sabato 20 giugno 2015

morte a pemberley

Sono innumerevoli i seguiti di Orgoglio e pregiudizio usciti nel corso del tempo, soprattutto nel corso degli ultimi vent'anni. E anche i lavori che vi si ispirano apertamente. Di questi, alcuni sono arrivati (leggasi: sono stati tradotti) anche in Italia.
Alcuni li ho letti, come ad esempio la trilogia di Pamela Aidan che racconta O&P dal punto di vista di Mr. Darcy, oppure i libri di Carrie Bebris che trasformano i coniugi Elizabeth e Darcy in una specie di coppia detective. E mi sono anche piaciuti. Altri invece mi sono proprio rifiutata di considerarli, come i romanzi che proseguono la storia presentando Darcy nelle vesti di vampiro o di zombie, tsk tsk...

E Morte a Pemberley rientra in questa lunga lista di libri, ma con la particolarità di essere stato scritto non da un'illustre sconosciuta, bensì da P.D. James, che è stata una delle più famose gialliste inglesi. Non ho idea di come siano gli altri suoi libri, perché non li ho mai letti, ma Morte a Pemberley non l'ho apprezzato particolarmente. Non mi lamento della parte gialla, ma non mi è piaciuto come sono stati resi tutti i personaggi di O&P.

Tutti (e sottolineo "tutti") sono molto più scostanti, snob e sostenuti di quanto non fossero stati tratteggiati dalla Austen. La coppia sposata Elizabeth-Darcy manca di una sola scena dove si intraveda anche soltanto un minimo di trasporto e passione. Lo spirito indipendente e orgoglioso di Lizzie poi, in questo libro, è completamente inesistente: lei non sembra nemmeno più lo stesso personaggio, e ha veramente pochissimo spazio nella storia. Darcy invece è molto più presente, e tutto sommato non si allontana troppo dal suo carattere, così come lo conoscevamo. Però anche lui, ugualmente, non mi è piaciuto, mi è parso insipido, poco deciso...
Il colonnello Fitzwilliam invece, che in O&P mi era piuttosto simpatico, qui viene presentato davvero come un grandissimo snob, del tipo sono ufficiale ed erede di un titolo, faccio-io-comando-io. E Wickham viene presentato come un vero e proprio bastardo, un disgraziato fedifrago e approfittatore di fanciulle - a un livello che la Austen non si sarebbe mai sognata...

Non c'è un momento di allegria, di felicità. Le atmosfere, a partire dai boschi circostanti Pemberley, alle stanze e ai tribunali, mi sono sembrate piuttosto cupe, scure e fredde. Insomma, a parte i personaggi nuovi, inventati dalla James (come ad esempio il giovane avvocato Alverston, che corteggerà Georgiana), quelli austeniani mi sono parsi molto snaturati. O magari semplicemente troppo diversi da come me li sono sempre immaginati io.
Troppo diversi per farmi apprezzare questo libro.

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