, e si sale al primo piano. Si comincia dalla buia Tenda delle Favole, rischiarata in un angolo dalla stufa accesa sulla quale sono state stese ad asciugare le calze di lana, mentre sullo schermo passano le immagini dei boschi bui e delle storie di nonno Prezzemolo, durante la veillà. In una storia il lupo feroce attacca le persone, mentre in un'altra il lupo è invece l'incarnazione dell'anima defunta di un uomo che torna per proteggere la moglie. Salta subito all'occhio che non è così facile capire se il lupo è "buono" o "cattivo"...

Si sale poi all'Officina delle Biciclette, dove innumerevoli biciclette riempiono ogni angolo (e il soffitto) della stanzetta dietro all'orologio, e dove nonno Prezzemolo, ciclista over the world, insieme ad altri personaggi, illustra le leggende e le credenze mitiche sul lupo nei vari paesi e culture del mondo, nel corso del tempo.
Si passa poi alla Galleria dei Ritratti, dove si ci accomoda su vecchi divani e poltrone, e si ascoltano le storie che si incrociano di contrabbandieri, cacciatori, e vecchie comari della valle. E poi si accede alla Grotta, una specie di caverna con due fessure simili agli occhi del lupo, dove si ascoltano i commenti pro e contro il lupo da parte delle guardie del parco, degli allevatori, e degli escursionisti. Ne viene fuori una morale niente affatto scontata: il lupo non è né buono né cattivo: il lupo attacca altri animali perché vuole così il suo istinto, perché quella è la parte che gli è stata assegnata nella grande rappresentazione del ciclo della vita.
Avviandosi verso l'uscita, si passa infine in uno spazio di documentazione-biblioteca.

Il Centro è stato aperto nel 2010, e mi ha davvero stupito: non mi aspettavo di trovarlo così coinvolgente e ben fatto. Ha un'impostazione molto francese (se questo aggettivo può voler significare qualcosa in ambito espositivo-didattico), con una narrazione poetica e immaginifica, senza intenti didascalici di parte. E' una visita che consiglio senza dubbio alle scolaresche delle elementari e delle medie, nonché alle famiglie, ma anche agli adulti, sia a chi il lupo lo conosce già dal punto di vista etologico-naturalistico, sia a chi è incuriosito e ne vuole sapere un po' di più. Magari mi avessero portata da piccola a vedere un posto così! Credo che mi sarei dedicata anima e corpo a saperne di più su questi magnifici animali, e chissà, magari da queste ricerche infantili ne sarebbero anche potute discendere scelte di studi e di mestiere diversi...

Sito web: www.parcoalpimarittime.it/la-visita/punti-d-interesse/centro-uomini-e-lupi

la torretta di avvistamento
il centro faunistico in località strada san giacomo
panorama verso Entracque

sabato 21 giugno 2014

i film di audrey hepburn/4

My Fair Lady (1964)
Nella Londra di inizio Novecento, il professore di fonetica Henry Higgins, un uomo misogino e arrogante, scommette con il colonnello Pickering di riuscire a trasformare l'umile fioraia Eliza Doolittle in una dama dell'alta società, inserendola nei salotti buoni della città. Naturalmente ci riesce, ed Eliza si ritrova anche piena di facoltosi pretendenti. Compreso il professor Higgins.

Il film è una trasposizione su pellicola dell'omonimo musical che era stato messo in scena nella seconda metà degli anni Cinquanta (a sua volta tratto dal Pigmalione di G.B. Shaw), e che ebbe un folgorante successo, tanto da rimanere in cartellone a lungo. Venne girato tutto all'interno dei teatri di posa a Burbank, in California, ma le ambientazioni londinesi di Covent Garden, il mercato, la Royal Opera House e Ascot sono state riprodotte con tale maestria e perfezione da risultare perfettamente verosimili, quasi come se fossero reali.




