mercoledì 30 dicembre 2015

the shadows

J.R. Ward, The shadows
Mah, gli do tre stelline su cinque, su Goodreads. Potevano anche essere due, quelle da attribuire come voto... però nonostante tutto il libro l'ho letto in soli tre giorni, e questo se non mi fosse proprio piaciuto non sarebbe successo.

Ad ogni modo il giudizio su questo nuovo capitolo non è entusiastico. Le Ombre non mi interessavano prima, e non l'hanno fatto neanche stavolta. La storia fra Trez e Selena è stata una simil "Love Story" lacrimosa che mi sarei volentieri risparmiata (e ho salticchiato qua e là durante la lettura dei loro capitoli, confesso!). Rhage l'ho trovato ancora più intollerabile (e difatti le sue parti le ho salticchiate ancora di più). Stavolta anche Layla e Xcor mi hanno stufata.

L'unica cosa un po' interessante sono stati iAm e la sua Maichen (anche se pure nel loro caso la sensazione di carrambata imminente ha permeato l'atmosfera sin dall'inizio). Com'è che diversi libri fa la s'Hisbe veniva dipinta come un regno comandato col pugno di ferro da una regina onnipotente, e adesso in quattro e quattr'otto viene fatto sembrare il villaggio degli oroscopi (taroccati!), dove in dieci minuti il capo delle guardie fa fuori la regina cattiva per far prendere il potere alla principessa buona? Tra parentesi s'Ex è stato uno dei personaggi che ho trovato più accattivanti, stavolta.
Insomma, la Ward crea sempre grandi aspettative e finisce per risolvere tutto a tarallucci e vino.

Una nota per la traduzione italiana: a differenza del passato (vabbé che in italiano avevo letto soltanto "The king", mentre gli altri titoli me li ero puppati tutti in originale), stavolta l'ho trovata molto dissonante, non all'altezza.

mercoledì 23 dicembre 2015

bridget jones, un amore di ragazzo

Sono stata felice di constatare, a fine lettura, che il timore che questo sarebbe stato un libro che avrei odiato non si è realizzato. Bridget Jones 3 non mi è dispiaciuto. Ma perché avevo questa paura? Semplicemente perché la Fielding fa la carognata di far morire Mark Darcy - prima ancora dell'inizio del libro - e di lasciare Bridget vedova, con due bimbi piccoli a carico; Billy e Mabel. Ecco il motivo per cui mi ero tenuta lontana dal libro per un paio di anni (è uscito nel 2013), e non l'avevo ancora affrontato.
Quando è stato pubblicato, la mancanza di Mark Darcy  (oh, per me non c'è niente da fare: dico Mark Darcy e mi viene sempre in mente lui,  Colin Firth!) era stata ampiamente resa nota, e questo mi aveva reso antipatico il libro.
Sono una forte sostenitrice del terzo diritto imprescindibile del lettore (Pennac docet) - "il diritto di non finire un libro" - inteso come diritto di non finire/proseguire una serie/saga letteraria se l'autore me la snatura o parte per la tangente.

Però in questi giorni mi sono trovata ad avere sotto mano il libro incriminato, e essendo nella fase di "che libro leggo adesso?" l'ho cominciato, pur col bagaglio di tutti i pregiudizi che mi ero fatta. E sorprendentemente, alla fine, il libro mi è piaciuto.

Nonostante tutto, la Bridget del libro numero 3 non è poi troppo diversa da quella dei primi due diari, anche se spesso i pensieri rivolti a Mark fanno capolino, e nonostante la sorta dei cinquant'anni sia stata varcata e quindi i problemi e le priorità siano cambiati.
Gli amici storici di Bridget continuano ad essere presenti (anche se per fortuna le serate-sbornia sono drasticamente diminuite), la madre è rimasta anche lei vedova e vive in un'arzilla casa di riposo; anche Daniel è sempre il solito mascalzone (seppur padrino dei figli di Bridget e Mark).

Ma dopo cinque anni di lutto la nostra eroina è pronta per provare a rituffarsi nella vita, passando prima attraverso le gaffe con l'uomodallagiaccadipelle, avendo poi la botta di culo di trovare (su Twitter!) un trentenne fighissimo e amabilissimo con cui le cose vanno divinamente, e finendo per approdare ad una relazione definitiva - potenzialmente più paritaria - con un insegnante della scuola di Billy. Ovviamente la Fielding non perde occasione per disseminare nel diario di Bridget i resoconti del suo tragicomico rapporto con Twitter e coi social network.

So che sono in corso in questo periodo le riprese del terzo film di Bridget Jones. Ci sono sempre Reneè Zellweger (non so se sia riuscita a ripristinarsi la faccia in qualche  modo!), Colin Firth e poi la new-entry Patrick Dempsey. Questo mi porta ad avere dei dubbi sul fatto che il film sia la trasposizione di questo terzo libro, poiché Mark Darcy/Colin Firth non dovrebbe esserci (al massimo in qualche flashback...). Ma posso anche sbagliarmi. Quando la produzione diffonderà qualche notizia in più sapremo meglio...

domenica 13 dicembre 2015

matisse e il suo tempo

Matisse e il suo tempo
Torino, Palazzo Chiablese
12 dicembre 2015 - 15 maggio 2016


Le opere in mostra a Palazzo Chiablese di Torino provengono dal Centre Pompidou di Parigi. Sebbene il titolo ponga in rilievo soprattutto Matisse, in realtà ci sono anche molti altri lavori di suoi contemporanei: un buon ritratto dello spirito del tempo dei primi anni del XX secolo. In totale si tratta di 50 opere di Matisse, e di altri 47 capolavori di artisti del calibro di Picasso, Renoir, Bonnard, Modigliani, Mirò, Derain, Braque, Marquet e Léger.


