giovedì 7 gennaio 2016

il museo delle navi vichinghe


Già diversi anni prima della serie televisiva Vikings, nutrivo un interesse latente verso la cultura vichinga. Avevo letto di queste popolazioni sia nei libri di storia, sia in romanzi più o meno verosimili. Il mito di questo popolo nordico, dedito alle esplorazioni e alle razzie, era condensato in un'immagine molto precisa e inconfondibile: il drakkar, la tipica imbarcazione, con la sagoma di un animale ringhiante a prua e un ricciolo circolare scolpito a poppa.


A Oslo esiste un museo dedicato proprio alle navi vichinghe: il Vikingshiphuset.
Il museo non è molto grande, ospita soltanto tre imbarcazioni, quasi complete, e pochi altri oggetti che in tutto non occupano più di una saletta al fondo dell'edificio. Ciò nonostante è piuttosto affascinante, e vi consiglio di farci un salto se vi trovate nella capitale norvegese. Si trova su una penisola che si prolunga nella baia davanti al porto di Oslo, e se volete potete prendere il traghetto per arrivarci, come abbiamo fatto noi.


Le navi furono trovate nella seconda metà dell'Ottocento e al principio del Novecento nella regione del fiordo di Oslo, durante degli scavi archeologici. Si trattava di imbarcazioni che probabilmente non erano mai state usate per navigare, bensì come sepolture di personaggi importanti, di rango molto elevato. Un po' come avveniva in altre culture, anche in questo caso il defunto era stato seppellito con gioielli, arredi, cibo, sculture con intagli elaborati, insomma tutta una serie di oggetti che gli sarebbero potuti tornar utili nell'aldilà. Dato che per i vichinghi questa non era un'usanza comune, si è supposto che i personaggi in questione fossero di nobile rango.

Le imbarcazioni risalivano all'incirca al IX secolo, e si erano conservate in buone condizioni per vari secoli perché erano sepolte in un terreno argilloso (argilla blu), che le aveva preservate.


L'Oseberg è la più bella, quella che colpisce di più appena si entra, aggraziata ed elegante con sculture e festoni scolpiti, lunga 22 metri.
La Gokstad, poco più lunga, è più massiccia e più adatta alla navigazione.
La terza nave, la Tune, è leggermente più piccola, e rispetto alle altre due delude un po' perché non è stata restaurata.

Fra gli oggetti recuperati con le navi, ed esposti nel museo, ci sono un carretto in legno scolpito, delle slitte e un insieme di teste di animali, sempre intagliate finemente nel legno (per capirci, del tipo di quelle che ci immaginiamo potrebbero stare in cima alla prua di un drakkar, anche se quelle nel museo sono più piccole). Ci sono poi altre suppellettili in ferro e mobilia in legno.

Foto d'epoca: il trasporto della nave vichinga ritrovata (1904 circa)
Queste tre imbarcazioni hanno rappresentato una scoperta importantissima per gli archeologi, perché hanno fornito una risposta "reale" a tutte le domande riguardanti la costruzione delle navi vichinghe.
Sino ad allora, infatti, gli unici riferimenti di cui si disponeva erano letterari, oppure legati ad alcune raffigurazioni, ma non si aveva alcuna informazione concreta sulle tecniche costruttive vere e proprie.
La scoperta delle tre navi ha permesso finalmente di avere degli esempi reali di imbarcazioni dell'epoca.

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