E' un film musicale, e per questo io non riesco a giudicarlo obiettivamente. Non mi sono mai piaciuti i film musicali, neanche da bambina... e mi riferisco soprattutto a quelli classici, americani degli anni '50 e '60: li ho sempre trovati noiosi, e le parti cantate mi hanno sempre scocciata molto. Mi sembra una forzatura idiota mettersi a cantare invece di adoperare il dialogo normale, e anche mettersi a ballare in un contesto diverso da una sala da ballo, non ha senso! E ancora di più quando c'era un'evidente differenza fra la voce dell'attore e quella del cantante - perché a volte capitava, come nel caso della Hepburn in questo film, che le parti cantate venissero date a cantanti professionisti. Per cui non sono una grande fan dei film musicali dell'epoca d'oro di Hollywood (né visti al cinema né visti in televisione), e devo proprio nutrire una grande curiosità per impormi di guardarne uno.
Apro una parentesi. Paradossalmente da qualche anno ho però scoperto che gli spettacoli di musical visti in teatro invece mi piacciono, e anche molto. Ma in teatro il contesto è del tutto diverso: lì il canto e il ballo ci stanno, e lo spettatore seduto in sala ne viene coinvolto.

Tornando a "My Fair Lady", non sono riuscita ad apprezzarlo per questa mia avversione di fondo verso i film musicali, e poi il doppiaggio non mi ha certo aiutata. Avendo guardato il film in dvd, ho giocherellato costantemente con sottotitoli e tracce audio per ascoltarlo un po' in originale e un po' doppiato in italiano. Ecco, la parte iniziale con l'accento cockney di Audrey Hepburn doppiato come se fosse pugliese è stata orribile, e stava quasi per convincermi ad abbandonare la visione. E' stato irreale associare quella voce, coi suoi continui strilli, alla figuretta di Audrey!
Per tacere poi dell'adattamento in italiano, che in pratica ha riscritto buona parte delle battute e tutte le canzoni. Tanto per fare un esempio, il famoso scioglilingua "La rana in Spagna gracida in campagna" (cioè la prima frase che Eliza riesce a pronunciare correttamente) in originale faceva "The rain in Spain stays mainly in the plain". Inoltre il film è troppo lungo: circa 2 ore e 40 min. sono davvero troppi, considerando la mia avversione per il genere...

lunedì 9 giugno 2014

lizzie siddal

Lucinda Hawksley,
Lizzie Siddal. Il volto dei Preraffaelliti, Odoya


Elizabeth Siddal (1829-1862), poetessa, pittrice e modella, divenne uno dei volti più celebri dell’Inghilterra vittoriana. Ancor oggi, anche coloro che ignorano il suo nome ne riconoscono i delicati lineamenti nella fragile Ofelia di John Everett Millais e nella serafica Beata Beatrix di Dante Gabriel Rossetti, due dei quadri più celebri dell’Ottocento.
La sua immagine tormentata, dalla bellezza sospesa e malinconica, rappresenta universalmente l’incarnazione del movimento preraffaellita, impersonandone perfettamente l’idea di femminilità.

L’attrazione tra Lizzie e Rossetti diede inizio a nove anni di agonia sentimentale, durante i quali la donna aspettò disperatamente che il suo amante la sposasse, mentre Rossetti passava dall’adorazione possessiva al desiderio di nuove relazioni. Al momento del loro matrimonio Lizzie era minata dalla dipendenza da laudano e da una misteriosa malattia. Distrutta dalla gravidanza di una bambina nata morta e dai tradimenti del marito, la Siddal si tolse la vita poco prima di compiere 33 anni.

La toccante ma vivace biografia di Lucinda Hawksley riesce finalmente a sottrarre questa indimenticabile figura di donna dall’ombra di Rossetti, portandola alla luce e all’attenzione che merita. Lizzie Siddal fu infatti anche una poetessa e artista talentuosa. La sua è una storia appassionante e tormentata, facilmente accostabile allo spietato mondo contemporaneo dell’arte, della moda e della bellezza

 
Io ho sempre apprezzato molto i quadri dei Preraffaelliti, e quelli di Rossetti non fanno eccezione. Anzi, sono stati forse i primi che ho conosciuto di questo movimento, e li ho sempre trovati molto affascinanti, soprattutto i ritratti femminili.
Proprio per questo sono in parte un po' pentita di aver letto questa biografia, perché mi ha svelato il lato umano di Rossetti e di Elizabeth Siddal - due individui che nella vita reale avrei molto probabilmente compatito, se non addirittura disprezzato - e mi ha per forza scalfito il "mito" (anche se conoscevo già parte della storia, dissotterramento delle poesie incluso, e la fama di Rossetti)...
Entrambi erano due persone egocentriche, manipolatrici e auto-distruttive, e insieme, la loro spirale non ha fatto altro che avvitarsi verso il basso. Forse in parte prigionieri del loro tempo e delle convenzioni, soprattutto lei in quanto donna.
Encomiabile, però, il lavoro di ricerca della Hawksley, che si è documentata con precisione e ampiezza di ricerche.

