lunedì 23 marzo 2015

la finezza fatta uomo

Durante il weekend una mia collega è andata a trovare degli amici in Romagna. Sabato pomeriggio si trovava a Milano Marittima e si è imbattuta in Gabriel Garko. Con la faccia di tolla che la contraddistingue gli ha chiesto di fare una fotografia insieme. La foto esiste, a riprova dell'incontro, ma naturalmente non la posto qui per rispettare la privacy della mia collega.
Ad ogni modo, la cosa "divertente", che lei mi ha raccontato oggi, è stata che Garko, alla richiesta della foto, le ha risposto di sì, soltanto che dovevano fare un po' in fretta perché "aveva troppa voglia di pisciare" e doveva assolutamente cercare un bar per andare al gabinetto.
Bonjour finesse! Che gentleman, che uomo di classe!

domenica 22 marzo 2015

i love mini shopping

Becky Brandon (nata Bloomwood) pensava che essere madre fosse una passeggiata, ma non è così, naturalmente. La piccola Minnie, che ha ora due anni, è a dir poco un uragano, specie quando entra con la madre nei negozi afferrando tutto ciò che vede al grido di "miiiooooo!" Chissà come mai?
Se la nostra Becky è comunque portata a escludere che la figlia sia una bambina viziata, in realtà per lei c'è proprio bisogno di una super tata come quelle dei reality tv.
Becky e Luke vivono ancora dai genitori di lei e la crisi finanziaria si fa sentire, costringendo Becky a darsi una regolata. Tutta a modo suo, però, senza cioè riuscire a impedirle di organizzare (molto in economia...) una strepitosa festa a sorpresa per il compleanno di Luke. E per evitare che Luke ne venga a conoscenza, le bugie che Becky si inventa non si contano...


Questa serie mi era piaciuta molto nei primi libri, ma questo titolo ho finito di leggerlo per dovere, più che per piacere. Becky appare sempre immatura, vacua, contafrottole e poco attenta alle conseguenze delle proprie azioni esattamente come il primo giorno. Il suo grado di maturazione nel corso di sei libri è pari a zero. 

Come fa 'sto povero cristo di Luke a stare con lei, veramente non lo capisco...

mercoledì 11 marzo 2015

incontro con Alessia Gazzola

Martedi 10 marzo Alessia Gazzola ha incontrato i suoi lettori al Circolo dei Lettori di Torino. L'occasione è stata la presentazione dell'ultimo libro "Una lunga estate crudele", quarto titolo (quinto se includiamo il prequel) della serie dedicata ad Alice Allevi. L'incontro è stato moderato dalla giornalista Elena Masuelli. Visto che non mi sono presa nessun appunto, faccio affidamento sulla memoria per farne un resoconto, in ordine alquanto sparso.
Premetto che seguo i libri della Gazzola da circa 3 anni, li trovo letture piacevoli e poco impegnative, ma in quest'incontro ho trovato anche l'autrice una persona davvero carina e deliziosa, che è stata molto gentile e disponibile con tutti noi presenti.



