sabato 22 aprile 2017

le spettacolari gorges du fier

In Alta Savoia, a un tiro di schioppo da Annecy, si trovano le pittoresche Gorges du Fier, un lungo canyon stretto e profondo scavato dall'erosione dovuta al passaggio continuo delle acque correnti del sottostante fiume Fier.

La visita si svolge su una passerella in legno lunga quasi 300 metri, fissata ovviamente alla parete rocciosa mediante una struttura portante in ferro, a circa 25 metri dalle acque minacciose del torrente.


Già dopo qualche passo dall'inizio del percorso ci si addentra nella stretta faglia delle Gole, dove, in caso di forti piogge, l'acqua può salire di 26 metri in poche ore. Dopo di che, la gola si restringe. Una volta verde attenua la luce, attraverso le fronde degli alberi che si trovano in cima, conferendo alle rocce aspetti imprevedibili, mentre in basso il Fier scorre silenzioso o con fragore attraverso cumuli di blocchi di roccia dalle forme più svariate. Alcuni fanno pensare a enormi fossili di animali preistorici. altri sembrano dei visi.



In caso di piene, il livello dell'acqua fa presto a salire. A sinistra del percorso c'è un punto dove si trova un pannello verticale (a mo' di termometro) che mostra il livello raggiunto dalle acque nel corso delle piene degli ultimi 100 anni. 
In periodo di magra, la portata del Fier è di circa 3 mcubi/sec, ma durante le piene, la portata aumenta considerevolmente, da 30 a 500 mcub/sec.
In passato è successo alcune volte che le acque salissero addirittura sopra al livello della passerella stessa, e non di poco... Ho visto le foto recentissime della piena del maggio 2015, e vi assicuro che tutti i passaggi in legno sono stati completamente rifatti (era rimasto ben poco di integro).



Più avanti, si vede l'arcata di un ponte stradale, e poco oltre, quella di un ponte ferroviario. Dopo si lasciano le passerelle e, varcato un cancelletto in ferro, bastano pochi passi per accedere a un sentiero.

Sui pannelli informativi, si scopre una presentazione generale del sito e della sua geologia, spiegazioni su tutte le curiosità della visita. Il sentiero si prolunga per aprire la vista sulla Mer des Rochers, una sorta di labirinto di blocchi di roccia fra le cui incrinature scorre discreto il Fier, bagnando ogni canale. Dopo una pausa in questo labirinto, il fiume riprende il suo corso.

Per tornare indietro, si imboccano nuovamente le vertiginose passerelle. Dopo il tornello dell'uscita, in una stanza allestita, sono presentati (dal 1860 ad oggi) gli eventi che hanno segnato questa regione e le fotografie delle grandi piene, che hanno lasciato il segno in questo sito.



Nonostante la visita si svolga in assoluta sicurezza, devo confessare che la passerella (e soprattutto aver sbirciato "prima" della visita le fotografie della piena dell'anno precedente) mi ha generato un briciolo di timore, soprattutto perché in molti punti del percorso il legno era bagnato a causa della pioggia dei giorni precedenti, e questa cosa, unita all'altezza della passerella, mi ha suscitato un'irrazionale paura che il legno potesse essere marcio. Insomma, mi spiace un po' ma per questa mia piccola fobia non mi sono goduta la visita come avrei voluto. Mai sbirciare prima le foto che si sarebbero dovute vedere soltanto a fine giro.


Comunque tra i visitatori c'erano anche moltissimi bambini, e anche i pannelli didascalici nella parte finale del percorso erano mirati esplicitamente a un target infantile, segno che quindi il luogo è considerato sicuro e adatto anche a loro. Di più, ho addirittura visto alcuni visitatori col proprio cane al guinzaglio.

I gestori delle gole hanno saputo far leva sugli aspetti fiabeschi e magici del luogo per arricchire la visita, non soltanto dei bambini. Hanno predisposto pannelli che fanno notare ai visitatori i punti in cui le rocce, scolpite dall'erosione, assomigliano a volti o ad animali mitici come i draghi. Ad un'estremità del percorso, sul "Mer des roches" dove ci sono curiosità geologiche che assomigliano ad impronte, hanno rievocato le leggende dei cavalieri medievali e di un'infelice contessa che viveva nel vicino castello di Montrottier.