venerdì 23 maggio 2014

la fiera delle piante

Flor 14
Torino, Via e Piazza Carlo Alberto
23-25 maggio 2014

Mostra-mercato del florovivaismo di qualità. Tre giorni di piante, giardini e ambiente nel centro di Torino.










martedì 20 maggio 2014

un flipback in tasca

La Mondadori ha lanciato, all'inizio di questo mese, una nuova collana di libri tascabili, che si leggono in verticale, dal basso verso l'alto. Si chiamano Flipback, misurano 12cm x 8cm,  e nascono dal brevetto di un editore olandese, Jongbloed.

Secondo la presentazione che la casa editrice ha fatto ai librai, i Flipback si sfogliano con una sola mano, e l'esperienza della loro lettura si può paragonare a quella di un e-reader: "libri comodi, agili, veloci, belli, tascabili in senso letterale,  eleganti e 'cool' allo stesso tempo. La soluzione perfetta per chi persegue il piacere della lettura su carta nelle pieghe di uno stile di vita sempre più incalzante e dinamico".
A maggio sono usciti i primi 10 titoli, sostanzialmente vecchie ristampe più un'unica nuova uscita (l'ultimo libro di Robert Harris, proposto a 15 euro invece che a 19 come l'edizione hardcover classica). Altri 15 titoli arriveranno in libreria tra giugno e settembre.

Già come prima impressione, ancora prima di vederli, questi Flipback mi attiravano poco. Il formato è troppo piccolo per l'età che avanza (e la vista che cala)... inoltre mi parevano più scomodi del taglio orizzontale e dell'ormai amato e-reader. Ero comunque pronta a cambiare idea una volta che me fosse capitato uno tra le mani, ma questo non è avvenuto, nonostante al Salone del Libro di Torino lo stand della Mondadori me ne abbia addirittura regalato uno (incredibile!) e quindi abbia potuto tenerlo fra le mani.

Innanzitutto non è vero che si può leggere con una sola mano: sì, lo reggi con una, ma ne servono due per sfogliare le pagine, esattamente come col formato orizzontale. La carta delle pagine è molto morbida, ma è troppo sottile e quindi soggetta a stropicciature e rotture, e anche il libriccino mi dà l'idea di essere molto fragile e pronto a rompersi, nel caso in cui lo si legga - per usare le parole della presentazione - nel contesto di "uno stile di vita incalzante e dinamico"...
Il Flipback non ha nulla dei plus dell'e-reader: è piccolo, ma non facilmente maneggevole come il reader, e non consente di ingrandire/cambiare i font. E al tempo stesso, del libro tradizionale ha soltanto gli aspetti negativi: la fragilità in primis, e la difficoltà di lettura dovuta all'impaginazione su uno spazio piccolo e limitato.
Insomma, fra il libro classico e l'e-reader questo Flipback, almeno per i miei gusti, non riesce a trovare posto...

martedì 8 aprile 2014

una serata a thornfield hall

L'altra sera ero indecisa su cosa guardare in televisione, così mi sono fatta ri-tentare dal DVD della miniserie su Jane Eyre della BBC, versione del 2006, e me la sono riguardata tutta, praticamente quasi quattro ore di fila. Confesso che ho fatto avanti veloce sulla parte iniziale (Lowood) e su quella con St.John & sorelle... volevo soltanto Rochester e Jane. E mi sono di nuovo ritrovata con la lacrimuccia che stava lì lì per cadere, sulla dichiarazione di Jane/Rochester, quella prima del matrimonio sfumato dove lei dice "solo perché sono povera e insignificante non significa che non abbia un cuore e non provi dei sentimenti..." e poi nel finale, quando Jane ritrova Edward ferito.