La scelta di indicare Matisse nel titolo della mostra è dovuta principalmente a un criterio quantitativo, anche se, come si può vedere, l'esposizione è ben più ricca. La mostra pone comunque un forte accento sulla carriera di Matisse, il cui stile pittorico ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte contemporanea.
Matisse, una delle personalità artistiche più affascinanti del Novecento, durante tutta la sua carriera è stato capogruppo dei fauves, osservatore critico del cubismo, discepolo di Signac, Renoir e Bonnard, rivale di Picasso, maestro d’accademia e infine precursore di un'arte che anticipa l’espressionismo astratto newyorkese.


Il percorso espositivo è articolato in dieci sezioni, organizzate secondo un percorso cronologico, che permette di scoprire Matisse fin dagli esordi fino ai suoi ultimi momenti, senza però dimenticare gli approfondimenti tematici:
- I “Moreau” (gli esordi di Matisse e i suoi legami d’amicizia con i condiscepoli dell’atelier di Gustave Moreau all’École des Beaux-Arts)
- Il periodo del Fauvismo
- Polo Nord – Polo Sud. Matisse e il Cubismo (la scoperta e lo scontro artistico con il Cubismo di Braque e Picasso)
- Gli anni di Nizza, riletture (le prime forme di Impressionismo)
- Il pitture delle odalische (il viaggio in Marocco e le influenze della cultura del luogo)
- Il desiderio della linea. Matisse e il Surrealismo
- Dipingere la pittura. Gli atelier di Matisse
- Matisse, Renoir e la “Danza” di Barnes
- Il Modernismo. La svolta degli anni Trenta
- Il lascito di Matisse all’Astrattismo. L’ultimo Matisse


giovedì 3 dicembre 2015

luci d'artista


Si possono coniugare la tradizione delle luminarie natalizie e l'arte contemporanea? La risposta è sì, e a Torino lo fanno da ormai quasi 20 anni, nel periodo che precede il Natale.
La città di Torino ha dato un'etichetta altisonante alle classiche illuminazioni natalizie, chiamandole "Luci d'Artista". In effetti le diverse installazioni realizzate con la luce sono state ideate e progettate da vari artisti contemporanei, italiani e stranieri, anche di fama, quindi possono tranquillamente essere etichettate come "opere d'arte".

Regno dei fiori: nido cosmico di tutte le anime, di Nicola De Maria
Ogni anno, intorno al periodo autunnale in cui torna l'ora solare, si vedono gli omini del Comune che montano le illuminazioni, spesso con l'ausilio di camion e gru. E' una scadenza particolare, perché da quel momento in poi, quando la sera uscirò dall'ufficio, ci sarà buio fitto a causa del cambio dell'ora. Grazie alle Luci d'Artista, però, il tragitto fino alla metropolitana sarà almeno ravvivato da questi colori ed effetti luminosi.

La cosa intelligente delle Luci d'Artista torinesi è che vengono riciclate e re-inventate ogni anno. Di solito le vie e le piazze coinvolte nella manifestazione sono sempre le stesse, quasi tutte in zona centrale, ma di anno in anno le luci vengono ricollocate in una via differente rispetto all'anno prima, ovviamente anche in funzione di come si riescono ad adattare alla fisionomia della strada.
Ad esempio, le scritte della favola narrata da Mainolfi uno degli anni passati erano collocate in via Carlo Alberto, l'anno scorso in via Lagrange, e quest'anno in via Garibaldi.
Anche se il grosso delle opere viene riproposto anno dopo anno, con ogni nuova edizione c'è però in genere anche una new entry. Opere che vanno e opere che vengono, dunque.

Alcuni allestimenti sono davvero scenografici e mi piace sempre rivederli, anno dopo anno.
Il mio preferito in assoluto era il "Tappeto volante" di Buren, che di solito veniva allestito davanti al Municipio: un reticolato di lanterne rosse e blu disposte in maniera regolare a circa 8-9 metri da terra. Davvero suggestivo camminarci sotto. Peccato che quest'anno non sia stato riproposto.

Tappeto volante, di Daniel Buren
Sono molto pittoreschi anche gli allestimenti che riproducono, sulle volte delle gallerie di passaggio, le costellazioni e i cieli stellati.

L’energia che unisce si espande nel blu, di Marco Gastini
Simpatiche, invece, le installazioni che propongono colombe che tendono nel becco un nastro luminoso rosso, oppure quelle che narrano una favola tramite diverse frasi colorate appese lungo la via (la favola di Mainolfi che ho citato prima).

Volo su..., di Francesco Casorati
Se vi trovate a passare per Torino in questo periodo, e l'arte contemporanea vi interessa, o se più semplicemente queste luminarie artistiche vi incuriosiscono, procuratevi una mappa con la dislocazione delle varie opere. Potrete farvi una bella passeggiata esplorativa, naturalmente nelle ore serali-notturne, quando le luci sono accese! Avete tempo sin dopo l'Epifania.

Noi, di Luigi Stoisa