La leggenda
Secondo la leggenda, il conte di Montrottier nutriva dei sospetti sulla fedeltà di sua moglie, la contessa Diane. Incaricò quindi un giovanotto, un paggio, di sorvegliarla. Il ragazzo, innamorato segretamente della donna, si mise quindi a spiare ogni suo minimo gesto, e la sorprese in un abbraccio appassionato con il conte di Pontverre, il rivale del suo legittimo sposo.
L'amore che il paggio nutriva per la contessa si tramutò velocemente in odio, e per vendicarsi avvertì il conte di Montrottier, il quale organizzò una messinscena per sorprendere i due amanti. Smascherato e spaventato, il conte di Pontverre fuggì a cavallo. Il paggio, determinato a prenderlo, si attaccò alla coda del destriero per rallentarlo, ma il conte lo trascinò sino all'altezza del Fier e poi tagliò la coda al cavallo con un fendente di spada. Il ragazzo precipitò e sparì nel punto dove si formarono le Gorges. Da allora, gli abitanti del luogo a volte sentono dei gemiti lontani innalzarsi dalla gola. Alcuni dicono che si tratti dei lamenti del paggio che ricorda il suo amore perduto.


mercoledì 12 aprile 2017

vicious



Vicious
è una serie comedy inglese composta da solo due brevissime stagioni (quattordici episodi in tutto), e non mi risulta che sia mai stata trasmessa in italiano.
Mi ci sono imbattuta per caso (la potete trovare anche su YouTube) e mi è piaciuta molto, proprio per il suo carattere dissacrante e poco politically correct, ma molto divertente.

I protagonisti sono Freddie e Stuart (interpretati da Ian McKellen e Derek Jacobi), due anziani gay impegnati da quasi cinquant'anni in un rapporto di amore/odio e visibilmente innamorati l'uno dell'altro, malgrado i diversi insulti che si scambiano ogni giorno.


Ogni episodio è impostato come se fosse una scena di teatro, e segue una struttura più o meno fissa, con varianti minime.
Se non sono impegnati a punzecchiarsi a vicenda, Freddie e Stuart passano le giornate a spettegolare insieme all'amica Violet (Frances De La Tour), sempre molto sfortunata in amore, e con il giovane vicino del piano di sopra Ash (Iwan Rheon, in un ruolo diversissimo dal Ramsay di Game of Thrones), trasferitosi lì da poco.
Altri personaggi che ogni tanto fanno la loro comparsa sono Mason, fratello di Freddie, e Penelope, una svagata vecchietta smemorata che spesso fraintende completamente ciò che la circonda. 
Freddie e Stuart possiedono anche un vecchissimo cane, Balthazar, che (soprav)vive dormendo perennemente nella sua cuccia in cucina. Ogni tanto i due verificano che sia ancora vivo...

Tra gli argomenti ricorrenti c'è la carriera altalenante di Freddie, attore squattrinato costretto ad interpretare piccoli ruoli - che lui spaccia per grandi opportunità - in serie di successo (come Downton Abbey dove viene chiamato a ricoprire il ruolo di un vice-maggiordomo con una sola battuta).

Stuart invece faceva il barista e aveva conosciuto Freddie nel bar in cui lavorava. Ha un rapporto telefonico giornaliero con la madre, alla quale in cinquant'anni non ha mai confessato di avere una relazione con il suo coinquilino, temendo la sua reazione. Al termine della seconda stagione, Freddie e Stuart finalmente si sposano.


sabato 1 aprile 2017

visita alla mostra Titanic

Ho visitato Titanic. The artifact exhibition, la mostra sul Titanic attualmente in svolgimento a Torino, unica tappa italiana.

Palazzina Promotrice delle Belle Arti

L'impressione nel complesso è stata positiva e toccante, ma non tutte le aspettative che nutrivo sono state soddisfatte, e adesso cercherò di spiegare il motivo, man mano che vi racconto la visita. Innanzitutto, avevo letto sul web recensioni di persone che avevano visitato l'esposizione altrove, a Las Vegas, Copenaghen, Bruxelles, etc, e avevano detto che il biglietto d'ingresso veniva accompagnato da un talloncino a mo' di carta d'imbarco, con un nominativo di uno dei veri passeggeri, e che a fine del percorso si sarebbe visto se questo nome era fra i sopravvissuti o fra i morti. Un semplice giochino a costo quasi zero, ma che aiutava il visitatore a immedesimarsi nei passeggeri del Titanic. A me qui a Torino non è stato dato nulla, e nemmeno alle altre persone entrate subito prima di me: prima delusione...