I personaggi del suo libro
La parte rosa dei suoi libri è quella che molti dei suoi lettori prediligono. Pare addirittura che alcuni tra i suoi fan le abbiano detto che della parte gialla non gliene frega granché, ma che leggono i suoi libri solo per le avventure sentimentali di Alice. Questo naturalmente ad Alessia fa un po' dispiacere, perché lei pone ogni attenzione anche nella costruzione della parte gialla della trama, e anzi comincia a scrivere soltanto quando ha ben chiara in testa l'intera struttura della storia, del caso, e della possibilità di un'eventuale falsa pista. Non è per niente facile scrivere un giallo, bisogna avere metodo.
Anche in quest'ultimo libro il cuore di Alice continua ad essere diviso fra due uomini, Claudio e Arthur. Entra in scena anche un terzo pretendente, ma la Gazzola non ha inserito questo terzo personaggio con l'intenzione di portarlo a qualcosa di concreto, ha semplicemente voluto dare ad Alice l'ebbrezza di essere corteggiata, dato che sia Claudio che Arthur non le hanno mai concesso questo piacere. Nel prossimo libro (che nelle intenzioni della Gazzola dovrebbe essere l'ultimo della serie) l'autrice vorrebbe dare un happy end ad Alice, sia professionale sia sentimentale, però non è ancora certa di "come" darglielo (o per lo meno non si è voluta sbilanciare). Da quanto mi sembra di aver capito non ci sarà di nuovo un terzo incomodo, negli interessi amorosi, ma "vincerà" uno fra Claudio o Arthur. Almeno questo è quello che la Gazzola ha ammesso in una prima risposta. Non penso che lei abbia già deciso chi dei due, per ora. Successivamente, in un'altra risposta verso la fine dell'incontro ha accennato che potrebbe anche essere un happy end che non richieda che per forza che Alice si debba sistemare sentimentalmente. Quindi certezze sul prossimo libro non ne ha ancora nemmeno lei, pare...
Comunque l'impressione è che la Gazzola voglia provare a cimentarsi con altro, sempre narrativa, ironica o con toni da commedia, non necessariamente gialla. Ma con Alice, per quanto parlasse di un happy end, vorrebbe comunque lasciarsi dietro una specie di porta aperta, se per caso volesse riprendere le fila del discorso più avanti.
E poi c'è sempre l'ispettore Calligaris, l'altro uomo di Alice, quello con cui c'è un rapporto più pulito e paterno, anche meritocratico, se vogliamo... Nel primo libro forse l'ispettore considerava Alice una specie di mitomane, innocente ed idealista, ma adesso ne riconosce le intuizioni e il valore investigativo.


Cold cases e ambientazione nel mondo del teatro
Il caso giallo di "Una lunga estate crudele" parte dal ritrovamento del cadavere di un attore teatrale ucciso quasi trent'anni prima: un cold case, com'era già stato nel precedente romanzo. L'ispirazione per l'ambientazione nel mondo teatrale è venuta alla Gazzola dall'aver assistito a una recita del Macbeth in inglese rivolta alle scuole, una recita nella quale si è "imbucata", dopo essere uscita dal tribunale, accodandosi ad una scolaresca in cui si era imbattuta per caso. Uno spettacolo con una compagnia molto brava, addirittura quasi "sprecata" (o forse no?) per ragazzini che non ne hanno quasi sicuramente apprezzato né la bravura né l'impegno. Il teatro del Bardo citato nel libro è stato inventato di sana pianta dalla Gazzola, mentre la scelta di "Molto rumore per nulla" è legata al fatto che è ambientata a Messina, e si tratta quindi di un omaggio di Alessia alla sua città.

Quali sono le letture di Alessia Gazzola?
Alicia Gimenez-Bartlett e Fred Vargas sono le autrici che al momento la Gazzola predilige, per restare in ambito giallistico. E' sua intenzione leggere per migliorare la sua scrittura e il modo in cui tratteggia e costruisce i personaggi, per cui cerca di fare riferimento  ai classici del genere. Nel periodo della sua prima gravidanza (l'ho detto che la Gazzola attualmente ha una seconda bimba in arrivo? da una foto sopra si nota un po'...) aveva dovuto stare a riposo per tre mesi, durante i quali aveva avuto molto tempo per leggere un tomo come Guerra e pace di Tolstoj, ma adesso - con tutte le varie attività - diventa difficile.
Alessia ha sottolineato come spesso i personaggi su cui lei non ripone particolari aspettative, in fase di stesura, alla fine si rivelino poi quelli più riusciti, come ad esempio il personaggio della zingara in quest'ultimo libro. Altri, su cui magari ha cercato di fare un lavoro più approfondito, magari alla fine non risaltano come avrebbe voluto.

Quali sono i suoi telefilm preferiti?
Il podio l'ha assegnato immediatamente a Downton Abbey, poi seguono Il trono di spade e Homeland, rigorosamente in quest'ordine. Ha detto di aver amato molto anche le prime due stagioni di Grey's Anatomy (che dopo si è perso diventando una sorta di telenovela) e di Sex and the city. Invece non ha mai seguito né Body of Proof, né Bones, nonostante l'attinenza con la sua professione.


