giovedì 26 febbraio 2015

un paese che muore


Il colpo d'occhio è di quelli che non si scordano tanto facilmente.
Vecchi edifici e un campanile svettante si fondono con un promontorio roccioso, rossastro, terroso, attaccato nella parte bassa dal verde della vegetazione. Un brutto ponte moderno in cemento armato collega questa visione con il nostro punto di osservazione.
E' un panorama inconsueto, sembra una fusione di due fogli lucidi: il grand canyon americano che si interseca con una boscaglia verde.

Si tratta di Civita di Bagnoregio, parte antica del borgo laziale di Bagnoregio, un paese "che muore".  Geologicamente parlando, la zona in cui si trova Civita è composta prevalentemente di tufo e di argilla, ed è molto soggetta a frane ed lenti fenomeni di erosione. Il borgo antico ha conosciuto fenomeni di spopolamento già a partire dal Settecento, quando alcuni terremoti isolarono il promontorio dal resto dell'abitato di Bagnoregio, ma è soprattutto nel corso del Novecento che Civita si è progressivamente svuotata, sino ad essere quasi del tutto abbandonata (sembra che vi siano residenti soltanto una decina di persone).

Ormai è una specie di museo a cielo aperto, frequentata però da moltissimi turisti. Per arrivarci abbiamo lasciato l'auto a Bagnoregio (e trovare parcheggio non è stata un'impresa facile, trattandosi di una domenica tardo-primaverile), e poi abbiamo scarpinato a piedi per un chilometro abbondante, fino ad arrivare al ponte, unico modo per raggiungere Civita. La passeggiata non è particolarmente indicata per chi ha carrozzine con bambini, oppure persone anziane al seguito, però una volta varcata la porta d'ingresso del borgo ci si trova davvero riportati indietro in un'atmosfera senza tempo, triste e fiera insieme, magica e toccante.

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