Subito dopo l'ingresso c'è poi la possibilità - se ho capito bene - di posare per la famosa foto in stile DiCaprio-Winslet sulla prua della nave, che si può scegliere di acquistare a fine percorso. Non ne sono certa perché non ho visto indicazioni scritte in corrispondenza di quel punto, e quando sono passata io i ragazzi dello staff stavano allegramente chiacchierando dei fatti loro e non ci hanno spiegato nulla, né tantomeno invitato a fare lo scatto.
Accanto ai ragazzi dello staff ho intravisto le audioguide, ma non ho capito se erano comprese o no nel biglietto, già salato di per sé (16 euro). Io in quel momento ero ancora perplessa per la mancanza della "carta d'imbarco", per cui ho proseguito senza audioguida, sperando che girando l'angolo mi avrebbero dato 'sto benedetto talloncino, cosa che però non è avvenuta.
Quindi, appena entrata, mi sono già imbattuta in un'imperdonabile mancanza di informazioni e di non corrispondenza a quanto mi aspettavo di trovare (la carta d'imbarco).

Nella prima saletta espositiva si tratta dell'utilizzo dei rivetti nella costruzione dello scafo. Non tutti furono montati con mezzi automatici, ma nei punti più difficili da raggiungere si fece ricorso all'intervento manuale di uomini e ragazzi. Questa osservazione sembra quasi voler implicare che il lavoro potesse non essere stato fatto bene, ma in realtà il Titanic andrò incontro al suo destino per tutta una serie di sfortune e coincidenze accumulatesi le une sulle altre... non penso che i rivetti da soli siano stati così determinanti.
Successivamente si vedono parte dei progetti e delle mappe dei ponti della grande nave e due modellini in scala, che riproducono con precisione il grande transatlantico.

In una saletta sulla sinistra (altra mancanza che ho notato sono le frecce che indicano il percorso di visita da seguire - per visitare questa saletta son dovuta tornare indietro ) ci sono le storie degli italiani del Titanic. A bordo del bastimento c'erano infatti 37 italiani, di cui soltanto 3 si salvarono. La maggior parte erano camerieri - moltissimi i piemontesi, liguri e lombardi - che erano stati assunti da Luigi Gatti, italiano emigrato in UK; non erano stati registrati come lavoratori sulla nave perché non c'era stato tempo, così Gatti, che non sopravvisse, diede una lettera con tutti i loro nomi a una passeggera che stava salendo su una scialuppa, affinché i loro parenti potessero essere informati della loro fine. C'è la copia de "La Stampa" del 18 aprile 1912, con un paginone contenente le prime notizie che erano arrivate.
Sui pannelli al muro ci sono le storie di molti dei passeggeri italiani, come quella di Sebastiano e Argese, marito e moglie da un paio di mesi e che stavano andando in America: lui non sopravvisse, lei era incinta e nel novembre diede alla luce una piccola che chiamò Maria Salvata. Storie così, come quella dei ragazzini e dei camerieri. Una fotografia che ritrae tutto lo staff dei camerieri insieme al loro coordinatore e al figlioletto di quest'ultimo, scattata al porto di Southampton prima di partire, e portata con sé a terra dal bambino che naturalmente scese prima che la nave salpasse.

corridoio di prima classe
Non volevo riprendere la famigliola nella mia foto, ma non si schiodavano più dal corridoio e io dovevo assolutamente scattare prima che passasse qualche persona dello staff, e non potessi più farla..

Si ritorna nella sala precedente e ci si imbarca in senso figurato transitando su una piccola passerella, poi si passa attraverso quella che è la ricostruzione in scala reale del corridoio con le cabine di prima classe. Storie di persone comuni, ma anche di persone ricche e famose, perché il Titanic non risparmiò nessuno: fra le vittime ci furono milionari come Benjamin Guggenheim, John Jacob Astor IV, Isidor Straus (fondatore del grande magazzino Macy's). La moglie di quest'ultimo decise di condividerne il destino e di non salire sulla scialuppa di salvataggio per stare vicino al marito.