I suoi colleghi (medici legali) leggono i libri di Alessia Gazzola?
Qualcuno sì, naturalmente. E' singolare come almeno una decina di persone pensino - del tutto senza motivo! - di essere stati d'ispirazione per il personaggio di Claudio Conforti, mentre i diretti interessati, quelli che sono stati in effetti presi come spunto per qualche figura, non se ne sono resi conto e non l'hanno notato.
Fra gli altri personaggi che trovano le loro radici nella realtà di Alessia - non solo in ambito lavorativo - c'è poi quello della nonna di Alice, che l'autrice ha costruito fondendo le figure sia di sua nonna che di suo nonno. Alcune espressioni e alcune battute sono davvero tratte dalla realtà.

I titoli dei capitoli
Sin dal primo libro, sono caratteristiche le citazioni al principio di ogni capitolo. Vengono tutte da una raccolta decennale che colleziona citazioni da libri e canzoni: Alessia si porta sempre dietro un taccuino dove segna le frasi che la colpiscono.

I luoghi
Le ambientazioni e i posti citati nei vari libri sono tutti luoghi dove la Gazzola è stata (escludendo il Sudan citato ne "L'allieva"). Ciò vale anche in quest'ultimo romanzo, per Marsiglia e per Alicudi. A Marsiglia l'autrice è stata per circa un mese proprio nel periodo in cui ne stava scrivendo, prima per lavoro, e poi agganciandoci un periodo di vacanza. Alicudi, nelle Eolie, invece è uno de luoghi familiari dell'infanzia.


La fiction Rai di prossima realizzazione
Alessia ha ammesso che, nella sua testa, finora si era immaginata Alice con le fattezze dell'americana Zoey Deschanel, ma naturalmente non c'è ancora un cast per la fiction sulle avventure di Alice che verrà realizzata dalla Rai (nda: e probabilmente il cast sarà nostrano). Alessia sta comunque supervisionando la sceneggiatura, anche se non la sta scrivendo lei.

una lunga estate crudele

Alessia Gazzola, Una lunga estate crudele
Longanesi, 2015


Alice Allevi, giovane specializzanda in medicina legale, ha ormai imparato a resistere a tutto. O quasi a tutto. Da brava allieva, resiste alle pressioni dei superiori, che le hanno affidato la supervisione di una specializzanda… proprio a lei, che fatica a supervisionare se stessa!
E lo dimostra anche la sua tortuosa vita sentimentale. Alice, infatti, soffre ancora della sindrome da cuore in sospeso che la tiene in bilico tra due uomini tanto affascinanti quanto agli opposti: Arthur, diventato l’Innominabile dopo troppe sofferenze, e Claudio, il medico legale più rampante dell’istituto, bello e incorreggibile, autentico diavolo tentatore.
E infine, Alice resiste, o ci prova, all’istinto di lanciarsi in fantasiose teorie investigative ogni volta che, in segreto, collabora alle indagini del commissario Calligaris. Il quale invece dimostra di nutrire in lei più fiducia di quanta ne abbia Alice stessa.

Ma è difficile far fronte a tutto questo insieme quando, nell’estate più rovente da quando vive a Roma, Alice incappa in un caso che minaccia di coinvolgerla fin troppo. Il ritrovamento dello scheletro di un giovane attore teatrale, che si credeva fosse scomparso anni prima e che invece è stato ucciso, è solo il primo atto di un’indagine intricata e complessa. Alice dovrà fare così i conti con una galleria di personaggi che, all’apparenza limpidi e sinceri, dietro le quinte nascondono segreti inconfessabili. Alice lo sa: nessun segreto è per sempre.
E chi non impara a tenere a bada i propri segreti finisce col lasciarsene dominare… fino al più tragico e crudele dei finali.

mercoledì 4 marzo 2015

bouquinistes all'inglese


Mi piace molto l'utilizzo "multi-funzione" che la religione anglicana fa delle chiese. Si tratta di ambienti sacri, certo, ma destinati comunque all'uso quotidiano da parte della comunità, non chiusi sotto una campana di vetro come capita per certe chiese cattoliche.
Nel corso delle mie vacanze inglesi ne ho visitate diverse, dalle semplici chiese dei villaggi alle grandi cattedrali e spesso ho avuto questa sensazione. Quasi sempre c'è l'angolo destinato ai più piccoli, con le sedie a misura di bambino, i cuscini colorati e a volte i giocattoli. Poi naturalmente ci sono le sezioni dedicate ai cori e ai musicisti, ma questo non è strano.