Questa versione della BBC - avendo più tempo - si dilunga molto di più su molti particolari, rispetto ai film da due ore al massimo (ad es. la scena con la zingara che "predice" il futuro a Thornfield, il tentativo di Rochester di convincere Jane a restare con lui dopo il fallimento delle nozze - e francamente in entrambi i casi non mi ricordo se si tratta di scene presenti nel libro, oppure se si tratti di "licenze" della sceneggiatrice). Ci sono molta più sensualità e passionalità espressa, rispetto al film di Zeffirelli, per esempio.


Ruth Wilson, l'attrice che interpreta Jane, secondo me ha un volto che non esprime bene l'immagine che IO mi sono sempre fatta di Jane. Per me nei suoi panni (esteticamente intendo) era perfetta la Charlotte Gainsbourg zeffirelliana. La Wilson mi pare un pò' troppo caruccia, e soprattutto con labbra troppo grandi e importanti rispetto alla mia immagine di Jane. Toby Stephens invece, che interpreta Rochester, ricalca abbastanza il physique du role del dark hero, anche se magari l'avrei visto meglio con qualche centimetro di altezza in più. Ma pochissimi, eh... non mi sto certo lamentando di lui, tutt'altro...

Comunque anche la versione di Zeffirelli a me è sempre piaciuta moltissimo, e lo stesso vale anche per l'ultimissima versione di Fukunaga. Ma ciò che mi porta a preferire in assoluto la miniserie del 2006 è che ha un finale che soddisfa la curiosità dello spettatore, è molto più completo. Jane ritrova Rochester e ci sono almeno dieci minuti di sceneggiato in cui i due hanno tempo di parlare del loro futuro. Ci viene addirittura mostrata una scena della loro nuova vita da marito e moglie, insieme al loro ultimo nato, alla famiglia e alla servitù riuniti in occasione di un ipotetico (e metaforico) "scatto fotografico" finale. Non costa niente aggiungere 'sti trenta secondi:  noi spettatori siamo contenti, e almeno non ci viene "chiusa la porta in faccia" come succede, invece, con il film di Fukunaga, che termina con una scena quasi troncata, che ci porta a chiederci se è finito così, o se ci siamo persi qualcosa...



P.S.: ma lo sapevate che Toby Stephens è figlio di Maggie Smith (la mitica Lady Violet in Downtown Abbey, nonché la prof.ssa McGonagall in Harry Potter)?

domenica 30 marzo 2014

il caffè dei gatti


I cat café / neko cafe (in giapponese) sono bar/caffetterie "abitati" da gatti, che possono interagire con la clientela. Luoghi dove si può prendere una tisana, un aperitivo o un caffè in un luogo tranquillo, dove poter accarezzare un bel micione.

L'idea dei neko cafe è nata diversi anni fa nell'isola di Taiwan, ma poi è piaciuta così tanto ai giapponesi che nel loro paese ne hanno aperti oltre un centinaio. L'anno scorso poi è sbarcata anche in Europa, a Vienna, e adesso è approdata a Torino, con ben due caffè, il MiaGola (aperto una decina di giorni fa) e il Neko Café (la cui apertura è prevista la prossima settimana, e che quindi non ho ancora potuto vedere di persona).
La caratteristica di questi locali è proprio la felice convivenza tra le colonie feline che li abitano e gli avventori del bar.

Alla vetrina del MiaGola sono scritte le regole del locale, come ad esempio non fare foto col flash ai gatti, oppure non svegliarli se dormono: regole dettate dal semplice buon senso e che dovrebbero già essere normali abitudini di chiunque ami gli animali. Il caffé collabora anche con alcune piccole eccellenze locali per quanto riguarda la somministrazione di cibo. Al MiaGola hanno trovato casa sei gatti - Romeo, Magda, Barney, Mia, Sissi, Fred - tre maschi e tre femmine, le cui "carte d'identità" sono raccontate sulle tovagliette dei tavoli.

Il Neko Café avrà anch'esso colori chiari e ampie vetrine, sarà un  posto molto luminoso. Nelle intenzioni dei gestori si vuole proporre come un luogo semplice, simile a una casa con divani, tavolini, sedie e molti tiragraffi e cuscini per la colonia di 7 gatti (sei femmine e un maschio) che lo abiteranno. Il locale avrà anche una libreria sul soppalco con uno spazio per il book crossing.