Le scialuppe furono uno dei grandi punti deboli del Titanic. Durante i lavori per la costruzione ne erano state previste 32, ma poi si decise di utilizzare lo spazio disponibile sul ponte in maniera diversa, e ne rimasero soltanto 16, più 4 pieghevoli di tela. A quell'epoca non esisteva una normativa che imponesse una dotazione sufficiente di scialuppe. Le 20 scialuppe esistenti avrebbero avuto una capienza di soltanto 1178 posti, ma in ogni modo le prime vennero calate in acqua con pochissime persone rispetto a quelle che sarebbero potute starci. Ad esempio nelle prime 7 c'erano soltanto 160 persone, su una disponibilità di spazio per 430. Questo anche perché il Titanic era ritenuto così "inaffondabile" che al principio le persone non capirono la gravità della situazione, e preferirono restare a bordo in attesa, piuttosto che sfidare il mare su delle fragili e insicure scialuppe, decisione che si rivelò poi sbagliata, come sappiamo.

Sono esposte diverse banconote recuperate nelle casseforti della nave. Prima del 1912 negli Stati Uniti la moneta veniva emessa sia dal governo federale sia da banche private, e sono stati recuperati esemplari di entrambe le tipologie.

Ponte della nave


Si arriva poi alla ricostruzione di una cabina di prima classe: ampia, spaziosa, con un lettone molto comodo. Nelle teche si vedono rubinetti, lavandini, tappi dei lavelli, e piastrelle dei bagni di bordo.
Nella sala successiva si possono vedere piatti, caraffe, tazze e posate dei diversi servizi disponibili a bordo, differenziati per le varie classi. Ad esempio c'è una coppa di cristallo con il logo White Star Lines usata in prima classe, e poi una caraffa più semplice in vetro usata nella terza classe.

E' sorprendente pensare che questi oggetti così fragili siano sopravvissuti al momento del naufragio rimanendo integri, e che poi abbiano trascorso decenni nelle profonde acque dell'oceano. A vedere alcuni di questi si direbbe che siano nuovi, invece su altri si nota bene la patina del tempo e degli avvenimenti. A parte il logo della White Star, la scritta Titanic non compariva mai su questi oggetti, e questo permetteva di poter riutilizzare le suppellettili su altre navi della compagnia, in caso di necessità. In altre teche ci sono piatti e ciotole a motivi floreali, non facenti parte dei servizi di bordo, ma probabilmente trasportati da qualche passeggero, dei pettini e delle ciotolette porta-cipria o porta-balsami.

Menu dell'ultimo giorno di navigazione
Il menu per la cena dell'ultima sera, nelle sale da pranzo delle diverse classi

Proseguiamo nella visita e arriviamo alle riproduzioni fotografiche della sala fumatori, destinata agli uomini della prima classe, e la sala di lettura, destinata alle donne sempre della prima classe. Si scende nella saletta in basso e, nonostante il dislivello sia naturalmente presente nello spazio espositivo della Palazzina della Promotrice, qui non è stata riprodotto il famoso scalone del Titanic. Ci sono soltanto una foto e due teche con un pezzo di un lampadario e una sputacchiera.
Se, come avevo letto, lo scalone era invece presente nelle mostre all'estero (su Google ne trovate anche diverse foto), non mi spiego perché qui a Torino non abbiano voluto riproporlo: penso che lo spazio ci fosse e comunque i progettisti del percorso potevano sicuramente inventarsi qualcosa. Invece niente, e questa è un'altra delusione.

Proseguiamo per un altro stretto spazio, ed ecco la riproduzione del corridoio di terza classe con una cabina. La sistemazione è spartana rispetto a quanto visto sino a qui, con due letti tipo a castello e una mensola, ma comunque sembrava confortevole. Nel corso della mia vita mi è capitato di dormire in ostelli che avevano un aspetto ben peggiore.