Quello che ha colpito maggiormente la mia fantasia è stato però quando ho visto anche una vendita di libri usati, in perfetto stile charity shop. Peccato che non si trattasse di Oxfam, PDSA o una delle infinite altre sigle, ma di una chiesa consacrata e funzionante a tutti gli effetti, in un carinissimo villaggio delle Cotswolds. La classica chiesetta inglese in pietra dorata, in stile vagamente goticheggiante, circondata dalle lapidi in pietra di un piccolo cimitero.

Qual è stato il mio stupore quando, entrando, ho visto che per tutta la lunghezza di una delle navate laterali c'era una bancarella piena di libri usati in svendita, per una raccolta di fondi. E naturalmente, sempre in perfetto stile inglese, non c'era nemmeno nessuno che controllasse.
Così, per la modica cifra di mezza sterlina a volumetto, ho recuperato, con mio sommo giubilo, due vecchie edizioni anni Sessanta di Georgette Heyer e un altro vecchio romanzetto con le pagine ingiallite, per i quali ho messo le monete nella cassetta delle offerte. Vecchi libriccini che hanno passato decenni in qualche sperduto cottage della campagna inglese, e che poi sono partiti con me per l'Italia, in un Grand Tour senza ritorno...


martedì 3 marzo 2015

il canto del deserto

Adele Vieri Castellano, Il canto del deserto
Leggereditore

Luxor, 1871. Lady Sylvia Dunmore, vedova dopo un disastroso matrimonio, giunge in Egitto con il padre. Per lei è un sogno che si avvera, finalmente potrà vedere con i suoi occhi i luoghi mitici che conosce solo attraverso le lettere di suo fratello Adam, che da anni collabora nelle sue spedizioni archeologiche con Lord Brokenwood, l'amore negato della sua adolescenza, divenuto cieco a causa di un terribile incidente.
Presto, la bellezza di Sylvia, così eterea da ricordare quella della regina Nefertiti, viene notata da Zayd Ambath, il figlio del rais. Ma lei ha altro per la testa: sta per partire per una spedizione nel deserto unica e irrinunciabile alla ricerca di quello che rimane del mitico esercito di Cambise.
Solo non si aspetta che quel mare di sabbia nasconda una pericolosa minaccia, che può mettere a rischio la sua stessa vita. Toccherà a Lord Brokenwood accorrere in suo soccorso, ma l’uomo avrà bisogno di tutto il suo coraggio, e della forza dell’amore, per salvare Sylvia dalle spire del deserto.

Un voto basso. Ma non perché il libro se lo meriti oggettivamente, bensì solo per un mio giudizio soggettivo, perché non l'ho trovato per niente nelle mie corde. Appena due mesi fa, della stessa autrice avevo letto "Il gioco dell'inganno", ambientato nella Venezia napoleonica, che mi aveva intrigata e coinvolta pienamente. Anche i due libri precedenti di ambientazione romana mi erano piaciuti molto, per quanto forse più in senso complessivo, per le atmosfere e per le vivide ricostruzioni storiche, che non per le vicende sentimentali dei personaggi.

A me non piace l'ambientazione nel deserto, con tuareg e sceicchi vari. Non mi è mai piaciuta e sono stata piuttosto combattuta, quando il libro è uscito, se comprarlo oppure no, sapendo che in effetti era ambientato in Egitto.
Ma poi - leggendo commenti positivi di altri lettori/lettrici - ho pensato che anche qui la maestria (innegabile) della Castellano avrebbe compiuto il miracolo, mi avrebbe piacevolmente "stordita" e avrebbe finito per farmi apprezzare il romanzo. Purtroppo non è andata così: il libro è molto lento (anche se questo non è da considerarsi un difetto in assoluto, ma ricalca le atmosfere e le indolenze mediorientali) e ci ho impiegato due settimane per leggerlo. I personaggi di entrambe le coppie non mi hanno destato alcuna scintilla di simpatia (sforzandomi, riesco forse a salvare Sylvia e Nicholas, ma il fratello e la pittrice mi sono stati cordialmente indifferenti e per nulla coinvolgenti).
Onestamente non posso dire che si tratti di un libro brutto, perché non è così in senso assoluto, però non è un libro adatto a me. Non mi è piaciuto granché.