sabato 6 agosto 2016

non è la fine del mondo

Alessia Gazzola, Non è la fine del mondo ovvero La tenace stagista ovvero Una favola d'oggi

Emma De Tessent. Eterna stagista, trentenne, carina, di buona famiglia, brillante negli studi, salda nei valori (quasi sempre).
Residenza: Roma. Per il momento – ma solo per il momento – insieme alla madre.
Sogni proibiti: il villino con il glicine dove si rifugia sempre quando si sente giù. Un uomo che probabilmente esiste solo nei romanzi regency di cui va matta.  Un contratto a tempo indeterminato. A salvarla dallo stereotipo della zitella, solo l’allergia ai gatti.
Il giorno in cui la società di produzione cinematografica per cui lavora non le rinnova il contratto, Emma si sente davvero come una delle eroine romantiche dei suoi romanzi: sola, a lottare contro la sorte avversa e la fine del mondo.
Avvilita e depressa, dopo molti colloqui fallimentari trova rifugio in un negozio di vestiti per bambini, dove finisce per essere presa come assistente. E così tutto cambia.
Ma proprio quando si convince che la tempesta si sia allontanata, il passato torna a bussare alla sua porta: il mondo del cinema rivuole lei, la tenace stagista.
Deve tornare a inseguire il suo sogno oppure restare dov’è, in quel piccolo paradiso di tulle e colori pastello? E perché il famoso scrittore che aveva a lungo cercato di convincere a cederle i diritti di trasposizione cinematografica per il suo romanzo si è infine deciso a farlo? E cosa vuole da lei quell’affascinante produttore che per qualche ragione continua a ronzare intorno al negozio dove lavora?

La trama del libro è tutta qua, e parte da una situazione comunissima al giorno d'oggi: un lavoro e un'esistenza precaria. Ma lungi dall'avere toni drammatici, i romanzi della Gazzola sono intelligenti, deliziosi e sbarazzini.
Dopo la serie dedicata ad Alice Allevi, questo è il primo "esperimento" con cui la Gazzola si cimenta con tematiche e un personaggio diversi, più vicine all'ironia e alla commedia - d'altronde aveva già espresso questo suo desiderio in un'intervista dell'anno scorso.

Emma mi è piaciuta, così come tutte le figure di contorno, delineate intorno a lei: sia il suo nucleo familiare, sia la signora del negozio di vestiti per bambini, Osvaldo incluso. Ben tratteggiati, con soave delicatezza.
Forse avrei preferito un finale più preciso e "concluso", ma facciamo finta che, anche se l'autrice non ce l'ha detto esplicitamente, ci sia una vera relazione a distanza tra Pietro ed Emma, che magari si potrà trasformare a breve in qualcosa di più "vicino". Sulla falsariga di un romanzo regency, ci immaginiamo che ci sia per forza un lieto fine classico.

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