Cabina di terza classe
Riproduzione della cabina di terza classe

Il costo del biglietto per una cabina di prima classe era di 2500 $ (pari a circa 57.000 $ di oggi). Le due suites esistenti costavano addirittura 4500 $ (circa 103.000 $ odierni). Prezzi davvero da capogiro.
I servizi presenti per i passeggeri di seconda classe del Titanic erano comunque analoghi a quelli della prima classe di altre compagnie. Le cabine avevano mobilio in mogano, legno bianco smaltato e piastrelle in linoleum; fra i servizi c'erano l'ascensore, la sala lettura, la biblioteca e la possibilità di fare passeggiate sul ponte. La sala da pranzo di seconda classe aveva 394 posti, per cui si dovevano fare i turni.
Anche le cabine di terza classe erano relativamente care, se rapportate ai costi odierni. Il biglietto costava 40 $ (circa 900 $ ai prezzi odierni) e ci si poteva trovare a viaggiare con altri passeggeri sconosciuti, poiché nella cabina il posto era per quattro persone. Sul soffitto potevano trovarsi tubi e travi, e di sicuro si sentivano rumori e vibrazioni provenienti dalle sale macchine. Però lo standard della White Star Lines era comunque alto rispetto ad altre compagnie, e ad esempio anche in terza classe c'erano materassi veri, e non quelli di paglia. Le vasche da bagno erano soltanto due, per circa 700 passeggeri di terza classe, ma ai tempi erano sufficienti perché in genere si faceva il bagno una volta alla settimana.

Abbandoniamo lo sfarzo dei ponti superiori e nella sala successiva vediamo qual era l'anima della nave, la sala macchine con le fornaci per il carbone. Il Titanic aveva 159 caldaie/fornaci e consumava la quantità folle di 850 tonnellate di carbone al giorno, pari a circa 1,5 kg. di carbone per metro percorso. Considerando quant'era lunga la traversata dell'Atlantico, non riesco nemmeno a fare il conto... Vediamo le fotografie e i nomi di alcuni dei ragazzini che portavano il carbone (trimmers) e di alcuni fuochisti. Il loro lavoro doveva essere davvero infernale.

Dadi di supporto delle gru per le scialuppe di salvataggio
Dadi e bulloni delle gru che sostenevano le scialuppe

Passiamo poi in un corridoio dove veniamo allertati da vari messaggi di altri bastimenti che nel corso della giornata del 14 aprile 1912 segnalavano la presenza di banchi di ghiaccio nella zona. Pare che le vedette del Titanic non disponessero nemmeno dei binocoli, perché nella fretta non erano stati caricati a bordo. La temperatura, sia dell'acqua che dell'aria, verso sera era scesa di molto.

Nell'esposizione il momento dell'impatto laterale con l'iceberg è riprodotto solo da un filmato simulato, che mostra come, dei 15 compartimenti stagni trasversali, 6 siano stati aperti dallo squarcio di 91 metri derivante dall'impatto, e poco alla volta la nave si sia spezzata in due tronconi e sia affondata. Passando oltre, si può toccare con mano una parete di vero ghiaccio, che ci fa rendere conto del gelo di quei momenti. Buona parte delle persone non morirono infatti per annegamento, quanto per assideramento.

Oggetti recuperati del Titanic


In sostanza la mostra non si focalizza particolarmente sul momento drammatico dell'affondamento, ma sugli oggetti ritrovati e recuperati, nonché sulle storie di molti passeggeri.

Nella penultima sala sono esposti oggetti recuperati nei bauli dei passeggeri, come ad esempio banconote, spartiti musicali, un flauto, colletti di camicie da uomo, bretelle, pantaloni, addirittura delle boccette di un fabbricante di profumi di Manchester che fu tra i superstiti: chissà quale fragranza contengono mai oggi!

Panchina - foto tratta da pagina Facebook della mostra
Foto tratta dalla pagina Facebook della mostra, raffigurante una parte delle panchine del ponte
Nell'ultima sala ci sono i pannelli con tutti quanti i nomi dei superstiti e delle vittime, divisi secondo le tre classi. Mi sono presa appunti, e questo è quanto riportano:
Prima classe: 200 salvi e 125 vittime
Seconda classe: 120 salvi e 160 vittime
Terza classe: 180 salvi e 530 vittime
equipaggo: 210 salvi e 690 vittime

I totali però non combaciano con quanto indicava un altro pannello nel corso dell'esposizione, che indicava 705 superstiti e 1523 vittime totali. Addirittura su Google ho trovato una foto di questo pannello (Memorial Wall) in una tappa estera della mostra e questi stessi numeri sono diversi, e non di poco. Com'è possibile? Questo è un altro motivo di lamentela sulla mostra, perché almeno le informazioni fornite sarebbero dovute essere precise, o perlomeno ri-controllate. Sui pannelli qualche errore c'è, non soltanto di grammatica, evidentemente. Nella sala dedicata al carbone un pannello è scritto soltanto in inglese e non in italiano. Più spesso ho notato l'inverso, vale a dire che non sempre c'era la traduzione in inglese.

Piatti ritrovati in un cassone
Piatti disposti in fila, così come sono stati ritrovati in fondo al mare (erano probabilmente impilati in qualche credenza e sono rimasti così per decenni)

E per finire c'è il bookshop, dove non ci sono molti articoli. Da una mostra che sta girando il mondo mi aspettavo un pochino più di scelta. Ci sono t-shirt a 15 euro con due soli soggetti, la planimetria dei ponti oppure la fantomatica carta d'imbarco che qui in mostra non ci hanno dato. Ci sono cuscini allo stesso prezzo, e con riprodotta la solita carta d'imbarco. Ci sono alcuni (pochi) libri a tema Titanic, e uno smilzo catalogo della mostra, di cui non c'è nemmeno scritto il prezzo. Poi ci sono alcuni magneti e portachiavi vari che costano decisamente troppo (dai 7 euro in su). L'unica cosa simpatica che ho visto è la riproduzione di uno dei portacreme/portaciprie che erano esposti.

Il relitto del Titanic è rimasto celato per ben 73 anni, a circa 2 miglia dalla superficie (quasi 4000 mt di profondità), a 400 atmosfere di pressione. E' collocato a 740 km a sud est di Terranova, con la poppa a circa 600 metri dalla prua. Nel 1985 ci fu la prima spedizione di recupero, seguita da molte altre nel corso degli anni. Gli oggetti recuperati erano rimasti per decenni in condizioni di poco ossigeno, nessuna luce, 4000 atmosfere. Sono stati stabilizzati dopo il recupero per evitare la loro degradazione: sono stati desalinizzati, asciugati, e sottoposti a protezione e manutenzione, ovviamente in funzione del determinato tipo di materiale di cui sono fatti. I reperti recuperati ad oggi sono circa 5500. Tutti gli oggetti esposti in questa mostra erano conservati in apposite teche vetrate, con particolari condizioni di umidità (circa 32%) e temperatura (circa 65° F)

Però per la nave, lo scafo che rimane in fondo all'oceano, non si può fare niente, perché viene costantemente erosa da batteri che si nutrono di ferro. Il relitto è ricoperto da rustiches, ghiaccioli di ruggine che sono habitat di batteri e funghi. Gli scienziati calcolano che fra 40-90 anni lo scafo crollerà su se stesso.

P.S. Lungo tutto il percorso espositivo vi è costante divieto di fare fotografie e/o filmati. Ovviamente tutti i visitatori avevano il telefonino e ho visto che praticamente quasi tutti ogni tanto "rubavano" qualche immagine. L'ho fatto anch'io, con risultati qualitativamente non eccelsi. Con un biglietto così caro trovo assurdo il divieto di foto non ad uso professionale.

mostra Titanic a Torino


Titanic. The artifact exhibition
Torino, Palazzina Promotrice delle Belle Arti
18 marzo 2017 - 25 giugno 2017 prorogata al 21 luglio 2017


In mostra pezzi autentici della nave, oggetti originali di proprietà dei passeggeri, la ricostruzione in scala reale di una cabina di prima classe e una di terza classe, il celebre ponte principale, reperti e filmati dell'epoca.
Oggi quegli oggetti compongono l'essenza di una mostra itinerante che ha commosso e continua a commuovere tutto il mondo. Uno straordinario successo che ha già affascinato oltre 25 milioni di visitatori e che per la primissima volta in assoluto arriva in Italia, con la produzione di Dimensione Eventi, su licenza Premier Exhibitions.
Si sentirà il rombo delle caldaie della nave e una parete reale di ghiaccio farà comprendere le condizioni di freddo delle prime ore del mattino del 15 aprile 1912. Le audioguide racconteranno la collisione con l'iceberg e l'affondamento della nave dei sogni. Il percorso museale terminerà con il Memorial Wall e l'elenco di tutti i passeggeri, tra dispersi e salvati, nel viaggio del Titanic.


In un post successivo vi racconto la mia visita. Sappiate che se cercate informazioni su Google relativamente alle precedenti tappe di questa mostra (ad esempio a Las Vegas, Copenaghen o Bruxelles) potrete vedere foto o sentir raccontare di parti della mostra che qui a Torino non sono state allestite. La versione torinese è molto più ridotta (nonostante il biglietto non lo sia).